Scrivi «idiot», appare Trump. Imbarazzo di Google che si scusa, ma il risultato non cambia

Scrivi «idiot», appare Trump. Imbarazzo di Google che si scusa, ma il risultato non cambia
di Paolo Travisi
Martedì 24 Luglio 2018, 14:54 - Ultimo agg. 15:19
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Chissà se è riuscito ad intaccare l'umore del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, lo scherzo, per così dire, che un gruppo di attivisti inglesi gli ha riservato nel corso della sua visita in Inghilterra. Si perché secondo Google, sezione Immagini (patriotticamente difeso da Trump su Twitter dopo la notizie della maxi multa dell'Ue) Trump è un “idiot”. Un idiota. Provate a scrivere la parola inglese su Google, cliccate sulle Immagini ed usciranno decine di queste con la faccia di Donald Trump. In una in particolare, appare il presidente con il fungo di una bomba atomica al posto dei capelli e la scritta Google. Come è possibile vi chiederete. Si chiama Google Bombing, il fenomeno digitale che consiste nel bombardare il motore di ricerca associando articoli e post alla parola “idiota”, che diventa una sorta di parola chiave per Google, che a sua volta la aggancia alla foto dell'inquilino della Casa Bianca. Un nuovo modo di protesta che alcuni attivisti anti-Trump hanno organizzato la scorsa settimana durante la visita istituzionale nel paese di Sua Maestà. Il bombardamento è stato talmente efficace che a distanza di giorni, Google non cessa di associare Trump all'aggettivo, anche perché la copertura mediatica che sta avendo la notizia non fa altro che generare nuovo traffico verso l'associazione delle due parole, tanto che i vertici dell'azienda hanno diramato un comunicato per scusarsi: “a volte i risultati della ricerca possono includere elementi di disturbo, ma le opinioni espresse da questi siti non sono in alcun modo approvate da Google. Il posizionamento dipende in gran parte da algoritmi informatici che utilizzano migliaia di fattori per calcolare la pertinenza di una pagina per una determinata query”. Nella storia del motore di ricerca più usato al mondo, non è la prima volta. Un paio di anni fa, è accaduto anche all'ex-presidente americano Bill Clinton, associato alla parola “rapist” (stupratore) proprio mentre sua moglie Hillary, stava rivaleggiando con Trump per la corsa alla Casa Bianca. E prima ancora a Michelle Obama, associata alla foto, evidentemente razzista, di una scimmia con gli orecchini. 
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