Scuole a rischio crollo, la rivolta dei sindaci: «No al gioco del cerino»

Scuole a rischio crollo, la rivolta dei sindaci: «No al gioco del cerino»
di Marco Esposito
Mercoledì 29 Agosto 2018, 07:30 - Ultimo agg. 14:36
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«L'Italia è il paese del passaggio del cerino, ma noi sindaci non ci stiamo più». Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e responsabile nazionale Anci per la finanza locale, condivide e rilancia l'appello del sindaco di Benevento Clemente Mastella per un intervento chiaro entro l'inizio dell'anno scolastico. Sette scuole su dieci, infatti, non hanno il certificato di vulnerabilità sismica, obbligatorio nelle aree a rischio. La scadenza per produrlo era il 31 agosto 2018 ma il ministero dell'Istruzione ha concesso più tempo, fino al 31 dicembre, perché i risultati del bando sono stati pubblicati poche settimane fa.
 
«Chiediamo un incontro urgente al ministro Bussetti e al premier Conti - propone Castelli - per ottenere un codice di comportamento chiaro. Altrimenti è solo ipocrisia: il sindaco diventa la polizza per esonerare altri pezzi dello Stato da qualsiasi responsabilità».

«Mastella ha ragione: i sindaci sono di fronte a un problema quasi insormontabile - osserva Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza e responsabile in Anci per i lavori pubblici - le verifiche alle nostre 22 scuole sono in corso ma se ci sono interventi da fare dove trovo le risorse? In Italia dobbiamo capire che il cemento armato è un materiale che si degrada e molti edifici si stanno avvicinando al momento del fine vita».

La responsabile dell'Anci per la scuola è il vicesindaco di Firenze Cristina Giachi. «Deciderà il direttivo quale linea politica seguire - spiega - ma è evidente dopo la sentenza di Grosseto che si sta scaricando ogni responsabilità sui sindaci. I quali adesso sono costretti a valutare caso per caso, sapendo che non deve essere messa a repentaglio la vita dei ragazzi. Purtroppo dal governo come primo segnale è arrivata la chiusura dell'Unità di missione dell'edilizia scolastica presso Palazzo Chigi».

L'Unità di missione aveva provato a fare ordine tra le tantissime norme in materia. Se ne contano addirittura 44, approvate tra il 1994 e il 2018, con finalità spesso sovrapponibili. Il risultato è che i fondi scorrono lentamente tra le pieghe del bilancio statale e gli enti proprietari degli edifici scolastici, cioè Province (o Città metropolitane) e Comuni. Con le Regioni che hanno un ruolo nella distribuzione intermedia dei fondi ripartiti a livello nazionale.

La Regione che vive il momento più delicato è il Molise, dopo il terremoto di questa estate e il possibile arrivo di nuove e maggiori scosse. «Pochissime delle scuole del nostro territorio hanno la certificazione di vulnerabilità sismica - ammette il presidente della Regione, Donato Toma - a Campobasso e a Isernia ci sono criticità enormi e c'è un problema di reperimento di risorse, anche se noi come Regione le stiamo trovando e abbiamo messo a punto il piano triennale. Sul rischio di una forte scossa in Molise però - aggiunge Toma - vorrei che si evitassero allarmismi. Nessuno ha fatto né poteva fare una previsione, si è solo parlato della possibilità che nella settimana successiva ci potesse essere una forte replica, che poi non c'è stata. Adesso siamo più tranquilli ma, nello stesso tempo, non c'è mai da stare tranquilli perché la nostra è una zona sismica e tutte le costruzioni dovranno essere adeguate». Proprio ieri è arrivato l'annuncio del sindaco di Pescolanciano, in provincia di Isernia, della chiusura dell'unica scuola del paese perché «non ha superato le verifiche antisismiche», come ha dichiarato il sindaco, Manolo Sacco.

Situazione tesa anche in Sicilia, dove ieri sera il presidente Nello Musumeci ha tenuto un vertice con i sindaci dei Comuni capoluogo: «Dobbiamo prendere consapevolezza del problema - afferma - e per questo motivo costituiremo, la prossima settimana, un'unità di crisi che si riunirà periodicamente per capire come sta procedendo il lavoro di ricognizione sugli istituti scolastici. Abbiamo bisogno di nuovi tecnici, di un confronto con i nove prefetti dell'isola e i comandanti provinciali dei vigili del fuoco». Secondo i dati dell'anagrafe regionale il 60% delle strutture scolastiche siciliane non è in regola con le certificazioni antisismiche e il 70% è senza l'agibilità. «Abbiamo chiesto agli enti proprietari degli immobili - continua Musumeci - se abbiano mai provveduto a effettuare una verifica sulla sicurezza degli edifici che ospitano gli istituti scolastici e, in ogni caso, di continuare a fare accertamenti. Dai dati emersi viene fuori un quadro preoccupante».

In Campania, infine, partiranno a giorni le verifiche da parte degli uffici della Regione sui progetti di interventi sugli edifici scolastici presentati da Comuni e Province.

L'assessore all'Istruzione della Regione, Lucia Fortini, spiega che «entro il termine del 5 agosto sono stati presentati 900 progetti ammissibili a finanziamento. Una mole enorme, un numero che sapevamo sarebbe stato altissimo e quindi abbiamo stilato una graduatoria chiedendo poi ai primi 50 Comuni di inviare tutta la documentazione relativa. Sono progetti esecutivi, quindi servono tecnici qualificati e non è un procedimento semplice». Si tratta della fase operativa del Piano triennale di edilizia scolastica 2018-2020, con il quale saranno finanziati interventi per l'adeguamento antisismico e la completa agibilità degli edifici, per il piano antincendi, per il completamento di strutture scolastiche non ultimate per carenza di fondi. Fortini non nasconde che «con 4.500 fabbricati adibiti a uso scolastico nell'intera regione, oltre mille scuole e oltre 550 Comuni, 4 Province e una Città metropolitana, solo per la Campania servirebbero 3 o 4 miliardi di euro per rendere la situazione rassicurante».

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