Sud, la provocazione di De Luca:
piano per assumere 200mila giovani

Sud, la provocazione di De Luca: piano per assumere 200mila giovani
di Gerardo Ausiello
Sabato 12 Novembre 2016, 08:41 - Ultimo agg. 13 Novembre, 09:44
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È il governatore Vincenzo De Luca ad aprire l'assemblea nazionale sul Mezzogiorno che vedrà domani l'intervento del premier Matteo Renzi: «Il Sud è scomparso dall'agenda nazionale» è l'affondo del presidente della Regione, che cita Nitti come ultimo esempio di attenzione al Mezzogiorno, con l'industrializzazione di Bagnoli, anche se dall'alto. Fu una grande stagione. Abbiamo avuto una grande stagione nel Dopoguerra, quando i partiti si battevano per il Sud, così come le grandi organizzazioni sociali e sindacali».

«Si immaginava, insomma - prosegue - di ridurre il divario tra Nord e Sud. Abbiamo avuto poi la stagione del centrosinistra, quella dei poli industriali. Da allora, siamo arrivati agli anni novanta, si sono registrati più processi di burocratizzazione che di effettivo rilancio. Da allora il Sud è scomparso dall'agenda politica italiana insieme con l'esaurirsi delle spinte propulsive del sistema Italia». Qui De Luca cita Zora, città invisibile di Calvino «assai simile all'Italia di oggi»: «Un Paese obbligato a restare immobile per essere meglio ricordato»Tutto ciò è accaduto anche perché negli anni Novanta «è emersa una questione settentrionale, fatta di crisi economica e sociale pure al Nord. Il Sud è scomparso a causa anche di una sottocultura del leghismo che ha descritto il Mezzogiorno come palla al piede parassitaria, senza la quale il Nord avrebbe potuto prendere il volo. Ha pesato, poi, l'immagine che il Sud ha dato di sé, della cialtroneria, della lamentosità, delle emergenze continue, come quella in Campania, che ha contribuito a danneggiare l'immagine di questo territorio. Ha pesato l'incapacità di utilizzare un fiume di risorse europee, sprecate e polverizzate, senza alcun salto di qualità, un bancomat per pagarsi le clientele politiche».

Ecco, avverte,
«noi oggi vorremmo rilanciare il Sud rendendo chiaro che c'è un interesse economico unitario, che il Nord ci guadagna con lo sviluppo del Mezzogiorno, che è un grande mercato di 20 milioni di abitanti dove il 70 per cento dei beni utilizzati proviene da imprese del Nord. C'è un interesse del Nord a utilizzare il Sud come grande piattaforma logistica per intercettare questi movimenti che arrivano da altri Paesi, altrimenti diretti a Rotterdam e Amburgo. C'è un interesse del Nord a favorire un grande programma di infrastrutturazione e ad utilizzare le Università del Sud. Ne ho parlato con un leghista umano come Maroni, a cui ho detto che se non siamo uniti non avremo alcun peso politico».

Stando ai dati Svimez nel 2015, dice De Luca,
«si è registrata una significativa crescita, che però non è strutturale»: «Se qui cresce il pil di qualche decimale è anche grazie ai 3 miliardi di fondi Ue immessi nel territorio. Ma, certo, resta grande preoccupazione perché sono emersi alcuni dati strutturali che peseranno negli anni. Premesso che il reddito pro capite al Sud è la metà del Nord, qui il pil è sceso del 12.3 per cento, al Nord del 7 per cento. Sugli investimenti industriali al Sud la caduta è stata del 43 per cento, quasi il doppio del Nord».

«Oggi il Nord - dice il governatore - ha recuperato quasi il 100 per cento dei posti persi dal 2008, qui si registrano ancora 500mila posti in meno che si unisce alla desertificazione sociale e alla decrescita demografica, dato di assoluta novità. Si può morire di morte lenta, con un lento declino. Oggi siamo così, a volte orgogliosi della nostra assenza, per dirla sempre con Calvino». Da qui la preoccupazione per il futuro, «ma possiamo riprendere il cammino»: «La prima grande carta è l'uso corretto dei fondi Ue mentre in passato è stato commesso un vero delitto su queste risorse. Dobbiamo concentrare gli investimenti sui settori che possono garantire la crescita e sui grandi investimenti, lasciando un 30 per cento per i piccoli investimenti, ma non 14mila interventi come nel ciclo 2007-2013. Questo significa avere una organizzazione straordinaria, ecco perché abbiamo istituito un fondo di rotazione per le progettazioni dei Comuni. Anche perché se tutto va bene i primi cantieri si apriranno nel 2018». «Questa situazione è insostenibile» attacca. «Il governo ha fatto uno sforzo con i Patti per il Sud, una carta da non sprecare, e di questo ringrazio il governo e De Vincenti. Dobbiamo puntare anche sulle zone economiche speciali. Ma senza un grande programma di riqualificazione urbana e senza un massiccio investimento pubblico non ce la faremo. Finmeccanica, Fincantieri devono dirci cosa vogliono fare al Sud. E poi fiscalità di vantaggio, non di svantaggio come oggi».

