Touch down: la sonda giapponese Hayabusa2 a guida italiana ha raccolto campioni della superficie dell'asteroide ​Ryugu

La sonda Hayabusa a guida italiana spara all'asteroide Ryugu e raccoglie campioni Video E Israele va sulla Luna
La sonda Hayabusa a guida italiana spara all'asteroide ​Ryugu e raccoglie campioni Video E Israele va sulla Luna
di Paolo Ricci Bitti
Venerdì 22 Febbraio 2019, 02:23 - Ultimo agg. 19:29
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Touch down in una nuvola di finissima polvere sollevata da un proiettile di durissimo tantalio esploso a bruciapelo dalla sonda Hayabusa 2 contro l'asteroide Ryugu. Uno sparo a fin di bene, per aiutare gli scienziati che cercano di capire come gli elementi alla base della vita siano giunti sulla Terra, magari intrappolati nell'acqua di cui era imbevuto un asteroide.

Poco dopo la mezzanotte (ora italiana) di giovedì è scesa dolcemente verso il "suo" asteroide Ryugu la sonda Hayabusa 2 dell'agenzia spaziale giapponese Jaxa, lassù a 340 milioni di chilometri dalla Terra, qualcosa come mille volte la distanza della Luna. E, per non perdersi nell'immensità, anche questa sonda grande come un'utilitaria e battezzata con il nome del falco pellegrino si è affidata a una bussola italiana costruita da Leonardo.

Sull'asteroide la discesa è avvenuta a velocità assai bassa: 10 centimetri al secondo nell'ultima fase, poi lo sparo del proiettile di appena 5 grammi, sfrecciato a 300 metri al secondi, che ha permesso a un "corno" aspiravolvere di un metro di raccogliere frammenti della superficie dell'asteroide. Tutto sembra essere andato alla perfezione, come conferma un tweet delle 8.42 (ora giapponese) e come indicavano le scene di festa dalla sala di controllo. Subito dopo la raccolta di materiale, la sonda ha acceso i motori portandosi a 20 chilometri dall'asteroide, poi la partenza verso la Terra. Ci vorrà un po' di pazienza: l'atterraggio è previsti per il 2020 in Australia.   


 


Il contatto con l'asteroide è avvenuto qualche minuto dopo la mezzanotte (ora italiana) di giovedì, le 8 odierne in Giappone. La fase più delicata della missione era iniziata al'alba di ieri e ha tenuto in ansia centinaia di scienziati. Sulle spine anche ricercatori italiani: con un ruolo determinante lo scienziato Ernesto Palomba del'Inaf Iaps mentre la sonda è guidata attraverso la bussola Star Tracker italiana realizzata da Leonardo.




Partita il 3 dicembre 2014, la missione giapponese Hayabusa2 ha raggiunto l'orbita dell'asteroide Ryugu - una roccia spaziale di circa 900 metri di diametro - nel  giugno 2018, dopo aver viaggiato per milioni di chilometri nello spazio. L'obiettivo di Hayabusa2 è raccogliere campioni di roccia e riportarli sulla Terra e da questa missione gli scienziati si aspettano di raggiungere nuove conoscenze su come si è formato il sistema solare. A partire da settembre 2018 la sonda giapponese della Jaxa ha rilasciato due piccoli rover ed un lander e da ora si apre quindi un altro capitolo chiave.



Una volta raccolti i campioni di roccia spaziale grazie ad una sorta di corno di metro che esce dalla sonda, Hayabusa2 farà ritorno a casa: a guidarla sulla Terra sarà ancora la bussola spaziale italiana prodotta da Leonardo a Campi Bisenzio, alle porte di Firenze. È la stessa bussola spaziale che ha guidato decine di missioni dalla Nasa all'Asi all'Esa.

Il sensore d’assetto di Leonardo calcola, infatti, in ogni istante (dieci volte in un secondo) l’orientamento della sonda.
Osservando con il proprio telescopio integrato la volta celeste e confrontandola con la mappa di circa 3.000 stelle memorizzata al proprio interno, questa bussola stellare riesce a dare al computer di bordo della sonda le informazioni necessarie per tenerla sulla rotta prestabilita.

Si tratta dello stesso sensore che, dopo aver guidato moltissime missioni spaziali europee e americane (ad esempio Insight, atterrata su Marte lo scorso novembre), è a bordo anche di OSIRIS-Rex, missione Nasa anch’essa con l’obiettivo di riportare sulla Terra campioni di asteroide, e che guiderà presto Prisma, la missione dell'Agenzia spaziale italiana in partenza il 15 marzo grazie a un razzo Vega dallo spazioporto di Kourou, che grazie all’iperspettrale permetterà di osservare la Terra come mai è stato fatto prima.
Una mssione tutta "made in Italy".



ISRAELE SULLA LUNA CON LEONARDO: E' IL PRIMO LANDER PRIVATO 

Anche Israele punta alla corsa alla Luna e si prepara a fare da apripista con la prima missione destinata a portare sul suolo lunare il primo veicolo di un'azienda privata.  E' stato costruito dalla SpaceIL, un'organizzazione non-profit israeliana che ha raccolto 100 milioni di dollari grazie a imprenditori, istituti di ricerca, Industrie Aerospaziali Israeliane (Iai) e Agenzia Spaziale Israeliana (Isa). Si prevede che la missione possa raggiungere in aprile l'emisfero settentrionale della Luna.

Il lancio è avvenuto con successo alle 2.45 odierne (venerdì) da Cape Canaveral con un razzo Falcon 9 di Space X di Elon Musk.




Leonardo ha realizzato a Nerviano (Milano) i pannelli solari del rover, integrati in modo tale da consentire al veicolo di essere operativo a diverse inclinazioni rispetto alla luce solare, continuando a trasmettere a terra immagini e video ad alta risoluzione. 



Dopo essere stato rilasciato dal Falcon 9 - presumbilmnete nella notte fra giovedì e venerdì - il  rover entrerà nell'orbita terrestre percorrendo rotte ellittiche, fino ad arrivare abbastanza vicino alla Luna da essere catturato dalla sua gravità. Il rover si chiama Beresheet, che in ebraico significa "all'inizio", ed è poco più che una dimostrazione di fattibilità, dal momento che la missione scientifica è semplice e durerà solo un paio di giorni, ma la sua importanza è simbolica: la prima missione israeliana e allo stesso tempo privata su suolo lunare, che potrebbe cambiare l'esplorazione spaziale. In futuro istituzioni pubbliche e aziende private, come agenzie spaziali e centri di ricerca fino alle compagnie di telecomunicazioni, potrebbero acquistare spazi su veicoli privati per trasportare strumenti sul nostro satellite. SpaceIL aveva partecipato in passato al Google Lunar X Prize, la competizione spaziale da 30 milioni di dollari iniziata nel 2007 e chiusa nel 2018 senza vincitori. L'azienda sarà quindi la prima, tra i concorrenti di quel concorso, a raggiungere finalmente la Luna. Almeno altre cinque aziende si preparano a seguirla e hanno già in programma un lancio entro il 202


 

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