Nigeriano pestato, l'ira del vescovo:
«Atto inumano, clima intollerante»

Nigeriano pestato, l'ira del vescovo: «Atto inumano, clima intollerante»
di Enrico Ferrigno
Sabato 14 Luglio 2018, 10:04
3 Minuti di Lettura
«Ciò che accaduto è gravissimo perché rompe un equilibrio sociale che era consolidato in una città dove finora non c'erano stati episodi significativi di intolleranza». Monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, non nasconde la sua preoccupazione per notte di straordinaria violenza culminata nel pestaggio da parte di alcuni residenti di un giovane nigeriano ubriaco che aveva frantumato i parabrezza delle auto in sosta, E va all'attacco: «Questo clima che vede il migrante come nemico purtroppo ha anche un espressione di governo».

LO SCENARIO
Il vescovo, in Trentino insieme con i ragazzi della sua diocesi, ha appreso dell'accaduto dai giornali. «Fino ad oggi ad Acerra c'è stata sempre una sostanziale pacifica convivenza tra immigrati e residenti», commenta con amarezza. In città vivono circa 2mila immigrati ufficialmente censiti, ma gli «irregolari» sarebbero almeno un altro migliaio. In massima parte sono concentrati nei quartieri a ridosso del centro antico e finora non si erano mai verificati episodi gravi di intolleranza: soltanto una manifestazione pacifica, due anni fa, contro l'ipotesi di localizzare ad Acerra alcuni rifugiati.

ALTA TENSIONE
Insomma, nulla che facesse presagire quella reazione culminata nel pestaggio da parte dei residenti del migrante nigeriano colpevole di aver danneggiato le auto. Botte da orbi, ma non solo: il giovane è stato anche travolto da uno scooter bianco. «Tutto questo è stato sicuramente causato da un disagio sociale che si avverte da un po' - continua Di Donna - ma anche e soprattutto da un clima ormai dilagante in Italia che vede nell'immigrato il nuovo se non l'esclusivo nemico del Paese».

 

CRITICA E AUTOCRITICA
Per il vescovo di Acerra non ci sono dubbi, ad avvelenare una sostanziale convivenza civile è soprattutto quella visione che mette alla porta i principi di solidarietà e di accoglienza che sono alla base del Cattolicesimo. «E quello che mi spaventa sono anche quei commenti inumani che vengono postati sui social - sottolinea - messaggi che alimentano ancor di più quel clima di intolleranza e di odio verso i migranti ed i neri: sono a dir poco intollerabili per un cristiano». Ma la sua preoccupazione non risparmia nemmeno la chiesa. «Ci dobbiamo interrogare - dice - dobbiamo chiederci se stiamo facendo tutto il possibile per favorire un processo di integrazione. Se la situazione è questa, allora significa che dobbiamo fare ancora di più».

LE INDAGINI
Le indagini sulla notte di violenza da parte della polizia di Acerra diretta dal vicequestore Antonio Galante proseguono senza sosta. Per il momento a finire sul registro degli indagati per danneggiamento è stato il giovane nigeriano di 21 anni: i proprietari delle auto prese di mira sono stati ascoltati ieri in commissariato. L'immigrato ha lasciato la clinica dei Fiori dove era stato ricoverato per contusioni ed una sospetta frattura. All'attenzione degli investigatori video e foto postati su Facebook che possono chiarire la dinamica dell'accaduto. Video e foto in poche ore divenuti virali e corredati da centinaia di post: tra i messaggi, quelli di chi si vantava di aver picchiato il giovane migrante insieme con una piccola folla inferocita. Tutti questi commenti sono stati cancellati dall'amministratrice del gruppo «Sei Acerrano se» perché ritenuti offensivi. Ieri sera a piazza Castello un presidio promosso dalle associazioni confluite nel progetto «Acerra resta umana» a favore dell'integrazione multietnica.
IL COMMENTO
Alla vicenda ha fatto riferimento anche il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, elencando una serie di reati commessi da nigeriani: «Un immigrato nigeriano ieri ad Acerra ha distrutto delle auto in sosta e aggredito dei passanti e rischiato il linciaggio da parte dei cittadini inferociti, costringendo ad un difficile intervento la polizia. Dal 2013 al 2017 in Italia sono arrivati oltre 100mila nigeriani, tutti poveretti che scappavano da chissà quali guerre».
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