Naturalmente «questo non ci libera dal dramma occupazionale. La democrazia italiana non può reggere altri sette anni di disoccupazione giovanile galoppante. Non ce la facciamo ad aspettare il decollo dell'economia strutturale con la disoccupazione giovanile al 52 per cento. Rischiamo. Per questo vorrei lanciare una proposta provocatoria: un piano straordinario per occupare subito 200mila giovani nella pubblica amministrazione». 
«Serve un trauma, uno choc. Abbiamo un turn over bloccato da dieci anni, nei Comuni e nelle Regioni non abbiamo più personale specializzato oltre ad una età media elevatissima. Dobbiamo quindi riqualificare la pubblica amministrazione senza alcun rigonfiamento, come quelli avvenuti in passato. Ci sono margini ragionevoli per adeguare le Regioni del Sud a quelle del Centro-Nord con un meccanismo scalare delle retribuzioni per i nuovi assunti nell'arco di un triennio: 900 euro il primo anno, 1100 il secondo, 1300 il terzo facendo gli straordinari non retribuiti». 

Quanto alle funzioni dirigenziali «vanno sottoposte comunque a procedure concorsuali. Prendiamo i 500 milioni per l'acquisto dei libri e una parte dei fondi Ue e destiniamoli a questo obiettivo. Chiediamo all'Europa di aiutarci ma possiamo farlo se mostreremo una capacità di fare riforme altrimenti non avremo alcuna credibilità». Insomma l'idea è «concentrare su questo obiettivo risorse oggi disperse. Abbiamo giovani disperati, dobbiamo restituire loro la speranza».

È chiaro, aggiunge, «che per fare tutto questo occorre un generale processo di sburocratizzazione del Paese, dove tradurre un progetto in opere è un'impresa quasi impossibile. Con nostalgia e invidia guardo a quelle amministrazioni in grado di presentare un progetto e realizzarlo, penso a Barcellona, Berlino, Valencia, anche Marsiglia. Con l'idea di combattere la corruzione stiamo paralizzando l'Italia. Un pubblico dipendente che ha una condanna in primo grado ha il dimezzamento dello stipendio, ma chi volete che firmi una variante? Ho detto a Renzi di togliere l'idea demenziale di un'agenzia unica dei dirigenti».

Ai parlamentari dice
«incatenatevi davanti Montecitorio perché se passa questa norma l'Italia è perduta. Serve un altro Sud, che accetti la sfida del rigore e dell'efficienza, perché nessuno più dica da Milano: pagate una siringa il triplo di noi. Non è possibile considerare lecito fuori dalla porta di casa ció che lecito non è nella nostra casa. Ai nostri amici del Nord dobbiamo dire questo, dobbiamo presentarci con il volto di una borghesia laica, aperta, il volto di Veronesi. Ma accanto a Milano deve esserci l'umanesimo di Vico e Croce. L'Italia è l'Italia se ci sono Troisi, Totó, Eduardo insieme con Gaber, se all'efficienza di Milano si uniscono i valori umani di Napoli. Io sono per combattere, credo che ce la faremo».
 

 

In platea, tra studiosi, economisti ed accademici, si vedono la segretaria regionale del Pd Assunta Tartaglione, l'imprenditore Gianni Lettieri, il dirigente regionale ed ex sottosegretario Bruno Cesario, il presidente dell'Anci Campania Domenico Tuccillo, il rettore della Federico II Gaetano Manfredi, la deputata Valeria Valente, assessori e consiglieri regionali, il presidente dei Costruttori Francesco Tuccillo, il presidente degli Industriali Ambrogio Prezioso e Piero De Luca, figlio del Governatore.

