Terzo strumento di democrazia diretta è «la valorizzazione» della legge di iniziativa popolare, con l'obbligo che essa sia discussa e votata dalle Camere: anche qui una riforma presente nel ddl Renzi-Boschi. Nel frattempo, ha detto Fraccaro, il governo attiverà presto un portale attraverso il quale i cittadini potranno dare il proprio parere sulle leggi. Dalla bicamerale di D'Alema e da quella della scorsa legislatura, Fraccaro ha preso il taglio del numero dei parlamentari, scegliendo la strada di D'Alema: mantenimento di un Senato elettivo e sforbiciata nei numeri: 400 deputati e 200 senatori. Quanto alla legge elettorale essa, ha detto Fraccaro, «non è nel contratto di governo» e quindi è affidata alla volontà del Parlamento: il governo si limiterà ad adattare il Rosatellum al numero ridotto di parlamentari. Quanto ai cambi di casacca Fraccaro non ha messo in discussione l'articolo 67 della costituzione, come in passato avevano fatto i grillini proponendo l'introduzione del vincolo di mandato, che farebbe dell'Italia un unicum in Occidente.
Meglio un meccanismo nei Regolamenti parlamentari che scoraggi i passaggi da un gruppo all'altro.
E ancora abolizione del Cnel, anch'essa nel ddl Renzi-Boschi, che ha provocato una reazione di protesta degli interessati. Ironica Maria Elena Boschi: «hanno scoperto che le nostre riforme erano buone». Fraccaro ha concluso parlando di «Terza Repubblica» sintetizzata così: «dare più potere ai cittadini; avvicinare le decisioni ai cittadini; semplificare la vita ai cittadini».