Napoli, raid al cimitero: profanata la tomba del compositore Thalberg

Napoli, raid al cimitero: profanata la tomba del compositore Thalberg
di Donatella Longobardi
Sabato 11 Marzo 2017, 00:01 - Ultimo agg. 08:32
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Manomessi tutti i catenacci. La porta d’ingresso scardinata, il secondo cancello pure. Il pavimento di marmo spaccato a picconate con l’evidente intento di raggiungere l’ipogeo. E, all’interno, il corpo imbalsamato di Sigismund Thalberg gettato in un angolo, divelta la teca di cristallo che lo custodiva, scomparsa l’urna di ottone. Così, ieri mattina s’è presentata la tomba del grande musicista. Una sua erede, Giulia Ferrara Pignatelli, e Francesco Nicolosi, presidente del Centro studi intitolato al fondatore della scuola pianistica napoletana, erano andati al cimitero di Poggioreale per contattare un operaio e far pulire il monumento funebre, uno dei più importanti del quadrilatero dedicato agli uomini illustri dove da anni si aspettano interventi radicali contro l’incuria, il degrado e il vandalismo. “E ci siamo trovati davanti una scena raccapricciante”, racconta la signora, figlia della principessa Francesca Ferrara Pignatelli, pronipote di Thalberg. Suo padre, Renato Pulci-Doria di Montepulciano era figlio dell’unica figlia del musicista, Nazarena, detta Zarè, che aveva sposato Marino Pulci-Doria.

La principessa, appassionata di arti e musica, ha sempre coltivato con mecenatismo raro la memoria dell’illustre bisnonno tanto da creare un centro studi e un premio pianistico a lui intitolati.
E, per quanto possibile, ha contribuito al mantenimento della tomba nonostante l’incombenza spettasse al Comune. Era stata la moglie di Thalberg, Francesca Lablache, a stabilirlo. La signora, sepolta accanto al marito, volle che la cappella, una sorta di mini Pantheon che domina l’area dove riposano personaggi come Raffaele Viviani, Luigi Settembrini, Salvatore Di Giacomo, conservasse solo le loro spoglie. Una sorta di tempio al loro amore e al loro amore per Napoli, città dove s’erano conosciuti e dove lui scelse di risiedere, lontano dalla patria austriaca.



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