Violentata a Bologna, fermato il maniaco: è Tivadar, il palpeggiatore seriale già preso nel 2014

Violentata a Bologna, fermato il maniaco: è Tivadar, il 'palpeggiatore seriale' già preso nel 2014
Violentata a Bologna, fermato il maniaco: è Tivadar, il 'palpeggiatore seriale' già preso nel 2014
Giovedì 19 Aprile 2018, 12:38 - Ultimo agg. 20 Aprile, 09:43
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Torna l'incubo a Bologna, e il responsabile era sempre lo stesso: la squadra mobile della Polizia del capoluogo emiliano ha eseguito un fermo, emesso dal pm Michele Martorelli, nei confronti di un romeno, Cesarin Tivadar, un trentenne maniaco seriale che nel 2014 seminò la paura nella zona universitaria di Bologna. «È un fatto molto grave», ha detto il suo difensore, l'avvocato Ercole Cavarretta. E parlando del suo assistito ha affermato: «Fa male soprattutto alle vittime - ha detto il legale - ma anche a se stesso».

Tivadar avrebbe aggredito una ragazza all'alba di domenica mattina, una studentessa universitaria, seguita e aggredita intorno alle 6 in vicolo Santa Lucia, pieno centro storico, nell'androne di casa. La giovane ad un certo punto è riuscita a divincolarsi e a fuggire nel proprio appartamento. L'indagine, condotta dalla sezione 'contrasto alla violenza di genere', in raccordo con la Procura, ha identificato l'uomo grazie ad acquisizione di immagini di telecamere e ad altri riscontri. Il fermo è scattato ieri sera.

«Ero ubriaco» ha detto ieri Cesarin Tivadar ai poliziotti della squadra Mobile che lo hanno fermato per violenza sessuale, dopo l'aggressione a una studentessa 20enne avvenuta all'alba di domenica a Bologna. Il romeno avrebbe spiegato di sentire una specie di impulso irrefrenabile, hanno raccontato gli investigatori, a seguire e mettere le mani addosso a ragazze che incontra casualmente per strada. È la stessa giustificazione che il giovane aveva dato anche dopo l'arresto del 2014, quando chiese scusa alla città e alle sue vittime dicendo di non riuscire a controllarsi quando esagerava con l'alcol. L'uomo è stato rintracciato a casa della madre, in zona Barca, dove era tornato ad abitare dopo un periodo trascorso all'estero. «Siete venuti in dieci per mio figlio?» è stata la reazione della donna all'arrivo dei poliziotti. Dopo l'arresto a gennaio 2014, Tivadar trascorse qualche mese fra carcere e domiciliari, poi a luglio dello stesso anno aveva patteggiato una condanna a due anni, con pena sospesa, ed era tornato libero. 



Tivadar, 30 anni, conosciuto anche come il 'palpeggiatore di Bologna', aveva aggredito numerose donne. L' identikit con il suo volto dai capelli biondi fu affisso in tutta la città e fece il giro del web, prima della sua cattura in Danimarca. In tribunale si scusò e patteggiò due anni, con pena sospesa. È rimasto quindi in libertà, fino a ieri sera. Difeso dall'avvocato Ercole Cavarretta, fu arrestato a fine gennaio 2014 con mandato d'arresto europeo e poi fu giudicato per due sole aggressioni sessuali di un paio di settimane prima, nonostante all'inizio gli accertamenti fossero su numerosi episodi di cui era sospettato.



Bologna infatti in quei giorni visse un periodo di forte preoccupazione e allarme, con segnalazioni che si moltiplicavano e alcuni gruppi social che avevano preso a ironizzare sul biondino palpeggiatore (di cui era stato diffuso un disegno/identikit che alla fine si rivelò non essere poi così simile al vero) che risultava inafferrabile.
La vicenda processuale si chiuse in pochi mesi, a luglio, dopo l'interrogatorio davanti al procuratore aggiunto Valter Giovannini, in cui l'indagato aveva ammesso le proprie responsabilità per due episodi e chiesto scusa, alle vittime e alla città. 
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