Internet delle cose: fra tre anni saranno 20 miliardi gli oggetti connessi nel mondo

Internet delle cose: fra tre anni saranno 20 miliardi gli oggetti connessi nel mondo
di Giusy Franzese
Mercoledì 21 Giugno 2017, 17:09 - Ultimo agg. 22 Giugno, 13:29
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Lo chiamano Internet delle Cose (IoT, Internet of Things, se vogliamo dirla all’inglese): il frigo che ci “avverte” degli alimenti che stanno per scadere, gli elettrodomestici o i termosifoni che si accendono da remoto, persino le scarpe da ginnastica che ci trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo. Quando Kevin Ashton, cofondatore e direttore esecutivo di Auto-ID Center (consorzio di ricerca con sede al MIT di Boston) nel 1999 ne parlò per la prima volta sembrava un film di fantascienza, adesso sappiamo  che è realtà. Ed è anche il futuro a livello di business per moltissime aziende, visto che l’Internet delle Cose si sta diffondendo a macchia d’olio. Secondo uno studio dell’Istituto per la Competitività (I-Com), presentato oggi a Bruxelles, tra soli tre anni, nel 2020, saranno oltre 20 miliardi gli oggetti “comunicanti” e connessi nel mondo, contro i 5 miliardi del 2015. La maggioranza, il 63%, sarà nel segmento consumer. Dal punto di vista economico significa passare da un fatturato globale attuale di 600 miliardi di euro a oltre 1,70 bilioni di euro tra due anni. E già quest’anno si supererà per la prima volta la soglia del bilione. Il mercato europeo dell’IoT ammonta, ad oggi, a circa 60 miliardi di euro e, nel 2020, si stima raggiungerà gli 80 miliardi, buona parte dei quali sarà concentrata in Regno Unito, Germania, Francia ed Italia.

Attualmente i maggiori fruitori di questa tecnologia sono nel Regno Unito, Germania e Francia (complessivamente 55% del mercato), peso destinato a crescere da qui al 2020. L’Italia è ancora indietro. Così come lo è - sempre secondo il rapporto “The impact of digitalization on business-to-consumer relationship”, curato da Silvia Compagnucci e Stefano da Empoli - nell’e-commerce. Un canale di vendita che in media sulle grandi imprese europee ha un impatto sul fatturato del 20%, mentre invece in Italia è intorno al 12%. Un dato che ci pone agli ultimi posti delle classifica Ue, lontanissimi dal 45% realizzato dalle imprese irlandesi.

In base alla fotografia scattata dal rapporto, i maggiori utilizzatori degli acquisti on line hanno età compresa tra i 16 e i 34 anni.  Si comprano abiti e attrezzatura sportive (34%), seguono gli acquisti relativi a  viaggi, alloggi vacanza (29%) e biglietti per eventi. In relazione alle attività finanziarie, a livello europeo, l’attività più comune nel 2016 è stata l’acquisto o il rinnovo di polizze assicurative (11% degli individui). In questo caso gli utenti più attivi hanno tra i 25 e i 54 anni d’età (14%), seguiti da quelli tra i 55 e i 74 (12%). Assenti, o quasi, i più giovani. Per quanto concerne l’internet banking, invece, la Danimarca guida la classifica europea con l’88% degli utenti nel 2016, seguita da Finlandia (86%) e Paesi Bassi (85%). Le performance peggiori invece in Grecia (19%), Romania (5%) e Bulgaria.
Invio e ricezioni di e-mail, ricerca di informazioni per beni e servizi, partecipazioni ai social network, restano a livello europeo le attività online più diffuse. Le e-mail, ad esempio, sono utilizzate ormai da ben il 97% della popolazione europea.
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