«Nessuno tocchi Ippocrate»,
la protesta dei medici si fa social

«Nessuno tocchi Ippocrate», la protesta dei medici si fa social
di Melina Chiapparino
Venerdì 23 Giugno 2017, 16:41
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È nata da poche ore su facebook ma già sta raccogliendo un gran numero di consensi tra camici bianchi e infermieri napoletani. La pagina «Nessuno tocchi Ippocrate» è stata ideata da un medico del 118 stanco delle aggressioni che quotidianamente subisce il personale sanitario in strada e tra le mura ospedaliere. «Negli ultimi mesi i fenomeni di violenza ai danni degli operatori del 118 e degli ospedali si sono moltiplicati e oramai subiamo aggressioni quasi con regolarità - spiega Manuel Ruggiero, il medico inventore della pagina - non c'è solo un'esigenza di sensibilizzazione sulla problematica da destinare all'utenza e alle istituzioni ma c'è anche il bisogno di tutelarci sia legalmente che fisicamente da un fenomeno che sta diventando sempre più pericoloso per la nostra inclumità fisica e mentale».

La pagina fb sarà dunque una sorta di archivio dove poter rendicontare la quantità e la modalità delle aggressioni che spesso non vengono poste all'attenzione dell'opinione pubblica o quantomeno, non accade dal punto di vista dei medici e degli infermieri vittime. «Chiunque potrà scrivermi nella pagina privatamente e raccontare le aggressioni che verranno rese pubbliche in maniera anonima - chiarisce Ruggiero - questo è un modo per raccogliere consensi e fare rete affinchè le forze dell'ordine, le istituzioni e la prefettura possano ascoltarci e venirci incontro».

«Ci aggrediscono perché sostengono che le ambulanze arrivano tardi pur non sapendo i pochi mezzi che abbiamo a disposizione o semplicemente ci picchiano peresi dal nervosismo e dalla convinzione che tanto non pagheranno mai le conseguenze dei gesti brutali», aggiunge il medico 39enne che ha lanciato l'iniziativa. Tra gli obiettivi della pagina, quello a stretto giro, prevede la creazione di pagine simili col gemellaggio tra medici in altre Regioni al fine di monitorare la situazione globale nel nostro paese e agire con numeri sempre più grandi contro l'ondata di violenza che mette a rischio l'assistenza sanitaria. 
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