Napoli. Strage di via Caravaggio: sul luogo del delitto il dna dell'imputato assolto

Napoli. Strage di via Caravaggio: sul luogo del delitto il dna dell'imputato assolto
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 28 Agosto 2014, 11:57 - Ultimo agg. 30 Agosto, 08:34
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Trentanove anni dopo il terribile massacro che port alla morte di un'intera famiglia si torna a parlare della strage di via Caravaggio.

I risultati sono contenuti in un fascicolo che è già stato consegnato alla Procura della Repubblica di Napoli: su alcuni reperti esaminati nei mesi scorsi dagli esperti dell’Unità Delitti Insoluti della Polizia di Stato sarebbe stata evidenziata la presenza del dna di Domenico Zarrelli, che venne indiziato del delitto e poi è stato assolto con formula piena dalla Cassazione.

Quattro cicche di sigaretta e uno straccio da cucina: sono questi i reperti sui quali gli esperti della task force del Viminale che si occupano dei cosiddetti "cold case" avrebbero riscontrato i cromosomi di Zarrelli. Il caso sarà archiviato in quanto non si può procedere neiconfronti di un indiziato già assolto.

Le tracce, secondo quanto si è appreso,sarebbero state individuate su diversi reperti, tra cui uno strofinaccio insanguinato e mozziconi di sigaretta. Gli accertamenti, eseguiti dalla polizia Scientifica di Roma e di Napoli, sarebbero stati ultimati da circa un anno, ma solo ora sono emerse conferme dalle maglie dello stretto riserbo imposto dagli inquirenti. Un riserbo che si spiega anche con il fatto che l'indiziato non può esercitare il diritto di difendersi

in un processo. Vale infatti il principio del «ne bis in idem», ovvero il divieto di processare due volte una persona (in caso di assoluzione) per lo stesso

fatto.

Il delitto avvenne nella notte tra il 30 e il 31 ottobre 1975 in un appartamento di via Caravaggio, nella zona tra il Vomero e Fuorigrotta. E fu un caso che destò orrore e scalpore all'epoca. Vennero uccisi - prima tramortiti con un corpo contundente mai ritrovato e poi sgozzati con una grossa lama - Domenico Santangelo, 54 anni, capitano di marina mercantile in pensione, la sua seconda moglie, l'ostetrica Gemma Cenname, 50 anni, e Angela

Santangelo, 19 anni, figlia dell'ex capitano.

La scoperta dei corpi privi di vita avvenne solo una settimana dopo, l'8 novembre, dalla polizia, alla quale si erano rivolti i familiari delle vittime

preoccupati per l'assenza di notizie. A fare la macabra scoperta furono i vigili del fuoco dopo che erano riusciti a entrare nell'abitazione. I cadaveri di marito e moglie erano nella vasca da bagno, dove fu rinvenuto anche il cane Dick, ammazzato anch'esso

dall'assassino.

Per il triplice omicidio fu accusato Domenico Zarrelli, appartenente a una nota famiglia di professionisti (da detenuto prenderà la laurea in legge ed eserciterà l'attività di penalista). Il processo di primo grado, fondato su indizi, si concluse con la condanna all'ergastolo. L'imputato fu assolto in appello a

Napoli e, dopo l'annullamento della sentenza da parte della Cassazione, nuovamente assolto con formula piena dalla Corte di Assise di Appello di

Potenza. Sentenza confermata nel 1985 dalla Cassazione. Solo nel 2006 Zarrelli ottenne dallo Stato il risarcimento per danni morali e materiali derivanti da ingiusta detenzione.

Il caso fu riaperto nell'ottobre del 2011, dopo che un anonimo inviò in Procura un dettagliato esposto nel quale erano addirittura indicati i numeri degli scatoloni nei quali cercare i reperti da sottoporre a esame del dna. L'allora procuratore aggiunto Giovanni Melillo delegò nuove indagini alla Scientifica di Napoli, che recuperò negli archivi del Tribunale i corpi di reato archiviati (trovati incredibilmente ancora in buono stato di conservazione). Il fascicolo è al vaglio del pm Luigi

Santulli, coordinato dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli.

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