Talmud Babilonese, esce il terzo trattato tradotto in italiano: parla di pioggia, preghiere e digiuni

Studenti di Talmud
Studenti di Talmud
di Francesca Nunberg
Domenica 27 Gennaio 2019, 18:19
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«Quando gli israeliani ci hanno chiesto se ce la sentivamo di tradurlo anche in arabo, ho risposto con una battuta: dipende da chi paga le guardie del corpo». Clelia Piperno, 64 anni, costituzionalista presso l’Università di Teramo, ideatrice e direttrice del mastodontico Progetto di traduzione del Talmud Babilonese, finanziato con 12 milioni di euro dal Miur, in collaborazione con il Cnr e l’Unione delle Comunità ebraiche italiane, porta in giro la sua creatura con l’orgoglio di chi si è lanciato nell’impresa della vita. «Pochi avrebbero scommesso sull’uscita anche di un solo libro - dice - e siamo arrivati a tre. Dopo i trattati sul Capodanno e sulle Benedizioni, esce ora Ta’anìt, il Digiuno. Abbiamo presentato il progetto agli Usa e alle Nazioni Unite, a giugno andremo a Mosca per valutare la possibilità di applicare il software al cirillico. È una grande opera d’arte. Quando Michelangelo creò la Sistina nessuno aveva mai dipinto in orizzontale, lui trovò la scala e i colori adatti».

A 500 anni di distanza dall’ultima stampa in Italia del testo fondamentale della cultura ebraica, “la scala e i colori” sono un rivoluzionario software chiamato Traduco, sviluppato dall’Istituto di linguistica computazionale del Cnr e in costante evoluzione. Il sistema cioè è in grado di fornire in automatico agli studiosi suggerimenti sulla base del lavoro già svolto. «Il progetto migliora col passare del tempo - spiega Clelia Piperno - perché questa macchina “impara”, ossia accumula dati e li connette, riconoscendo le frasi idiomatiche ricorrenti del genere “come dicono i nostri maestri”. Al progetto lavorano una novantina di persone (non solo ebrei) tra traduttori, esperti di dottrina, informatici e redattori e abbiamo risorse fino al 2021. È il migliore esempio possibile di tecnologia applicata all’inclusione». 

La traduzione del Talmud rappresenta un grande ma attualissimo “monumento alla Memoria” (studiarlo per l’ebreo è un obbligo religioso). Quanto grande resta un’incognita. «I trattati sono 37 - spiega Shulim Vogelmann direttore di Giuntina, la casa editrice che sta pubblicando l’opera - che forse in italiano equivarranno a una cinquantina di volumi. Il sistema permette a tutti di lavorare on line e uniforma stili e modalità di traduzione. Il lavoro finale è del curatore Michael Ascoli. Ogni trattato è un’opera sensazionale in sé». Tanto per chiarire i termini, il Talmud (scritto in ebraico e in aramaico) è il commento della Mishnà, la prima trascrizione della legge orale che i rabbini hanno cominciato a redarre dopo la caduta del secondo Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. Il testo che si sta traducendo risale dunque al III-V secolo e non copre solo il campo religioso, ma si occupa di ogni aspetto della vita dell'uomo, dalla legge alla scienza, dalla filosofia alla vita di tutti i giorni. Come spiega Clelia Piperno, consente «anche capire com’era l’insalata che si mangiava allora, cos’è diventata quella certa verdura di cui si parla, i datteri ad esempio erano grossi come una mano, si parla di piante e animali, di fiumi e di venti. Nelle Benedizioni si argomenta sui sogni e sembra di leggere Freud, quello che è stato codificato 1800 anni dopo».

Ma di cosa parla questo
Ta’anìt? Per quanto curioso possa sembrare, essenzialmente di meteorologia. «Tratta di tutti i digiuni tranne quello di Kippur, collegati soprattutto al tema della pioggia - spiega Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e presidente del Cda del progetto - In Israele ieri come oggi l’economia è legata all’acqua, in genere piove dalla fine di Succoth, la festa delle capanne di metà ottobre fino a Pesach, marzo-aprile. Ma se non arriva subentra un’angoscia primordiale. Dato che quello che ci accade dipende dal nostro comportamento, si mettono in campo digiuni e preghiere. Lo Shemà (la preghiera più conosciuta, ndr.) dice che il Signore chiuderà il cielo e non pioverà: quindi si aprono le discussioni tra i maestri su quando si debba cominciare a chiedere la pioggia. In quali occasioni ci si astiene dal cibo? Se c’è un’epidemia in Grecia è affar loro o anche nostro? Se in una città con 500 abitanti ci sono 3 decessi in 3 giorni, può essere considerata una mortalità patologica? Si digiuna per le malattie delle piante, le cavallette, la comparsa di animali feroci che mietono vittime per strada (da noi oggi sarebbero i cinghiali). Se è un periodo di carestia non si digiuna per non indebolirsi ma si promette di digiunare».

«La traduzione di questo trattato del Talmud è un incredibile lavoro di squadra, con una cura micidiale del dettaglio - continua Di Segni - Ma è anche un bel libro da leggere, che peraltro finisce bene, con la descrizione dei giorni più felici dell’anno: il 15 di Av e Yom Kippur, occasioni nelle quali le ragazze, vestite a festa, uscivano nelle vigne e cercavano di conquistare i loro futuri mariti».
Nota a margine: dal 1923 è stato introdotto un calendario condiviso in tutto il mondo che si basa sullo studio quotidiano di un foglio del Talmud: per completarlo ci vogliono circa sette anni.
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