Maria Pirro
Prontosoccorso
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L'emorragia di infermieri

di Maria Pirro
Lunedì 24 Settembre 2018, 18:28
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Ambulanze ferme, reparti in ginocchio, esami rinviati, servizi negati: l'assistenza è compromessa a causa delle carenze di personale in organico. Mancano almeno 53mila infermieri in Italia e chi presta servizio deve seguire in media contemporaneamente undici pazienti, troppi per poter dedicare a ogni malato il giusto tempo e le dovute attenzioni. Così aumentano i rischi di incidenti e malasanità. La situazione più critica in Campania, a lungo afflitta dal blocco del turn-over imposto dal piano di rientro dal deficit della sanità e dove si arriva a 8.937 operatori in meno, in assoluto non il numero più alto ma in proporzione sì: chi è in servizio si fa carico addirittura di 17 malati. A rivelarlo è un'analisi del Centro studi della Federazione nazionale degli ordini degli infermieri (Fnopi) sui dati del conto annuale 2016 del ministero dell'Economia. Un esempio dei disagi? Il trasporto dei neonati in situazioni d'urgenza: due mezzi di soccorso su quattro non possono essere utilizzati.

LE CIFRE
Secondo la mappa, che evidenzia le criticità regione per regione, le uniche ad aver raggiunto la media ottimale di cura, pari a tre infermieri per ogni medico, sono Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Molise e Bolzano. Il resto del paese arranca: si va dai 9.755 infermieri in meno della Sicilia ai 616 infermieri in meno nelle Marche, passando per i 4724 mancanti in Lombardia, 4540 in Sardegna e 4.024 in Calabria. Ciò significa pericoli crescenti: ogni infermiere dovrebbe assistere al massimo 6 pazienti per ridurre del 20 per cento la mortalità. Invece, la media è di 13 in regione come in Lombardia o Molise, 15 come nel Lazio e addirittura 17, come in Campania. Per «correre ai ripari», la Fnopi in una nota ha chiesto «un incontro urgente con il ministro della Salute Giulia Grillo e con le Regioni».

I DISAGI
L'ospedale del Mare, gioiello hitech, è un simbolo della svolta nelle cure attesa e rinviata in Campania, a causa delle carenze di personale, come racconta il sindacalista Enzo Rescigno: «Oculistica e gastroenterologia non funzionano, mentre chirurgia e neuroradiologia interventistica vanno avanti a scartamento ridotto, aspettando i rinforzi». Antonio Eliseo fotografa i disagi che ogni giorno registra all'ospedale dei Pellegrini, nel cento storico di Napoli: «Qui mancano quindici infermieri, è difficile persino garantire i turni». Di più. «Nella notte c'è un operatore socio-sanitario per tutti i reparti e nei giorni festivi manca addirittura, ne resta uno solo in pronto soccorso. Anche il compito di pulire e lavare i ricoverati e gestire la consegna dei pasti ricade sugli infermieri, sottraendo ulteriore tempo all'assistenza». Scarseggiano, inoltre, gli anestesisti, nonostante i concorsi banditi dalla Asl. «Ciò significa che le sale operatorie dedicate agli interventi programmati funzionano la mattina anziché 12 ore. Con ulteriori ripercussioni sulle liste di attesa».

Lello Pavone, a nome della Uil Fpl, aggiunge: «Gli stessi disagi si hanno al San Paolo, dove sono previsti, ad esempio, i reparti di otorino e cardiologia, ma non ci sono infermieri e si opera a giorni alterni, anche qui, a causa del numero ridotto di anestesisti in organico». Conseguenze dirette: «Per una frattura di femore si aspetta in media dieci giorni prima dell'operazione. Senza parlare delle ataviche carenze al pronto soccorso che aumentano la tensione e il pericolo aggressioni. Occorre far scorrere tutte le graduatorie già disponibili per reclutare altri operatori. E farlo subito». Secondo il monitoraggio Fnopi, servono addirittura 1312 infermieri nell'Asl Napoli 1 Centro, 213 nell'ospedale dei Colli, 293 al polo pediatrico Santobono-Pausilipon (che comunque ha il miglior rapporto infermieri-pazienti, uno a otto), 834 nell'Asl Napoli 2 Nord, 768 nell'Asl Napoli 3 Sud, 343 al Cardarelli.

LE FRONTIERE
Qui, al Cardarelli, si registra l'ultima emergenza: i trasferimenti per diagnosi ed esami, all'interno dell'ospedale, già procedono a rilento: «Ma da oggi è chiesto al personale di non superare le 21 ore di straordinario. Solo otto ambulanze fanno la spola da un padiglione all'altro», dice Salvatore Siesto, segretario aziendale della Uil, descrivendo una situazione drammatica: gli autisti dovrebbero essere 45, sono quasi la metà. Assunzioni bloccate da 20 anni, c'è l'impegno del direttore generale Ciro Verdoliva a intervenire, ma al momento un'anziana può restare ore sulla lettiga dopo gli accertamenti e prima di ritornare in corsia, il numero delle prestazioni garantite resta inferiore alle richieste, con la conseguenza che i tempi dei ricoveri si allungano.

Siesto segnala ulteriori difficoltà: «Il reparto di lungodegenza è retto esclusivamente da infermieri interinali, che dal primo gennaio vanno ridotti del 20 per cento, con il rischio collasso». Ancora: «Il nuovo piano aziendale prevede che il reparto di oculistica sia potenziato e abbia 15 posti letto. Eppure, c'è un solo infermiere per turno. Mentre la camera operatoria del pronto soccorso funziona grazie al lavoro somministrato ed è a limiti», aggiunge il sindacalista, ricordando l'ulteriore emorragia di operatori socio-sanitari, che il manager sta cercando di superare con un bando per 70 posti. Non va meglio nelle altre province campane: Cosimo Cicia, componente del comitato centrale della Fnopi, segnala «pesanti disagi negli ospedali di Sapri, Vallo della Lucania, Eboli e Battipaglia e in particolare nei reparti di terapia intensiva, cardiochirurgia e pronto soccorso. Non bastano più i proclami e gli annunci, ci vogliono risposte».

I NEONATI
Non ultima questione, l'assistenza in codice rosso per i più piccoli che vede due ambulanze su quattro in garage. «È programmata una riorganizzazione del sistema di trasporto neonatale entro il 31 dicembre, per questa ragione ho sollecitato l'apertura di un tavolo in modo da rendere operative le buone pratiche indicate nel decreto della Regione Campania», dice Francesco Raimondi, responsabile del servizio e professore di pediatria della Federico II. Il suo reparto di terapia intensiva neonatale al Policlinico è un'eccellenza, indiscusso riferimento e il numero dei posti letto deve essere raddoppiato, da 20 a 40. Ma, nella dotazione organica attuale, già mancano 10 infermieri.
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