Gomorra 4, l'appello di don Merola: «Introdurre la figura dello Stato nella fiction»

Don Luigi Merola
Don Luigi Merola
di Antonio Folle
Sabato 11 Agosto 2018, 12:45
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In queste settimane procedono di gran lena le riprese dell'attesissima quarta serie di Gomorra 4 e la città è già spaccata in due. Da un lato chi si dice contrario alla narrazione "a senso unico" dei fatti criminali e dall'altro chi vuole che la fiction resti così com'è. Don Luigi Merola, parroco napoletano fondatore de "A' Voce de Creature" e da anni in prima fila nel contrasto alla criminalità organizzata ha lanciato un appello ai registi e agli sceneggiatori della popolarissima serie tv. Nella fiction nata dal romanzo di Roberto Saviano, infatti, si nota fin dalle prime battute l'assenza pressochè totale dello Stato. La narrazione ruota quasi esclusivamente attorno alle vicende umane e criminali dei clan di camorra. Una assenza decisamente "pesante" che il prete impegnato soprattutto nel recupero di giovani e giovanissimi provenienti da quartieri a rischio ha voluto assolutamente rimarcare.

«Si riparla già tantissimo di Gomorra 4 e si dice che in questa serie irromperà la storia del clan Polverino - ha scritto don Luigi Merola -fino ad ora si era parlato di Napoli e adesso la scena si sposterà anche in provincia, quasi come a voler coinvolgere un ulteriore parte di pubblico, quei ragazzi della provincia che si erano sentiti esclusi e questo mi preoccupa molto. Il dovere di cronaca è sacrosanto e lo è il diritto di poter raccontare ed inventare storie - prosegue - ma possibile che regista, sceneggiatori e attori non si siano resi conto che i ragazzi purtroppo non fanno altro che emulare atteggiamenti e comportamenti di appartenenti ai clan? Possibile che non abbiano introdotto, all’interno della serie,in tutti questi anni,figure di magistrati coraggiosi, impegnati nel loro lavoro, forze dell’ordine che sgominano interi clan. Va anche bene raccontare della camorra ma esiste anche lo Stato fatto di persone che credono nel loro lavoro che ogni giorno combattono per un ideale di giustizia».

L'appello del parroco anticamorra arriva con ogni probabilità anche a seguito degli ultimi fatti criminali che hanno visto coinvolti giovani e giovanissimi. Emblematico, da questo punto di vista, il doppio episodio che ha visto come protagonista le baby gang scatenate che ormai fanno il bello e il cattivo tempo in città. Dopo l'episodio di Arturo, aggredito a via Foria da un gruppo di giovanissimi del quartiere, in molti si aspettavano una reazione da parte della società civile ma sono rimasti irrimediabilmente delusi. Da questo punto di vista il "riequilibrio" delle forze anche dal punto di vista della narrazione potrebbe rappresentare un messaggio positivo per i tanti giovani che seguono una delle fiction più popolari di sempre. 

«Perché non fornire l’immagine di un ufficiale - l'appello di don Luigi - di un magistrato che sia più forte dei camorristi, più preparato culturalmente ma anche più furbo, più scaltro? Purtroppo sì dà ancora una volta risalto alla figura di un camorrista “eroe”, senza paura, i cui comportamenti e il modo di parlare saranno per l’ennesima volta scimmiottati da una generazione che di tutta questa storia sta conoscendo solo il Male». 
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