L'occhio della patria

Venerdì 17 Gennaio 2014, 14:44 - Ultimo agg. 19 Marzo, 09:22
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Il problema non è vedere Roma, come esorta a fare Sandro Veronesi su “La Lettura”, o vedere l’Italia, il problema è reinventare Roma e l’Italia, che sono ferme all’Istituto Luce, è quella l’idea che i giornali, tg, politici e in larga parte artisti hanno del paese, la nostalgia deve essere sostituita con la reinvenzione, bisogna rivedere quella idea e soprattutto smuoverla, si ragiona ancora per stereotipi con le regioni che sono “solo” emergenza e pericolo e quelle che sono benessere e turismo per poi doverle rileggere in base alla mappa degli omicidi tranquilli, quelli che non erano previsti nel “grande manuale del paese che amo” scritto dai giallisti italiani (come scegliere cani ciechi e vanitosi per guidare gli airbus). E quando Toni Servillo – che con Sorrentino è stato investito della visione di Roma con conseguente export del made in Italy – dice: «gli italiani vogliono condividere l'entusiasmo, non parlare di critiche», tutti si preoccupano del vaffa conseguente e non vedono la chiusura davanti alla mancata visione. Un occhio solo, quello della patria, che ha sostituito i documentari con le fiction.  
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