Genova si ferma in ricordo delle 43 vittime del ponte. «È il nostro Ground Zero»

Genova un mese dopo, la città si ferma in ricordo delle 43 vittime del ponte
Genova un mese dopo, la città si ferma in ricordo delle 43 vittime del ponte
Venerdì 14 Settembre 2018, 12:00 - Ultimo agg. 15 Settembre, 10:30
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Genova tutta si è stretta, in lacrime, ma orgogliosa, nel ricordo delle sue 43 vittime, sepolte dalle macerie del Ponte Morandi, esattamente un mese fa. Un crollo che il sindaco, Marco Bucci, interpretando la disperazione di tutti, definisce il «Ground Zero» della città. E in effetti, una cittadinanza intera s'è ritrovata nel luogo simbolo delle grandi manifestazioni, Piazza De Ferrari, per ricordare chi non c'è più, per rendere omaggio ai tantissimi soccorritori e soprattutto per chiedere presto alle istituzioni il nuovo ponte, simbolo di rinascita di una città ferita nel profondo ma per nulla rassegnata, pronta a risorgere più forte di prima.


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Una commemorazione non formale, fortemente sentita, come dimostra il capo dello Stato, Sergio Mattarella, intervenuto sulle colonne del giornale della città, Il Secolo XIX, per ricordare a tutta Italia che «ricostruire è un dovere» e che Genova attende «concretezze nelle scelte». In piazza, dopo le testimonianze degli sfollati, dei vigili del fuoco, anche il premier Giuseppe Conte, accolto da applausi e qualche grido, non di contestazione, semmai di stimolo ad andare più spedito nelle procedure della ricostruzione.

Il premier, all'indomani di un controverso Consiglio dei Ministri, mostra alla Piazza genovese il testo del decreto, promette l'imminente nomina del commissario straordinario.
Ma soprattutto assicura che tornerà a Genova per l'inaugurazione del nuovo ponte. Anche lui adotta lo slogan della serata, assicurando che questo governo «ha Genova nel cuore». Anche Giovanni Toti, applauditissimo, assicura che Genova avrà il suo ponte, «costi quel che costi». «Lo meritano - insiste il governatore azzurro - le 43 vittime, lo meritano le centinaia di migliaia di genovesi che ci credono. Ricostruiremo un ponte bellissimo e ci passeremo sopra insieme perché sarà un risultato di tutti». Anche il sindaco Bucci morde il freno: «Vogliamo fare velocemente e ritornare sul ponte a ottobre o novembre del prossimo anno».


 


Al di là della politica, oggi è stata la giornata dell'emozione, del dolore ma anche dell'identità genovese. A condurre la serata, con tempi di rara umanità e spontaneità, è stato l'attore Tullio Solenghi. Il suo lungo elenco delle vittime, chiamate nome per nome, accompagnato da qualche dettaglio semplice ma prezioso per ognuna di loro, ha scosso profondamente la piazza. Prima in silenzio, poi applaudendo con pudore, tutti i genovesi hanno salutato questa piccola «Spoon River», con la gola strozzata in un pianto senza fine. Ogni genovese ha riconosciuto ancora una volta, in ciascuna vittima, una madre, un padre, un bambino che poteva essere il proprio. Poi lo scoppio in un pianto collettivo quando il popolarismo attore Tullio Solenghi ha ricordato la vittima più piccola, Samuele, appena otto anni, scomparso abbracciando il suo pallone di spider man. «Sono sicuro che giocherò nel cielo con i cherubini».
 
Una identificazione di massa che ha unito tutti, nel dolore, ma anche nella solidarietà e nella voglia di rinascere. «La nostra città è chiamata La Superba. Dopo questo mese eccezionale dovremmo chiamarla l'Orgogliosa», ha concluso Solenghi con gli occhi gonfi i lacrime. Dolore ma anche speranza. Storie di morte, ma anche di vita. Un altro popolare attore genovese, Andrea Bizzarri, ha sollevato la Piazza raccontando la storia di Erik, un bambino nato proprio sul ponte Morandi, l'anno scorso, a bordo della macchina del padre, alle 5 di mattina, mentre cercava di raggiungere l'ospedale. 

 

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