Torturata a 90 anni dalla badante:
«Botte in testa e sputi, un incubo»

Torturata a 90 anni dalla badante: «Botte in testa e sputi, un incubo»
di Maria Pirro
Martedì 5 Febbraio 2019, 23:59 - Ultimo agg. 6 Febbraio, 17:08
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«All’improvviso mi sputava  in faccia e io non potevo fare nulla», racconta Rosa Piccolo, 89enne costretta a letto a causa di una frattura al bacino. Delle torture subite ne parla ogni tanto con i quattro figli che si alternano nella casa di Miano. «Per mamma è stata la prima badante, e anche l’ultima», interviene Nunzia Onorato, ricostruendo un incubo durato sedici giorni, e sedici notti, che ancora tormenta tutti. 

È il 7 novembre, quando la famiglia assume la badante Livia Stefanoiu tramite un’agenzia qualificata. «Cercando, quindi, di avere tutte le garanzie possibili e promettendo un regolare contratto», spiega Nunzia spalancando la porta del saloncino. Accanto, c’è un attestato alla madre «più deliziosa del mondo» ma oggi lei necessita di cure. «Ha la demenza senile e non può alzarsi», aggiunge Onorato, che dal 2016, tutte le mattine con il sole o con la pioggia, prende il bus da Giugliano per raggiungere l’appartamento in via Marche al terzo piano, e qui resta fino a sera. E continua a presentarsi alle 9 del mattino, puntuale, anche quando chiama la collaboratrice. «Una “signora” di 51 anni, con la frangetta, capelli e occhi scuri. Magrissima in viso, originaria della Romania ma si esprime in un italiano perfetto». Dice di amare gli animali e commenta così con nettezza un caso di maltrattamenti in quel periodo segnalato in tv: «Perché fare questo lavoro senza amore?».

Altro che amore, invece. «Mia madre piangeva, sembrava impazzita, andava in crisi, aveva lo sguardo perso nel vuoto ma non riferiva delle violenze, forse perché rassegnata a subirle o per paura», dice Nunzia che, nel tentativo di capire, inizia a presentarsi in orari diversi dal solito: alle 8 anziché alle 9. «Ma penso io alla mamma, non è necessario che tu stia sempre qui», le viene detto. «Resto invece sull’uscio a origliare e, un giorno, sento un grido di dolore e mi precipito dentro». La descrizione che segue è da film dell’orrore: l’anziana ha una crema bianca spalmata sulla faccia, ma alcune macchie rossastre. Il timore, poi confermato dagli accertamenti eseguiti nel corso dell’inchiesta, è che siano i segni degli schiaffi.

 

E non solo. Altri sospetti sono alimentati dalle telecamere installate in quasi tutte le stanze: nel saloncino e in camera da letto, nel corridoio e in cucina. La badante ne è informata. «Ma non risultano mai immagini registrate che la ritraggono e, una domenica, mi accorgo che l’hard disk è rotto». Onorato è gentile ma ostinata, vuole troppo bene alla mamma per chiudere gli occhi, elettronici e non, e riesce a sostituire la scheda di memoria prima che Livia Stefanoiu torni dalla passeggiata. Quindi, il giovedì successivo, ulteriore giorno libero della badante, Nunzia con il fratello e le due sorelle visiona il filmato girato la notte precedente: basta questo per scoprire «come si può distruggere la dignità di una persona», avvisa. 

«Si vede la badante svegliare alle 5 mamma. Le tira i capelli, usa la spazzola per colpire. Botte in testa. Le piega il busto incurante dei dolori già provocati dalla frattura al bacino...».  Nel Dna tutti gli Onorato hanno impressa una spiccata attitudine alle indagini ereditata da papà Giuseppe, poliziotto e “campione” del focolare. E non adottano la legge del taglione. Sono un esempio nell’affrontare la situazione. «È il 22 novembre, quando mostriamo alla badante le prove per mandarla via e, qualche giorno, presentiamo denuncia al commissariato di Scampia, consegnando entrambi gli hard disk».

Nunzia è convinta che i consulenti della Procura siano riusciti a far funzionare anche il dispositivo manomesso, come sembra emergere leggendo i raccapriccianti capi di accusa che segnalano altre sofferenze inflitte a Rosa poggiando l’asciugacapelli bollente sul cuoio capelluto o tirandole con forza le labbra della vagina. Ieri, l’arresto. «Nel giorno del mio compleanno, il regalo più bello: temevo che quella donna potesse far male altri anziani: l’unico modo per evitarlo è a vigilare sempre e non lasciarli soli», sussurra Nunzia, che spegne 55 candeline e si commuove ricordando la sua “quota” 50 e le più belle parole pronunciate alla festa dalla madre. «Sei la bontà in persona». Parole ripetute nel letto: «Senza di lei non so come farei», sorride l’anziana mostrando le mani. Smalto rosa, orologio Liu Jo, anelli e bracciali. Capelli in ordine («Ogni settimana viene il parrucchiere»), la casa è linda e il menu del giorno prevede: pasta con il sugo arricchita da tuorlo d’uovo, salsiccia di carne bianca. E caffè.
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