Gilet gialli, guerriglia a Parigi: palazzo a fuoco, negozi assaliti. Macron torna dalle vacanze: chi c'era è complice

Gilet gialli, guerriglia a Parigi: palazzo in fiamme, negozi assaliti. Castaner: «Assassini»
Gilet gialli, guerriglia a Parigi: palazzo in fiamme, negozi assaliti. Castaner: «Assassini»
Sabato 16 Marzo 2019, 18:18 - Ultimo agg. 17 Marzo, 09:07
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È stato ben più di un ultimatum, come i gilet gialli avevano annunciato per celebrare i 4 mesi dell'inizio del movimento: il 18esimo atto della protesta è subito degenerato in guerriglia sugli Champs-Elysees. Gravissimi i danni, distrutto il cuore del lusso da Fouquet's a Bulgari. Pesanti le ricadute politiche, con la foto di Macron sorridente sulle piste da sci mentre i casseur imperversano indisturbati e quindi costretto a interrompere le vacanze con Brigitte per tornare all'Eliseo. «Bisogna prendere delle decisioni chiare affinché tutto questo non si ripeta», dice in serata durante la riunione della cellula di crisi al ministero dell'Interno. «Quel che è avvenuto sugli Champs Elysees - aggiunge - non si chiama manifestazione. Tutti coloro che erano là sono complici di quanto è accaduto».

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I gilet gialli, in settimana, tramite i loro leader - da Eric Drouet a Maxime Nicolle - avevano annunciato la mobilitazione «definitiva», quella che puntava all'Eliseo: «Tutti a Parigi», era la parola d'ordine. I manifestanti erano poco più del minimo - raggiunto la settimana scorsa - in tutto 32.000. Ma la percentuale di casseur «ultraviolenti, professionisti del teppismo», come li ha definiti il ministro dell'Interno Christophe Castaner, oggi in balia degli eventi, era altissima: 1.500, secondo la prefettura. Hanno avuto campo libero per ore, arrivando a devastare il celebre ristorante Fouquet's stamattina, e tornare poi ad incendiarlo nel pomeriggio. Mentre dense colonne di fumo nero si levavano dal ristorante in cui Sarkozy festeggiò la sua elezione suscitando polemiche, il premier Edouard Philippe scendeva in piazza a poche centinaia di metri per confortare poliziotti e gendarmi stremati.

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Una scena inedita, che racconta tutta l'impotenza del governo e dello Stato.
Macron, dalla montagna, è stato costretto precipitosamente a fare le valige per rientrare stasera stessa. Il bollettino della guerriglia si conclude con 230 persone fermate, oltre 100 dei quali passeranno la notte in cella. 
Una sessantina i feriti, fra cui 17 poliziotti (uno più grave ha ricevuto un sampietrino sulla testa), un pompiere e 42 manifestanti. Stridente il contrasto con l'altra piazza parigina, la Republique, dove una marcia per il clima con 45.000 persone (il triplo dei gilet gialli in tutta la Francia) si è conclusa pacificamente, con canti e concerti. In serata il fumo si levava ancora dai tendoni rosso e oro del Fouquet's, dalle edicole di giornali distrutte, dalla vetrina in frantumi della gioielleria Bulgari.
 


E poi da Disney Store, Zara, persino la boutique del Paris Saint-Germain, decine di piccoli rivenditori di telefoni cellulari (i preferiti dai saccheggiatori), di ristoranti, di semplici caffè. La scena che si presentava al visitatore di quello che resta della «più bella avenue del mondo» - come amano chiamarla i francesi - è impressionante. Il bilancio poteva diventare drammatico anche sul piano umano, quando una delle tante agenzie di banca date alle fiamme ha incendiato un intero palazzo, che ha dovuto essere evacuato. «Sono solo assassini», ha tuonato Castaner, mentre i pompieri portavano in salvo una mamma che stringeva al petto il bimbo piccolo con il quale era rimasta bloccata dalle fiamme al secondo piano dell'edificio. «Rivoluzione!», gridavano gruppi di manifestanti scatenati di fronte agli Champs-Elysees in fiamme, alzando trionfanti le braccia al cielo. Le forze dell'ordine non sono apparse mai così in difficoltà, un video che mostra tre auto della polizia inseguite da teppisti con i bastoni e costrette a fare marcia indietro spiega la giornata di oggi meglio di tutti i bilanci. Adesso la parola passa a Macron, di ritorno dalla minivacanza in montagna. Il presidente si è recato direttamente alla cellula di crisi del ministero dell'Interno, la fine della rivolta dei gilet gialli non è mai stata così lontana.

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