Per il giudice costituzionale Sabino Cassese
«da oltre 150 anni l'Italia è unita ma non è ancora unita. Il Sud costa di più per pensioni di invalidità, il costo della politica è maggiore nel Sud ma la politica si fa ascoltare meno del Nord, persino per le Prefetture si spende di più. A causa di questo divario di rendimento tra le istituzioni le risorse meridionali sono meno utilizzate. Quindi ben venga l'assunzione di 200mila giovani nella pubblica amministrazione ma concorsi, concorsi, concorsi».

Lo storico Giuseppe Galasso si dice «pienamente d'accordo con l'appassionato intervento di De Luca»: «I fondi europei sono importanti, qui sono stati gestiti molto male, ma non bastano. Dobbiamo capire se sono la parte dominante o se, come io credo, devono essere aggiuntivi all'impegno del governo nazionale. Al Sud inoltre non c'è una rete creditizia in sintonia con il territorio, basti pensare che tutti gli istituti sono controllati dal Centro-Nord. Ci sono poi i problemi della malavita e della giustizia. Per non parlare poi delle difficoltà legate ai flussi di immigrati. Insomma la questione meridionale non può essere settorializzata così come le soluzioni non possono essere di settore».

Per l'economista Nicola Rossi
«fa bene De Luca quando sostiene che è arrivato il momento di scelte coraggiose.
I problemi del Sud sono problemi che vanno affrontati in un'ottica sovraregionale ma sia chiaro: non si può mantenere uno standard unico nel mercato del lavoro
». Rossi aggiunge: «Bisogna ridurre la spesa pubblica, non è più il caso di fare altro debito, anche perché noi al Sud saremo i primi a pagare. Eppure vedo molti qui nel Mezzogiorno lieti verso il burrone. Un po' di prudenza è necessaria nella gestione della cosa pubblica».

Lo scrittore e politologo Ernesto Galli della Loggia, di origini napoletane (
«ho trascorso qui per anni le vacanze estive»), osserva: «A mio avviso il Sud è scomparso dall'agenda nazionale anche per colpa delle Regioni, che hanno frantumato e spezzettato il Sud. Quella che era una grande questione nazionale si è frantumata in tante realtà, gestite da altrettante classi politiche. Questo ha portato a una evaporazione del Mezzogiorno. Un altro elemento appena accettato nella relazione di De Luca è stato il venire in primo piano della criminalità organizzata, che ha avuto un effetto devastante sull'immagine del Mezzogiorno. Penso alla fiction La Piovra, a cui sono seguite altre fino a Gomorra. Certo, ci sono anche i poliziotti eroi ma sono più che altro cavalieri solitari. Quello delineato da De Luca sembrava un po' il new deal di Roosevelt, ma Juncker ci darà mai le risorse necessarie? Ne servono tantissime e Renzi ha già detto che ogni risorsa utile andrà alla ricostruzione post-sisma. E comunque se non ci sarà prima una grande bonifica si offriranno solo nuove occasioni alla criminalità organizzata».

Quindi l'affondo di Galli della Loggia:
«Ci sono poi anche altri problemi, come le truffe assicurative, che non dipendono dalla criminalità organizzata. O ancora le dinamiche dei concorsi. La diversità di questa parte dell'Italia è anche legato al diverso senso civico, che qui è più debole. Tra l'altro qui è arrivato un fiume di risorse pubbliche. E allora bisogna chiedersi cosa non ha funzionato negli interventi per il Sud che hanno caratterizzato larga parte della Prima Repubblica. Trenta, quaranta anni fa a Napoli c'era più rispetto per le istituzioni di oggi. C'è anche una colpa degli intellettuali: dagli anni Ottanta in poi la parte più significativa e vivace ha iniziato ad amoreggiare un po' troppo con la cultura popolare, delle sceneggiate, della malavita. Che era anche la cultura dell'omertà, dello sgarro, dell'onore, sposata con il filoborbonismo». «A Galli della Loggia replica il presidente di Unioncamere Andrea Prete, che si dice orgoglioso di essere del Sud e contesta la visione del politologo, che mostra il Mezzogiorno come immerso tutto sotto una cappa».

A Galli della Loggia replica il presidente di Unioncamere Andrea Prete, che si dice «orgoglioso di essere del Sud e contesta la visione del politologo, che mostra il Mezzogiorno come immerso tutto sotto una cappa».

