Ospedale Cardarelli, nuove intercettazioni: «Niente pulizie né macchinari»

Ospedale Cardarelli, nuove intercettazioni: «Niente pulizie né macchinari»
di Viviana Lanza
Domenica 12 Novembre 2017, 13:00 - Ultimo agg. 13:06
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«Sette criticità in sette giorni». Sembrano troppe anche agli occhi di chi, secondo gli inquirenti, sarebbe ben consapevole dei disservizi legati al servizio di pulizie all'interno dell'ospedale Cardarelli. In alcuni reparti la situazione è tale da spingere un caposala a prendere carta e penna e scrivere due note per segnalare il problema e un medico a pulire a terra «perché ci stavano garze sporche e cestini pieni». «E io te lo devo segnalare, te lo devo segnalare» si ascolta nelle intercettazioni quando sembra ormai difficile ignorare la situazione e si teme il rischio di cariche batteriche. «Non vorrei che qualche str...o nei reparti, d'accordo con questi delle pulizie, si mette a fare le piastre e vede che ci sta una germinazione di batteri maggiori dovuti al caldo, hai capito?».

È questo uno dei retroscena che emerge dall'inchiesta che ruota attorno all'imprenditore Alfredo Romeo e che punta la lente su episodi di presunta corruzione (in cui spesso la contropartita è un voucher per accedere alla Spa dell'hotel dell'immobiliarista o soggiornare in qualche camera del lussuoso albergo) e frode in pubbliche forniture. Sullo sfondo, in questa vicenda, c'è l'appalto che la Romeo Gestioni ha ottenuto per il servizio di pulizia al Cardarelli. Le indagini, coordinate dai pm Celeste Carrano, Francesco Raffaele e Henry John Woodcock, hanno evidenziato «carenze e inadempienze», come sottolinea il gip Mario Morra. Agli atti ci sono conversazioni intercettate che non soltanto confermerebbero i disservizi, ma svelerebbero anche i tentativi di distruggere documentazione scomoda. «Evidentemente è documentazione afferente a tutte le segnalazioni di disservizi e inadempimenti della Romeo Gestioni nell'esecuzione del contratto» conclude il gip. Gli inquirenti passano al setaccio i dialoghi tra alcuni degli indagati: «È evidente come il Verdoliva (Ciro, il dirigente indagato per episodi che non hanno nulla a che vedere con il caso Romeo e il caso Consip, ndr) non si preoccupi di tutelare gli interessi dell'azienda ospedaliera Cardarelli, e quindi della cosa pubblica, preoccupandosi e adoperandosi di eliminare documentazione comprovante le innumerevoli carenze del servizio di pulizie consumate dalla Romeo Gestioni». Il dg è intercettato quando, in previsione di una verifica da parte della Commissione Trasparenza della Regione, spiega che bisogna «far emergere che non siamo stati con le mani in mano». Carenze, quelle del servizio di pulizia, di cui a un certo punto ci si comincia a lamentare anche nei vari reparti dell'ospedale con segnalazioni ai responsabili aziendali addetti al controllo previsto per la verifica della corretta esecuzione dell'appalto, «cioè al Verdoliva e a De Simone».
 
E si arriva, così, alle conversazioni intercettate il 27 luglio 2015 e inserite agli atti dell'inchiesta. Gennaro De Simone è medico e direttore esecutivo del contratto di appalto. È spiato quando parla con Francesca Russo, dirigente della Romeo Gestioni e coordinatrice per l'esecuzione dell'appalto in questione, per riferirle delle lamentele sull'andamento delle pulizie ricevute da un caposala del reparto di chirurgia, che «aveva scritto già due volte». «Emblematico - osservano gli inquirenti analizzando il contenuto dei colloqui - è il fatto che le lamentele pervenute a De Simone non sono campate in aria». Perché sarà lo stesso De Simone a essere intercettato mentre racconta di essere stato di guardia in «quarta medicina» e di aver constatato che nessuno era andato a fare le pulizie così come in un altro reparto. De Simone spiega anche che sono arrivate lamentale per le modalità con cui venivano eseguite le pulizie e l'esiguità dei prodotti utilizzati. Russo promette di informarsi. «Non è andato il sostituto - spiega De Simone parlando delle lamentele del caposala - non ci hanno mandato nessuno... Dice che ha scritto due carte, una il 15 e una il 24, che va solo una persona con un'unica bottiglia che deve fare tutto e si lamenta che qua è sporco, qua non è sporco...». «Vabbe' - conclude poi - se lo senti gli dici Ciccio tutto a posto». Il riferimento è a Agostino Iaccarino, manager della Romeo, e il suggerimento è di tranquillizzarlo. Ma dopo poco De Simone torna sull'argomento con Russo: il problema, questa volta, arriva dal reparto di laringoiatria dove nessuno è andato a fare le pulizie. È preoccupato che possano essere fatti controlli per verificare le cariche batteriche e che possano risultare positivi ed è in ansia perché con le criticità che si accumulano teme di trovarsi in difficoltà anche lui e vuole cautelarsi. «Invece di preoccuparsi e di dolersi del disservizio e delle criticità - si legge negli atti dell'inchiesta - si preoccupa del fatto di non poterle ignorare o meglio di poterle ignorare ma fino a un certo punto». Il medico teme che un controllo possa svelare la presenza di batteri. «Vedi che devi fare - dice a Russo - fai una riunione con i capi squadra, il pomeriggio devono rispondere al telefono... fate controlli perché d'estate sappiamo che va a succedere... È capitato in quarta medicina, in otorinolaringoiatria, in oculistica... cioè in una settimana sette criticità... sono assai, scusami ma te le devo dire queste cose, altrimenti mi scrivono in una maniera esagerata». I carabinieri del nucleo investigativo faranno dei sopralluoghi. Da quei controlli emergeranno carenze dei macchinari utilizzati rispetto a quelli previsti nell'offerta tecnica: mancano i battitappeto, e ci sono una sola scopa elettrica a fronte delle 20 previste dall'offerta tecnica, un solo porter elettrico invece di tre, nove aspiraliquidi invece di sedici, due idropulitrici invece di dieci. Manager della Romeo e dell'ospedale motiveranno facendo riferimento a «questioni gestionali» e spiegheranno che alcune di quelle attrezzature erano al Centro direzionale e non sul cantiere per evitare di appesantire i solai. «Falso» dicono gli inquirenti, perché quelle attrezzature avrebbero potuto essere sistemate nei due locali del seminterrato del Cardarelli sufficientemente ampi per contenere tutto.