Il Nobel ai nipotini di Einstein parla italiano (e napoletano)

Il Nobel ai nipotini di Einstein parla italiano (e napoletano)
di Chiara Graziani
Mercoledì 4 Ottobre 2017, 09:12 - Ultimo agg. 21:34
4 Minuti di Lettura

«Siamo testimoni dell'alba di una nuova era, quella dell'astronomia gravitazionale». Nils Martensson, chairman del comitato Nobel per la fisica, sa che il suo annuncio, oltre che nella storia del premio, entrerà in quella delle ere della scienza. Dopo Galileo che punta un telescopio al cielo, il passo successivo, gigantesco, sono gli uomini che costruiscono una rete di rilevatori in grado di studiare la natura dell'universo, la formazione della materia, i segreti della forza di gravità, in definitiva la creazione nell'atto di crearsi. Una frase storica occorreva.

Il signor Martensson l'ha trovata per consegnare ieri il Nobel per la fisica 2017 a tre giganti della scienza, Kip Thorne, Rainer Weiss e Barry Barish, statunitensi, per la scoperta delle onde gravitazionali. Gli interferometri Usa, Ligo, sono arrivati primi nel 2015 a intercettare lo spazio e il tempo che si increspavano, come aveva previsto Einstein quando aveva capito che spazio e tempo sono come un mare scosso dal vento. Ligo, potentissima doppia macchina frutto di copiosi e lungimiranti investimenti di Stato, era riaccesa da pochi giorni in quell'estate di due anni fa. L'altro interferometro, Virgo, italianissimo e pioniere nelle ricerche sulle basse frequenze, quelle giuste dirà la storia, era spento nelle campagne del Pisano, per upgrade, o potenziamento. Ma Virgo e Ligo erano più che in simbiosi da un decennio nello scambio dati. O siamo rete o non esistiamo, come aveva insegnato il padre dell'esperimento Adalberto Giazotto che aveva trascinato tutti, Ligo incluso, sulla riva giusta dalla quale gettare le reti: la bassa frequenza, adatta a vedere i buchi neri, punti del cosmo che inghiottono la materia e lo spazio. Sulla parola di Giazotto, Ligo aveva gettato le reti. Non è un caso, dunque, che ieri si sperasse, e a ragione, anche nel nome di Giazotto. Come in quello dell'altro grande ispiratore dell'impresa, il francese Alain Brillet.

Ma anche la fisica ha le sue regole di scena. Dovendo scrivere per la storia della scienza, il signor Martensson si è sentito in dovere, però, di dare atto anche agli uomini e le donne di Virgo. Il grande rilevatore Ligo-Virgo esiste solo perché un esercito internazionale di ricercatori, con fondi pubblici, ha lavorato lealmente e allo spasimo, compatto come una falange. È passato quasi impercepito ma, in realtà, la nuova era non è iniziata nel 2015 ma l'estate scorsa. Quando, riacceso Virgo, la rete di interferometri è stata solo allora in grado di identificare e localizzare un evento catastrofico. È stato allora che si è avuta la certezza di poter tracciare la mappa della distribuzione della materia nel cosmo. E se sembra poco si pensi che, letteralmente, l'universo sarebbe troppo poco pieno per star su. Mancano circa tre quarti della materia necessaria e prevista per far girare la giostra così come gira.
Un altro aspetto ci dice quanto i due interferometri siano una cosa sola. E riguarda il gruppo Virgo dell'Infn di Napoli. Il professor Enrico Calloni per anni è stato il responsabile del cosiddetto commissioning Virgo, ossia del corretto funzionamento della gigantesca macchina di Cascina sensibilissima ai rumori più impercettibili e protetta da attenuatori sismici ad altissima tecnologia.

Calloni, professore associato alla Federico II, è stato chiamato, con altri undici scienziati - metà dagli Usa e metà dall'Europa nel detection committee Virgo-Ligo. Faceva, in sostanza, l'avvocato del diavolo. Doveva, insieme agli altri undici, cercare di smontare i risultati dei rilevamenti in modo da evitare che un'interferenza venisse scambiata per l'onda gravitazionale. Così anche il gruppo dell'Infn d Napoli ha lasciato il segno in questa impresa corale: Fabio Garufi, attuale responsabile del gruppo Virgo di Napoli, lavora con Martina De Laurentis, Rosario De Rosa , Luciano Di Fiore, Tristano di Girolamo, Aniello Grado.

Gli interferometri Virgo Ligo sono spenti. Si riaccenderanno nel 2018 al massimo della potenza possibile per le tecnologie umane attuali. Il terzo step sarà nel 2030. E poi l'Infn, con le competenze anche del gruppo di Napoli, sarà dell'impresa Lisa: il primo interferometro nello spazio. Un rischio c'è. L'età media dei ricercatori Virgo è altina e in crescita. Ligo attira i giovani, menti fresche ed esperienza. Nel 2030 qualche cosa si sarà mossa per i giovani ricercatori italiani?