Raid alla commemorazione di Totò,
olio dal balcone sulle moto dei rivali

Raid alla commemorazione di Totò, olio dal balcone sulle moto dei rivali
Martedì 19 Febbraio 2019, 08:52 - Ultimo agg. 14:17
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Una bottiglia di olio sempre pronta sul balcone, olio che una donna del clan deve frantumare in strada a un segnale concordato. Vita da gregaria, da sentinelle nel rione Sanità. Un espediente necessario, quello dell'olio, nel quartiere delle stese, lì tra i vicoli a ridosso di via Santa Maria Antesaecula, a pochi passi da siti turistici e monumentali. Un particolare raccontato da Sonia Esposito, moglie di Salvatore Sequino, nel corso di un colloquio in carcere.
È il 10 maggio del 2017, quando la donna racconta la paura della folla, specie tra i turisti in visita alla casa di Totò, quando scattano le contromosse per impedire agli scooter di un altro clan di mettere a segno una sparatoria, una di quelle scorribande armate tipo Far-West oggi chiamate «stese». Ma è la voce di Sonia a vibrare sotto la telecamera nella sala colloqui: «Si rivoltò tutto, si rivoltò tutto. Vidi le persone stese a terra che piangevano, le urla disumane, c'era il bordello per Totò, quello della commemorazione di Totò, hai capito? Le persone, le urla aiuto, aiuto, si rivoltò Santa Maria Antesaecula...».
 
Ma cosa aveva scatenato tanto caos in piena zona turistica? Sono i carabinieri a spiegarlo: in zona ci sono i Mauro, esponenti di una famiglia con cui i Sequino inaspriscono all'improvviso i rapporti, sempre e comunque per la loro tendenza a «camminare con quelli di Secondigliano». Arrivano gli scooter sotto casa dei Sequino, quando una donna fa scattare l'allarme: e getta dal balcone una bottiglia di olio che si frantuma pochi attimi prima del passaggio degli scooter. Inutile dire che i centauri dei Mauro rovinano a terra, mentre gli scooter iniziano a carambolare nelle stradine. Laconica la domanda di Salvatore Sequino: «E le corna non se le sono rotte?».

Ma non mancano momenti di distensione dalla lettura di verbali e intercettazioni. Come la richiesta di appeasement di un anziano esponente del clan Vastarella nei confronti dello stesso Sequino. Chiaro il ragionamento, condiviso dal boss della Sanità Salvatore Sequino: «Bisogna guardare avanti... venne da me quello (riferimento a un uomo dei Vastarella) e disse che non possiamo guardare dietro perché se guardiamo dietro vediamo il terremoto». Quindi qual è la prospettiva dei capicamorra della Sanità? Prospettiva inedita quella raccontata da Salvatore Sequino: «Non guardare agli odi accumulati nel passato, ma ai prossimi cinque o dieci anni, quando i nostri figli saranno cresciuti. Fu quello dei Vastarella a convincermi che in fondo le figlie si sposeranno con i nostri figli o con quelli dei Savarese e che è assolutamente impossibile stare a guardare al passato. In fondo - aggiunge il boss - nessuna delle nostre figlie andrà a pigliarsi un ragazzo del Vomero, perché il nostro circuito quello è».

Quindi? «Passano gli anni, passano gli anni e sfuma quell'odio che ci è stato. Noi no, ma la generazione nuova deve guarda avanti. Noi ormai siamo arrivati, siamo vecchi dove andiamo più che dobbiamo fare più... purtroppo il passato è passato, è inutile che lo guardiamo disse lui altrimenti non facciamo niente, dice: Noi glielo dobbiamo insegnare al nuovo, ai giovani che non devono percepire quella cosa che c'è stata». Romanticismo a parte, un ragionamento che fa leva anche su motivi economici: «Altrimenti, con la guerra continua, sono solo guai e non si guadagnano soldi». In fondo, chiude il ragionamento un ecumenico Sequino, «anche i Vastarella hanno subito i morti, gli hanno sterminata una famiglia», con il riferimento alla strage di via Fontanelle del 22 aprile del 2016.
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