Rio de Janeiro, incendio devasta il Museo Nazionale: inferno di fuoco

Rio de Janeiro, incendio devasta il Museo Nazionale: inferno di fuoco
Lunedì 3 Settembre 2018, 09:06 - Ultimo agg. 4 Settembre, 08:20
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Il Museo Nazionale del Brasile, il più antico del paese sudamericano e una delle più prestigiose istituzioni di storia naturale ed antropologia delle Americhe, è stato totalmente distrutto da un violento incendio, scoppiato nella notte di domenica per cause ancora da accertare, che ha causato un disastro irreparabile per la cultura a livello mondiale.  
 

 

Le fiamme sono divampate intorno alle 19.30 (era circa mezzanotte e mezza in Italia) nel Palazzo di San Cristoforo, ex residenza delle famiglie reali portoghesi e dell'Impero brasiliano (nonché sede dell'Assemblea Costituente Repubblicana), considerato un capolavoro architettonico neoclassico del Nuovo Mondo, nel cuore di Rio de Janeiro. I pompieri hanno impiegato più di cinque ore per controllare il fuoco, ostacolati anche dal fatto che i due depositi vicini al museo erano vuoti, ed è stato necessario pompare acqua da altri punti della città. Anche dal lago del Parco di Boa Vista, che fa parte di quelli che erano i giardini del palazzo. Dopo una prima visita di sopralluogo al museo, il suo direttore, Alex Kellner, ha detto che «il paese è in lutto, ed è tutta la cultura mondiale che sente una perdita». Da parte sua il suo vicedirettore, Luiz Fernando Dias Duarte, ha dichiarato che «questa è una catastrofe totale: sono 200 anni della nostra memoria storica, 200 anni di memoria, di scienza e di cultura che sono stati distrutti». 
 

Nelle sue decine di sale - per una superficie totale di oltre 13 mila metri quadri - il Museo Nazionale custodiva oltre due milioni di reperti, fra i quali i resti di Luzia, il fossile di Homo Sapiens più antico trovato nelle Americhe, risalente al Paleolotico Superiore, e quelli di un dinosauro trovato nel Nordest del Brasile, un Angaturama limai, il più grande rinvenuto nel paese. Mummie egiziane e precolombiane e perfino resti di Pompei sono fra i tesori archeologici persi per sempre nelle fiamme. Ma anche una delle collezioni scientifiche più estese sulle civiltà indigene dell'America del Sud, e una biblioteca per specialisti con oltre mezzo milione di volumi, fra i quali più di 2 mila considerati particolarmente rari.  È rimasto intatta, invece, la Pietra di Bendegò, il più grande meteorite trovato in Brasile, che pesa più di 5 tonnellate e che il direttore Kellner ha usato come metafora della situazione attuale del museo: «abbiamo perso molto - ha detto - ora dobbiamo garantire che il Brasile non perda la sua storia. Il Bendegò ha resistito, resisteremo anche noi». Kellner, come altri, ha sottolineato che, qualsiasi sia stata la causa dell'incendio «la responsabilità è del governo federale», perché «il museo aveva bisogno di assistenza ed erano anni che ne parlavamo», prima di concludere che «questo è il risultato di come trattiamo la nostra storia».

Il presidente Michel Temer, ormai nella retta finale del suo mandato, ha annunciato che ha già preso contatto con «entità finanziarie e aziende pubbliche e private per creare una rete di appoggio economico», che permetta «la ricostruzione del Museo Nazionale nei tempi più brevi».
Ma Katia Bogea, presidente dell'Instituto del Patrimonio Storico e Artistico (Iphan), associato al ministero della Cultura, ha commentato amaramente che il patrimonio perso non può essere restituito.
«È tutto finito, ed è stata una tragedia annunciata».

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