Ancelotti, un grande nome:
l'unico possibile dopo Sarri

Ancelotti, un grande nome: l'unico possibile dopo Sarri
di Francesco De Luca
Mercoledì 23 Maggio 2018, 08:50 - Ultimo agg. 14:47
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Il colpo di scena a poche ore dall’incontro che il rappresentante di Sarri avrebbe avuto oggi con De Laurentiis per discutere il rinnovo o la separazione. Nel salone degli uffici romani del produttore, dove sono esposte le tre coppe vinte dal suo Napoli, s’è affacciato ieri sera Ancelotti. Uno dei più grandi allenatori al mondo, l’unico in grado di sostituire - in campo e nel cuore della gente - l’uomo che ha riacceso i sogni di Napoli. 

C’è da definire la chiusura del rapporto con Sarri prima di poter eventualmente annunciare l’inizio dell’era Ancelotti, un allenatore che ha vinto in Italia, Spagna, Francia, Inghilterra e Germania e ha alzato al cielo tre volte la Champions League, compresa la Decima con il Real Madrid; un professionista che ha lavorato con i migliori al mondo, a cominciare dal Pallone d’oro Cristiano Ronaldo. Carlo era fermo da mesi, dopo il divorzio dal Bayern Monaco aveva valutato proposte dalla Premier League e respinto quella della Nazionale. Ha scelto di vivere in Italia e De Laurentiis gli ha proposto questo percorso, una novità per chi ha lavorato in top club mondiali.

Ecco il punto: quale piano tecnico potrebbe offrire il presidente di un club attento ai bilanci a un allenatore che allena da sempre i più forti e i più pagati? De Laurentiis aveva chiaramente escluso in colloqui indiretti con Sarri la possibilità di avvicinarsi a top player milionari, ad esempio l’esterno Sané del City indicato dal tecnico toscano in un pranzo a metà gennaio. Ma il progetto con Ancelotti è speciale e dunque meriterebbe un particolare riguardo sotto l’aspetto economico dal club che ha evidentemente l’intenzione di riappropriarsi della scena europea dopo quanto è accaduto in questa stagione, con le rinunce prima alla Champions e poi alla Europa League. Ci saranno da investire parte delle quote per la qualificazione in Coppa e i ricavi delle cessioni. L’idea è riproporre - con uomini e prospettive differenti - lo scenario di cinque anni fa, quando De Laurentiis chiuse il rapporto con Mazzarri (anche lui arrivato secondo e in Champions) e si affidò a Benitez, fresco vincitore dell’Europa League con il Chelsea. Una mossa che riuscì ad attirare giocatori di buon profilo internazionale e ciò potrebbe accadere anche in questa estate. 
 

Uno dei primi punti da chiarire è la posizione di Hamsik, il capitano. La notizia arrivata dalla Slovacchia ha scosso la tifoseria azzurra: Marek riflette sulla maxi-offerta ricevuta dalla Cina e 10 milioni di motivi (di euro a stagione, cioè) possono spingerlo lontano dalla squadra in cui gioca da undici stagioni. Sembrava impossibile, considerando il forte legame tra Hamsik e la città, tra lui e la comunità di Pinetamare - a un passo dal centro tecnico di Castel Volturno - che lo ha adottato dall’estate del 2007, quando si presentò con quel viso da bambino (aveva 19 anni) e senza cresta nella sede sociale del Napoli, bravo a strapparlo a club all’epoca più quotati.

Hamsik e suo padre Richard dicono che il ciclo è finito. È comprensibile che si voglia voltare pagina davanti a un ricchissimo assegno. Forse Marek, a prescindere dai record raggiunti (più di 500 partite in azzurro, superati i gol di Maradona), si è sentito a disagio in una stagione in cui vi sono stati molti periodi grigi. Non è più intoccabile, come testimoniano le 34 sostituzioni in 49 partite. Una percentuale impressionante di cambi: il 69 per cento. E quasi tutti con Zielinski. È cresciuto molto il polacco, uno dei grandi investimenti dell’estate 2016, il dodicesimo uomo per Sarri, ed è destinato ad essere il titolare del Napoli 2018-2019 in caso di partenza dello slovacco dotato di gran classe che aveva rifiutato offerte perché legato a questa squadra e a questa città. Il Milan si era fatto avanti nel 2011 attraverso il potente Raiola, la Juve un po’ più recentemente (il suo sponsor è il vicepresidente ceco Nedved). Rifiuti apprezzati da De Laurentiis. Ma adesso, dice Marek, è il momento di cambiare.

I cicli finiscono. La continuità di un gruppo è fondamentale per i risultati, però ci possono essere i cambiamenti di uomini. I progetti si rinnovano per non avere poi rimpianti e ciò può essere una fortuna. Se si ha paura di aggiornarsi, cioè del futuro, è difficile aspirare a grandi traguardi. Questo vale anche per Sarri, che aveva espresso dubbi sulla permanenza a Napoli collegandoli alle possibili partenze di più giocatori. Nessuno gli avrebbe chiesto di far meglio del secondo posto e di andare oltre i 91 punti, però lui non se l’è sentita (e lo ha detto con chiarezza) e ha poi aperto un confronto tatticamente difficile con De Laurentiis, che di fatto lo ha congedato prima di incontrarlo, percependo che Maurizio non aveva più voglia di continuare. Anzi, «di rischiare», come disse il suo presidente due mesi fa. Resta da capire quale sarà il futuro di questo allenatore che ha fatto sentire nuovamente grandi gli azzurri. Quello del Napoli ha iniziato ad assumere contorni più nitidi ieri sera, a un passo dal Quirinale. Ma alla Filmauro c’è stata una sola consultazione.
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