Napoli, ragazzo ucciso. Il giudice che lottò contro la camorra: «La vera vittima è il carabiniere»

Napoli, ragazzo ucciso. Il giudice che lottò contro la camorra: «La vera vittima è il carabiniere»
Domenica 7 Settembre 2014, 16:42 - Ultimo agg. 16:45
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«L'identikit del bravo ragazzo una volta era ben diversa da quella che oggi qualche sprovveduto vorrebbe appiccicare al morto dell'altra notte».



Usa parole durissime nei confronti di Davide Bifolco. È Luigi Bobbio, per anni pm anticamorra a Napoli, poi senatore e sindaco di Castellammare di Stabia (Napoli), oggi giudice al Tribunale civile di Nocera Inferiore (Salerno). Giudizi che posta su facebook e che rivendica pienamente. A suo giudizio il carabiniere che ha sparato «è la sola è unica vittima di quanto è accaduto». Una «vittima del suo senso del dovere - prosegue Bobbio - e del fatto di essere chiamato a operare in una realtà schifosa la cui mentalità delinquenziale e la inclinazione a vivere violando ogni regola possibile è la normalità». Il magistrato dice di conoscere bene quel territorio, di «conoscere a fondo la sua delinquenza camorrista e quanto radicata e profonda sia l'arroganza del suo potere».



A suo giudizio «giustificazionismo, buonismo, perdonismo e pietà non solo non servono a niente ma aggravano il male. A 17 anni si è uomini fatti e gli uomini sono responsabili delle loro scelte, delle loro azioni, dei loro stili di vita». Per il giudice «quello che a me interessa è che un bravo ragazzo in divisa stia bene e non abbia riportato danni nel fare il suo dovere inseguendo con i colleghi, di notte, tre teppisti su un ciclomotore, senza caschi, uno dei quali era evaso dagli arresti domiciliari e che avevano forzato un posto di blocco e comunque non si erano fermati all'alt facendosi inseguire a folle velocità». Bobbio sostiene che «il fatto che sbandati come loro, parenti e non del morto, vogliano giustificarli mostrando di ritenere normale la loro condotta che evidentemente ritengono normale mi fa solo disgusto».



E ancor di più «i disordini di piazza, le sommosse di teppisti e familiari che bruciano auto della polizia per vendicare uno di loro sono folli e inammissibili e vanno represse con durezza».
Secondo Bobbio «il problema non è nella vicenda in sè ma piuttosto in quella ignobile gazzarra che sta percorrendo le strade del rione Traiano. È quella gente, la sua insofferenza alle regole, la sua cultura del disordine la causa e l'origine di episodi come quello in questione».