Addio allo storico del Medio Oriente Bernard Lewis, profeta dello «scontro di civiltà»

Bernard Lewis
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Domenica 20 Maggio 2018, 14:08 - Ultimo agg. 14:18
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Lo storico britannico naturalizzato statunitense Bernard Lewis, insigne orientalista di fama internazionale, gigante degli studi sul mondo arabo e dell'Islam, il primo a coniare nel 1990 in un articolo l'espressione "scontro di civiltà" che Samuel Huntington avrebbe reso popolare, è morto ieri in una casa di riposo a Voorhees, nel New Jersey, all'età di 101 anni.

L'annuncio della scomparsa è stato dato dal suo intimo amico e
co-autore Buntzie Churchill al Washington Post.

Le tesi di Lewis sul mondo islamico hanno influenzato anche la politica antiterroristica dell'amministrazione del presidente americano George Bush, che poi portò all'attacco all'Iraq di Saddam Hussein dopo gli attentati alle Torri Gemelle del 2001.

Professore emerito di studi mediorientali dell'Università di Londra (1949-1974) e alla Princeton University (1974-1990), Lewis è autore di una vasta bibliografia, con oltre trenta libri, tradotti in otto lingue. In italiano sono stati pubblicati: da Il Mulino "Europa barbara e infedele" (1983), "Semiti e antisemiti" (1990), "Le molte
identità del Medio Oriente" (2011); da Laterza "Il linguaggio politico dell'Islam" (1991), "I musulmani alla scoperta dell'Europa" (1991), "L'Europa e l'Islam" (2005), "Gli arabi nella storia" (2001), "La
costruzione del Medio Oriente" (2003); da Mondadori "Gli assassini" (1992), "Il Medio Oriente" (1996), "Il suicidio dell'Islam" (2002), "La crisi dell'Islam. Le radici dell'odio verso l'Occidente" (2004) e "Le origini della rabbia musulmana" (2009).

Altri libri apparsi in italiano sono: "Gli ebrei nel mondo islamico" (Sansoni 1991); "Culture in conflitto. Cristiani,
ebrei e musulmani alle origini del mondo moderno" (Donzelli 1997); "La sublime porta. Istanbul e la civiltà ottomana" (Lindau 2015). Nello studio della civiltà islamica, Lewis è stato tra i primi a mettere in
evidenza i fattori socio-economici e a rinnovare il metodo di ricerca utilizzando la documentazione d'archivio dello stato ottomano. Si è interessato in particolare dei movimenti ereticali dell'Islam
medievale degli influssi culturali tra Oriente e Occidente.

Nato a Londra il 31 maggio 1916, da una famiglia ebraica, Lewis si laureò in storia medievale e si specializzato in storia del Medio Oriente e dell'Islam svolgendo parte dei suoi studi universitari al Cairo, conoscendo perfettamente le lingue ebraica e araba e compiendo le proprie ricerche attingendo sempre alle fonti originarie. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale Lewis lavorò per i servizi segreti britannici.

Considerato uno dei massimi studiosi del Vicino Oriente, Lewis iniziò la carriera accademica come professore della School of Oriental and African Studies dell'Università di Londra ottenendo in seguito la cattedra di Studi sul Vicino Oriente alla Princeton University. Arabista e turcologo specializzato sulla storia dei popoli islamici e
sui rapporti tra l'Islam e l'Occidente, si è guadagnato la fama di gigante degli studi sull'Islam. È stato tra i curatori della Cambridge History of Islam, strumento di riferimento fondamentale per
gli studiosi.

Le prese di posizioni di Lewis sul pensiero dell'Islam moderno e contemporaneo sono state spesso al centro di discussioni e polemiche, uscendo anche dai ristretti ambiti accademici. Nel 1976, tre anni prima della Rivoluzione islamica di Khomeini a Teheran, Lewis, sulla rivista conservatrice Commentary, parlò di "Ritorno
dell'Islam".

Nel 2001, pochi giorni dopo l'attacco alle Torri Gemelle a New York, Lewis espose le sue tesi sull'Islam al Defense Policy Boards della Casa Bianca e suggerì di attaccare l'Iraq, riuscendo poi a convincere
i più stretti collaboratori del presidente americano George Bush. La tesi di Lewis è che nei paesi musulmani va promossa dall'Occidente non la stabilità a ogni costo - con i soliti tiranni - ma la democrazia, se necessario anche con la forza.

Questo infatti è a suo parere l'unico modo per strappare il mondo musulmano dall'umiliazione verso se stesso e dall'odio verso l'Occidente cristiano accumulati a partire dalla fallita conquista di Vienna nel 1683, e poi col declino e il crollo dell'impero ottomano, il fallimento del nazionalismo arabo. E questa è anche l'unica via -
sempre a suo parere - per sconfiggere il terrorismo islamista. 

In un suo libro del 1990 intitolato "Modern Jihad and the Roots of Muslim Rage" Lewis anticipò le tesi di Samuel Huntington, definendo lo scontro tra Islam e Occidente in termini di scontro di culture.

La stessa tesi è stata sviluppata nel libro "La crisi dell'Islam. Le radici dell'odio verso l'Occidente" (2004): Lewis non ritiene affatto la cultura e la religione musulmane incompatibili con la democrazia. Ritiene sbagliata l'idea - largamente condivisa in Occidente - secondo cui solo classi dirigenti laicizzate potranno governare
democraticamente un paese musulmano. Ha piena fiducia che la democrazia può trovar casa nell'Islam delle moschee e piantare radici nella stessa fede coranica.
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