Napoli, tutti pazzi per i Pooh: concerto e incontro con Red Canzian

I Pooh omaggiati dall'artigiano Genny Di Virgilio
I Pooh omaggiati dall'artigiano Genny Di Virgilio
di Andrea Spinelli
Mercoledì 27 Novembre 2013, 20:53 - Ultimo agg. 20:54
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Due anni ancora e i Pooh legittimeranno una loro statua ai giardini con mezzo secolo di sorrisi & canzoni. Intanto si regalano un’ultima tornata di concerti prima di staccare la spina per dedicarsi ai rispettivi progetti solisti col proposito di riattaccarla nel 2016, quando scoccher l’ora del genetliaco. Ecco perch la tappa di stasera all’Augusteo dell’Opera seconda tour rappresenta l'ultima occasione di vederli assieme prima della temporanea separazione.



Sempre che non vada in porto la trattativa, in corso da qualche settimana, per averli in Campania pure la notte di Capodanno. «È un ritorno a grande richiesta, che oltre a me, a Dodi e a Roby vede in scena Danilo Ballo alle tastiere e Phil Mer alla batteria, accompagnati dalla Ensemble Symphony Orchestra diretta dal maestro Giacomo Loprieno», spiega Red Canzian, in città anche per presentare, domani alle 18 al teatro Posillipo, l’autobiografia «Ho visto sessanta volte fiorire il calicanto. La mia vita, i miei sogni». Disco e dvd live di questa esperienza con orchestra stanno in un «Pooh box» ormai quasi introvabile. «È un prodotto molto costoso, oltre che molto elegante, non ce la siamo sentita di rischiare. Non è escluso però che tra qualche tempo i contenuti audio o video non possano tornare sul mercato separatamente».



Laura Pausini racconta che, al momento della sua nascita, il padre Fabrizio rinunciò al proposito di diventare bassista dei Pooh per stare accanto a sua madre. «Non sapevo questa storia. Visti i risultati, buon per lui... e per me». Per un libro di sogni e ricordi un titolo come «Ho visto sessanta volte fiorire il calicanto» sembra un po’ zen. «Beh, io sono un po’ zen e penso che dai pensieri semplici nascano grandi verità. Diciotto anni fa sono diventato vegetariano perché l’acido urico mi provocava dei calcoli, mentre cinque anni fa ho fatto la scelta vegana per eticità». Il libro sta andando bene. «Alla Mondadori sono sconvolti, perché le prime 12.000 copie si sono volatilizzate in un battito di ciglia. Mi chiedono già di scriverne un altro».



E lei? «Ho già il titolo: ”Ma chi l'ha detto che i vegani sono tristi?”. Mica male, no?». Roby Facchinetti ha già pronto un album solista scritto a due mani con il «quinto Pooh» Valerio Negrini, scomparso lo scorso gennaio. E lei? «Anche io ho cose nel cassetto, ma l’album arriverà più avanti. Forse fra un anno. Prima voglio dedicarmi alla mia grande passione per le arti figurative. In fondo in fondo, infatti, mi sento un pittore che suona il basso e non un bassista che dipinge».



Nel libro si parla anche di Maradona. «Solo un piccolo aneddoto che risale al 1984. Mi trovavo a cena a Milano con Andrea Carnevale e la Parisi, chiamammo Diego al telefono che, non appena saputo che eravamo a tavola con Heather, ci chiese di non muoverci di lì perché sarebbe arrivato con il primo volo. Peccato fosse l’una di notte».
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