Il ministro Guidi al Mattino: «Energia al Sud, basta veti»

Il ministro Guidi al Mattino: «Energia al Sud, basta veti»
di Nando Santonastaso
Sabato 5 Aprile 2014, 08:20 - Ultimo agg. 15:57
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C’ ancora spazio per l’industria manifatturiera nello sviluppo del Sud. Ci deve essere, a cominciare dall’utilizzo di risorse energetiche tutte meridionali da troppo tempo dimenticate, dice convinta Federica Guidi, imprenditrice prestata alla politica, da poche settimane ministro per lo Sviluppo economico dopo essere stata presidente nazionale dei Giovani industriali. La notizia del giorno, la più che probabile decisione della Bce di acquistare mille miliardi di titoli pubblici, la rende ottimista, fiduciosa: «È una delle notizie migliori che si potessero sperare. Immettere liquidità sul mercato in un periodo di bassa inflazione e di bassa crescita può corroborare la ripresa che sicuramente resta debole ma che esiste in Europa e va sostenuta», sottolinea.





Le banche saranno finalmente più generose verso imprese e famiglie.

«Il nodo resta l’accesso al credito. Le banche devono fare il loro mestiere, anche loro hanno avuto problemi. Ma quello che conta è ragionare e operare in un’ottica di sistema. Tutti, cioè, devono remare dalla stessa parte. Ecco perché questa decisione, se verrà confermata ufficialmente, della Bce è anche un’iniezione di fiducia per incoraggiare la ripresa».



Che al Sud appare ancora più lontana, quasi impercettibile. Eppure Confindustria dice che per l’Italia e il Sud la sfida europea non si può vincere senza il manifatturiero. Che ne pensa?

«Io credo che nel Sud si possa e si debba continuare a fare manifattura e nel contempo a sviluppare poli di eccellenza tecnologica. Se tutto il Paese ha avuto difficoltà di accesso al credito, questo problema è stato sicuramente maggiore nel Mezzogiorno. Non a caso tra i nostri primi provvedimenti, molti si sono indirizzati in questa direzione: misure a supporto del credito per le pmi e il sistema imprenditoriale del Sud. Naturalmente la grande opportunità resta quella dei fondi europei: ci muoveremo perché non siano più polverizzati ma rispondano a poche ma precise logiche di impiego».



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