Scorta abusiva, Gigi D'Alessio in tribunale: «Finalmente una giuria di qualità»

Scorta abusiva, Gigi D'Alessio in tribunale: «Finalmente una giuria di qualità»
di Mary Liguori
Venerdì 17 Febbraio 2017, 11:41 - Ultimo agg. 15:38
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«Finalmente una giuria di qualità». Gigi D'Alessio dal palco dell'Ariston al banco dei testimoni del tribunale di Santa Maria Capua Vetere scherza al termine dell'interrogatorio e con una battuta torna all'eliminazione dal Festival di Sanremo dopo la quale aveva definito «juventina» la giuria.
Il cantante è stato chiamato a ricostruire l'episodio della scorta abusiva al centro del processo che vede imputato un poliziotto e che in abbreviato ha già portato alla condanna di un sovrintendente di pubblica sicurezza processato anche per favori a un gruppo di pusher. D'Alessio ha confermato il contenuto del verbale redatto in occasione del suo interrogatorio in procura a Napoli, dove l'anno scorso, nel mese di ottobre, fu convocato come persona informata sui fatti subito dopo l'arresto dei poliziotti.
«Credevo fossero in servizio, non sapevo fosse illegale». Questa la sintesi della sua ricostruzione resa nel corso dell'interrogatorio del pm Dda Luigi Landolfi, questa mattina.

D'Alessio, teso prima di salire sul banco dei testimoni dinanzi al collegio presieduto da Maria Francica, ha parlato per circa venti minuti; prima di lui, è stato ascoltato anche il suo manager, Giovanni Tramice. E' infatti il capo del suo entourage a coordinare gli spostamenti e anche in occasione della scorta abusiva fu lui a gestire i contatti con i poliziotti poi finiti sotto processo sia per il peculato dell'auto della polizia sia per altre vicende relative a favori a un gruppo di spacciatori contigui al clan Belforte di Marcianise.

Naturalmente, la deposizione del cantante e del sul più stretto collaboratore hanno riguardato solo la ricostruzione dei loro rapporti con i tre agenti e dell'episodio della scorta abusiva, risalente al dicembre del 2013, quando gli agenti scortarono D'Alessio con un'auto in borghese, un'Alfa grigia, dotata di sirena e lampeggiante, dall'hotel Vesuvio di via Partenope alla Snac al Vomero, dove era in programma un incontro con i fan per la presentazione di un disco.  


«Ho conosciuto il poliziotto Alessandro Albano circa 15 anni fa e da quel momento è stato spesso presente nel backstage dei miei concerti, oltre ad essere partito con noi per la tournée negli Usa perché era amico di mio nipote Checco D'Alessio - ha spiegato il cantante - devo però chiarire che non mi ha mai chiesto soldi, anche se spesso risultava alquanto invadente forse per puro spirito di protagonismo». «Era lui - ha aggiunto D'Alessio a coordinare gli altri poliziotti che però non sarei in grado di riconoscere»: uno di loro, Nunziante Camarca, era in aula in quanto imputato ma Gigi D'Alessio ha dichiarato di non ricordarsi di lui. L'altro poliziotto, Albano, è stato già condannato a 6 anni al termine del rito abbreviato. D'Alessio ha chiarito che «Come ho scritto anche in una canzone quasi venticinque anni fa, a ogni evento per questioni di ordine pubblico l'auto della polizia o dei carabinieri mi aspetta all'uscita dell'autostrada per scortarmi fino al luogo dell'evento, non potevo certo immaginare che Albano e i suoi non fossero autorizzati».

I tre poliziotti non solo utilizzarono l'auto di servizio per una scorta non autorizzata ma, secondo l'accusa falsificarono anche il registro di presenze del commissariato attribuendosi addirittura delle ore di straordinario nel lasso di tempo che impiegarono per andare da Marcianise (dove prestavano servizio) a Napoli.

Un capannello di fan ha assistito alla deposizione di Gigi D'Alessio e in più di una occasione il cantante ha risposto in modo scherzoso alle domande del pubblico ministero. «Che succede se sbaglio la risposta? - ha scherzato mentre il pm Landolfi lo incalzava - Mi sembra di essere nel programma "L'eredità"».

Si torna in aula il mese prossimo, ma sul banco non saliranno artisti. In programma c'è l'interrogatorio di due pentiti di camorra. 
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