Tocca al politologo Mauro Calise: «Mi è piaciuta la definizione del new deal data da Galli della Loggia, una sorta di nuovo patto con lo Stato, più che un problema di occupazione. C'é un problema di Stato, che deve fare un salto di qualità. Per esempio a proposito della proposta di De Luca è chiaro che c'è un problema di classe dirigente pubblica. Quindi per me la soluzione non è concorsi, concorsi, concorsi, tanto si butta dentro una barca di raccomandati soprattutto dei sindacati, non l'ho detto... E un minuto dopo questi assunti non si controllano più. Rispetto a questo il toro si prende per le corna: andiamo verso una nuova occupazione ma con criteri e standard qualitativi per lo meno francesi. Il Sud, comunque, si racconta malissimo. Sarà per le fiction, ma dobbiamo cambiare lo storytelling, anche se c'è tutto quello che diceva Galli della Loggia prima».

Quindi Calise elogia l'operazione Academy Apple:
«Noi per un po' saremo la Napoli di Apple», dice. «Nel mondo ci sono 35 milioni di studenti per 4200 corsi dei grandi Atenei mondiali. Come Federico II grazie ai fondi europei siamo il primo portale in Europa. Eppure come Italia siamo fanalino di coda per numero di laureati».

Per Adriano Giannola, presidente della Svimez,
«è uno slogan dire che il Sud è una grande opportunità per il Paese ma è anche la realtà dei fatti. Se però non si capisce questo sarà difficile ragionare in termini di cooperazione, anche nell'ottica del nuovo Senato se dovesse passare la riforma costituzionale. La perdita del 30 per cento della capacità produttiva del Sud dimostra che c'è un grande vuoto da riempire. Ma il pil è stato perso anche da Regioni come Piemonte, Umbria e Marche. Non ci illudiamo che ci sarà una crescita sconvolgente, si potrà tornare ai livelli del '98 cioè alla crescita dell'1,5 per cento, non di più. Ci si illude che si riparta al Sud, ma come? Ci hanno criticato perché, numeri alla mano, il Sud va peggio della Grecia. Oggi, invece, vediamo una certa crescita. E allora dobbiamo darci da fare ed essere attivi facendo investimenti in una direzione che sia coerente con una strategia, altrimenti non reggeremo altri dieci anni».

 Il rettore della Federico II Gaetano Manfredi si dice convinto che
«del Sud si debba parlare in termini corretti», poi si sofferma sul «valore sempre più importante che ha il capitale umano nello sviluppo economico», capitale umano che «si forma naturalmente soprattutto nelle Università»: «La funzione degli Atenei è però molto cambiata. L'esempio è l'industria 4.0». «Ma il punto - conclude Manfredi - è: se i nostri laureati vanno a Milano a lavorare, perché non possono farlo anche qui?». Infine la soddisfazione per l'operazione Apple: «Sono molto contenti, abbiamo fatto meglio qui che probabilmente altrove»


Infine la proposta dell'imprenditore Paolo Scudieri: "E’ necessario agire per rendere concreta la ripresa. A cominciare da due ambiti particolari quali innovazione e Logistica avanzata sul modello industria 4.0. In particolare, serve sviluppare - e va dato atto alla Regione che sta agendo in tal senso - una vera politica industriale a favore soprattutto di quei settori chiave del manifatturiero. Sviluppo che potrebbe ad esempio avere un ulteriore impulso prevedendo un piano industria 4.0 Sud. In secondo luogo serve potenziare la logistica, la portualità e l’intermodalità. Fare del Mezzogiorno cioè il vero Hub logistico nel Mediterraneo a servizio di tutte le imprese italiane. Infine serve aiutare le imprese nei processi di internazionalizzazione, di aggregazione di filiera. Il sistema bancario al riguardo può fare molto su questo versante".


Una sfida ambiziosa ma ardua, quella del presidente De Luca, di cui il presidente della giunta campana ha discusso anche con il premier Matteo Renzi, che domani tornerà all'ombra del Vesuvio per chiudere l'assemblea nazionale sul Sud. Al confronto su «Governo e sviluppo», moderato dal direttore de Il Mattino Alessandro Barbano, parteciperanno, con Renzi, Manuel Grimaldi, Ivan Lobello, Vincenzo Boccia e il governatore De Luca. L'assemblea si tiene a Napoli ma senza il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha fatto sapere di essere fuori città «per impegni politici e istituzionali».

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