Carta canta

Carta canta
Venerdì 1 Luglio 2016, 10:53
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Non so quando la poesia ha smesso di avere importanza, so che è la modalità dove poi andiamo a cercare le risposte, quelle che contano. Italo Calvino una volta in tivù consigliò “d’imparare molte poesie a memoria, a tutte le età, perché tengono compagnia nella vecchiaia”. Ognuno ha le sue, qualcuno si porta dietro quelle studiate a scuola, altri ne scrivono di nascosto, qualcuno riesce anche a pubblicarle. Una volta alla fine degli anni ottanta la Rai faceva una cosa oggi impensabile: “Poeti in gara”, apparivano i poeti italiani e si sfidavano come in un campionato di calcio, portavano la loro disparità nel mondo conforme della televisione, ed era un bel vedere. Era una idea di Giorgio Weiss. È sempre difficile trovarne in giro di poesia o scegliere un solo poeta, ma se mi chiedessero chi leggere senza avere scelta, direi Raffaello Baldini che considero il maggiore poeta italiano del secondo Novecento. È morto nel 2005, scriveva poesie in dialetto piene di ironia e di pensieri che abbiam tutti i giorni, di quelli che tengono compagnia, come diceva Calvino.  
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