Il coraggio di Ilaria Alpi 25 anni dopo in un libro per ragazzi di Fulvia Degl'Innocenti

Il coraggio di Ilaria Alpi 25 anni dopo in un libro per ragazzi di Fulvia Degl'Innocenti
di Donatella Trotta
Mercoledì 20 Marzo 2019, 16:32
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Venticinque anni senza verità. Che è un po’ come far morire di nuovo, un po’ alla volta, chi la verità la cercava ad ogni costo. Anche a prezzo della propria vita. Seguendo l’ideale di un giornalismo sognato, vissuto e praticato, sul campo, con grande passione, un “supplemento d’anima” e altrettanto robuste competenze. Nella consapevolezza che la corretta informazione è una differenza che genera differenze, e che solo  nella comunicazione – come sottolineava il filosofo e psichiatra tedesco Karl Jaspers - si realizza ogni altra verità. Ma da quando la giornalista della Rai Ilaria Alpi fu giustiziata il 20 marzo 1994 a Mogadiscio, a 33 anni, con l’operatore Miran Hrovatin, il loro assassinio non ha ancora avuto giustizia vera. E allora farne memoria significa rendere omaggio a due (tra i tanti, purtroppo) martiri, ossia testimoni, del giornalismo d’inchiesta il cui oblio significherebbe un ennesimo oltraggio, e non solo alla memoria delle vittime. Ed è allora un doppio merito ricordarlo ai più piccoli, come fa Fulvia Degl’Innocenti nel suo nuovo libro per bambini: Ilaria Alpi. Una reporter senza paura (BukBuk edizioni, pp. 96, con illustrazioni della disegnatrice padovana Roberta Santi), tra le novità editoriali della imminente Fiera di Bologna del Libro per ragazzi (1°-4 aprile).

Dopo il racconto, nella stessa collana dell’editrice siciliana, di Angela Mallardo sull’infanzia di Siani, il giornalista del “Mattino” ucciso dalla camorra nel 1985 (il bambino che vivrà per sempre), questo agile librino illustrato con vivacità e scritto con con malcelata empatia ricostruisce ora una vicenda dolorosa, complessa e ancora in parte oscura nei suoi intrecci e risvolti internazionali (dai traffici d’armi ai rifiuti tossici in Somalia) grazie ad un semplice ma efficace espediente narrativo: la storia incrociata di Claudia, studentessa caparbia e indipendente della II B della scuola secondaria di primo grado “Vittorio Alfieri” che, frequentando il laboratorio di giornalismo per la pubblicazione della testata scolastica Sottobanco, proprio nella scoperta e nello studio della vicenda e della parabola esistenziale di Ilaria Alpi riuscirà a cambiare non soltanto la propria vita, ma anche lo sguardo dei suoi compagni sul mondo: dando un senso diverso alla responsabilità di ciascuno nell’impegno per l’ambiente, la giustizia, i diritti e i doveri di tutti.

Fulvia Degl’Innocenti, spezzina di origine, pedagogista di formazione, giornalista per professione e scrittrice per bambini e ragazzi per vocazione, già autrice nel 2014 di Il coraggio di Ilaria (con le evocative immagini di Paolo d’Altan e la prefazione di Antonio di Bella, Pratibianchi) riesce a restituire con semplicità ma senza banalizzazioni né retorica una pagina di storia contemporanea (e non soltanto del nostro giornalismo) anche grazie ad un’agile cronologia finale, in appendice, a un’intervista con Luciano Scalettari (il giornalista veneziano inviato speciale di Famiglia Cristiana tra quelli che più hanno cercato di fare luce sull’assassinio di Ilaria Alpi) e ad una sintesi aggiornata sulla storia della Somalia, con tanto di  utili glossario e biblio-filmografia di base finali. L’esito è un piccolo libro-ponte, di quelli che Jella Lepman (ebrea tedesca che ricostruì la Germania postbellica distrutta dal nazismo proprio attraverso i libri per bambini e ragazzi) definiva “educatori silenziosi”: preziosi per accendere scintille di curiosità, conoscenza e interrogativi alla base di ogni cammino di formazione.

Perché nell’icona-simbolo di Ilaria Alpi, e nella memoria dei suoi genitori ormai scomparsi Giorgio e Luciana, che fino all’ultimo istante di vita si sono battuti per avere verità sulla morte della figlia, Fulvia Degl’Innocenti restituisce un valore oggi a rischio, in epoca biomediatica di disintermediazione digitale e di malintesa “libertà” di personalizzazione dei media (sull’onda della fenomenologia del selfie nella società del casting personale di massa). E il valore è quello di una eredità di indignazione per le ingiustizie, di sacrificio per combatterle e di servizio alla comunità glocale. Un lascito da mantenere vivo, che così l’autrice sintetizza, in apertura del suo libro: «Non archiviare è un dovere e anche un diritto per tutti i cittadini…Ilaria Alpi era una giornalista integerrima. Una professionista che svolgeva il suo lavoro come una missione, la missione di far conoscere le cose come stanno, di far capire alle persone, oltre l’apparenza, come si svolgono i fatti del mondo. Approfondiva, Ilaria, non si accontentava mai di una versione sola, andava a scavare per raggiungere la verità dei fatti, soprattutto se quei fatti riguardavano la violazione dei diritti umani». Ricordarlo ai più giovani – ricordando, con Italia, tutti i giornalisti morti in servizio – significa non disperdere testimonianze esemplari di vite impegnate a fare, semplicemente, il proprio dovere professionale (ed esistenziale) con rigore, amore e onestà intellettuale.
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