Marcello Fonte, il protagonista di Dogman: «Eccomi, dalla discarica all’assedio delle donne»

Marcello Fonte, il protagonista di Dogman: «Eccomi, dalla discarica all’assedio delle donne»
di Gloria Satta
Sabato 21 Luglio 2018, 00:05 - Ultimo agg. 28 Agosto, 13:18
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Tutti lo cercano, tutti lo vogliono. Dopo il trionfo di Dogman, il noir di Matteo Garrone per cui ha vinto il premio d’interpretazione a Cannes, Marcello Fonte ha ricevuto 22 sceneggiature. «Ma non ne ho letta nemmeno una, sono ancora frastornato. Mi serve tempo per prendere la giusta distanza da tutto quello che mi sta succedendo», dice l’attore ritirando all’Ischia Global Fest un nuovo premio per il ruolo poetico e violento del ”canaro”. Cresciuto in Calabria poverissimo («abitavamo in una discarica»), 39 anni, schivo, minuto, sorriso malinconico e umano, ”Marcellino” è la sorpresa del cinema italiano. Eppure continua ad abitare in un camerino dell’ex Cinema Palazzo occupato, a San Lorenzo. E spiazza tutti annunciando il nuovo progetto: l’autobiografia Notti stellate, in libreria con Einaudi a novembre. 

Perché ha sentito il bisogno di raccontarsi? 
«Dopo il successo di Dogman tutti sono curiosi di sapere chi sono, da dove arrivo, cosa ho fatto. Pensavo al libro da tempo, è venuto il momento di scriverlo». 

E cosa verrà fuori?
«La storia di un bambino che, cresciuto senza niente, ruba alla vita tutto quello che può. Eravamo sette fratelli, abitavamo sotto in una baracca sotto le lamiere, ma l’allegria non ci è mai mancata». 

E oggi, con il successo, è molto cambiata la sua vita?
«Girando il mondo per promuovere Dogman imparo milioni di cose, mi riempio gli occhi, faccio incontri che non mi sarei mai sognato». 

Anche le donne fanno la fila per conoscerla?
«Si, oggi ne ho tante intorno ma trovo difficile fidarmi: non so mai se vogliono me, Marcello, o l’attore famoso. Attualmente sono single, ma per trovare una compagna andrò in un posto dove nessuno mi conosce presentandomi come un contadino, o come un pezzente».

Ultimo amore?
«Si chiamava Isabella. Un giorno la portai con me al teatro, nell’ex Cinema Palazzo: S’innamorò di un altro attore e mi lasciò per lui».

Cosa deve avere una donna per piacerle?
«Preferisco dirle cosa non deve avere: la spocchia. Amo la semplicità e la sincerità». 

L’aspetto migliore del suo successo? 
«L’amicizia con Garrone. Mi ha dato tanto coraggio, mi ha migliorato sia come uomo sia come attore. È un maestro di vita. Con lui andrei in capo al mondo».

Le ha già offerto un ruolo nel suo Pinocchio?
«Ancora no, ma io non gli chiedo nulla. Aspetto umilmente che si faccia avanti con una proposta».

C’è un risvolto negativo alla celebrità?
«L’equivoco secondo cui sarei un attore improvvisato, reclutato dalla strada. Ma io recito da anni, ho tante esperienze alle spalle sia nel cinema sia in teatro. E non sopporto chi mi chiede se mi sono montato la testa».

Se l’è montata?
«Non scherziamo. Sto molto attento a rimanere me stesso, a non diventare un attore arrogante o presuntuoso. Ci tengo a mantenere la mia umanità. Non voglio farmi violentare da chi vorrebbe impormi un modello di vita diverso».

Ma dove ha imparato a recitare? 
«Studiando tanto da autodidatta. Ho solo la terza media, ma ho imparato tutto dalla vita. Non esistono solo le accademie. Un attore si forma accumulando le esperienze».

Non le pesa vivere accampato in un camerino? 
«Sogno un loft tutto mio, è vero, ma finché il lavoro non diventa continuativo non posso permettermi un affitto: nessuno ti regala niente. Per il momento mi faccio bastare un letto, un tavolo e un computer. Non ho altre esigenze».

Qual è la lezione più importante che ha imparato negli ultimi tempi?
«Che nella vita tutto può cambiare con estrema rapidità. Bastano quattro parole per ribaltare un’esistenza».

E le sue quattro parole quali sono? 
«Lamiere, baracche, pioggia, applausi».

Ha un sogno, Marcello?
«Vorrei chiudermi in una stanza e fare l’amore per 15 giorni di seguito con la donna giusta. Ma sia chiaro: il sesso non mi basta, cerco l’amore».
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