Pensioni, da “quota 100” a “opzione donna”: ecco tutte le novità

Pensioni, da “quota 100” a “opzione donna”: ecco tutte le novità
Martedì 29 Gennaio 2019, 11:03
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I requisiti: per uscire servono 62 anni di età e 38 di contributi

Chi vuole accedere alla pensione con Quota 100 dovrà rispettareun doppio requisito: 62 anni di età e 38 di contribuzione. Nei 38 di contributi possono essere cumulati periodi diversi in differenti gestioni previdenzialima sempre all’interno dell’Inps. È importante tener presente che non si tratta di una quota flessibile: i due requisti devono essere entrambi raggiunti e non è possibile, ad esempio, andare in pensione con 63 anni di età e 37 di contributi. Sarà possibile però “anticipare” di tre anni il requisito di età o quello contributivo tramite un assegno straordinario erogato da un fondo bilaterale, in caso di accordo tra le parti sociali che preveda l’assunzione di nuovi lavoratori.

Le finestre: scatta il rinvio della decorrenza di tre-sei mesi

Per coloro che scelgono Quota 100 la decorrenza della pensione non coincide con la data in cui si matura il diritto: bisogna attendere un ulteriore periodo (le cosiddette finestre): tre mesi per i dipendenti privati, sei per i pubblici. Chi aveva i requisiti già prima del 31 dicembre 2018 potrà andare in pensione il primo aprile se lavora nel privato e il primo agosto se fa parte della pubblica amministrazione. Quota 100 è sperimentale per 3 anni,machi matura il diritto potrà scegliere di fruire del diritto anche in unmomento successivo. Le finestre (tre mesi per tutti) si applicano anche per coloro che dal 2019 in poi conseguono la pensione anticipata, il cui requisito non è più incrementato in base all’aspettativa di vita.

Speranza di vita: con il trattamento anticipato nessuno scatto

Salta dal 2019 e fino al 2026 il meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita per la pensione anticipata introdotta dalla riforma Fornero. Di fatto vengono congelati i requisiti in vigore fino al 2018 per l’uscita indipendentemente dall’età: 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne.Nonscatta quindi l’incremento di cinque mesi applicato dal primo gennaio 2019 all’età per la pensione di vecchiaia, passata a 67 anni. Non ci sarà adeguamento all’aspettativa di vita nemmeno per un’altra categoria, i lavoratori precoci che hanno almeno un anno di versamenti prima dei 19 anni. Per loro il requisito contributivo resta fissato a 41 anni, sempre nel periodo 2019-2026. Gli incrementi legati alla demografia ripartirebbero nel 2027.

Opzione donna: via a 58 anni se si accetta l'assegno ridotto

Le lavoratrici pubbliche e private avranno ancora la possibilità di lasciare il lavoro prima dei 60 anni, con 35 anni di anzianità contributiva accettando però una pensione ridotta (tra il 15 e il 25%) in quanto calcolata con il menofavorevole sistema retributivo. Questa opzione è stata in vigore fino al 2016, ora viene ripristinata con regole differenziate tra lavoratrici dipendenti e autonome. Nel primo caso occorre aver raggiunto i 58 anni entro il 31 dicembre 2018, nel secondo i 59 anni, sempre con 35 anni di contributi maturati entro la stessa data.Aquesto regime si applica però un regime di “finestre” più lunghe: dalla maturazione del diritto alla decorrenza effettiva le dipendenti dovranno attendere un anno, le autonome un anno e mezzo.

Ape sociale: categorie deboli, sussidio-ponte anche nel 2019

Arriva la proroga anche per l’Ape sociale, il sussidio (di fatto un anticipo della pensione) introdotto nella scorsa legislatura a beneficio di particolari categorie. Questa possibilità riguarda quattro categorie: i disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori, gli invalidi (dal 74% in più), le persone impegnate in mansioni di cura di familiari disabili, i lavoratori che svolgono particolari mansioni ritenute faticose. Per loro l’opzione di lasciare il lavoro a partire dai 63 anni di età, percependo un reddito ponte che può arrivare intorno ai 1.500 euro mensili, viene estesa di un altro anno e dunque per tutto il 2019 si potrà fare anche questa scelta. Sono richiesti 30 anni di contributi, che diventano 36 nel caso delle mansioni faticose.

Statali: in banca anticipo di 30 mila euro sulla liquidazione

Per i dipendenti pubblici che accedono a Quota 100 il trattamento di fine servizio sarà pagato solo al momento in cui conseguirebbero il diritto alla pensione con la legge Fornero, dunque alcuni anni più tardi.Masia loro, sia coloro che uscendo con le norme precedenti dovevano comunque accettare una dilazione fino a tre anni, ci sarà la possibilità di farsi anticipare in banca un importo fino 30 mila euro. Gli interessi - determinati a seguito di un accordo tra governo e sistema bancario - saranno versati alla fine insieme al capitale.Main cambio ai pensionandi sarà riconosciuta dallo Stato una detassazione della liquidazione stessa, di importo corrispondente a quello degli interessi. La normaè congegnata inmododa non produrre nuovo debito pubblico.

Laurea: riscatto
light pagando solo un importo fisso

Il provvedimento contiene nuove possibilità di far valere ai fini della pensione alcuni periodi della vita passata del lavoratore.
Una norma generale consente a chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi di riscattare periodi di “buco” tra un’attività lavorativa ed un’altra fino adun massimo di cinque anni: potrà essere il caso ad esempio di persone che sospendono la carriera per motivi familiari. L’onere sarà detraibile dall’Irpef al 50%.Una novità specifica riguarda invece la laurea: viene offerta a chi hamenodi 45 anni la possibilità di riscattare il periodo degli studi versando uncontributo più basso (circa 5.200 euro l’anno), invece di quello parametrato alla retribuzione lavorativa. Il periodo di studi deve essere successivo al 1995


 
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