Napoli, l'appello delle mamme di San Giovanni a Mattarella: «Qui lo Stato non c'è, Presidente ci ascolti»

Napoli, l'appello delle mamme di San Giovanni a Mattarella: «Qui lo Stato non c'è, Presidente ci ascolti»
di Giuliana Covella
Giovedì 11 Aprile 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12 Aprile, 06:44
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«Ci rivolgiamo a lei perché ieri ci siamo sentiti abbandonati dallo Stato, da chi avrebbe dovuto garantire sicurezza e legalità». Comincia così la lunga lettera, consegnata al Mattino e pubblicata in prima pagina, che le mamme del Rione Villa, periferia di San Giovanni a Teduccio hanno scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una disperata richiesta d'aiuto che le donne del quartiere hanno messo nero su bianco su alcuni fogli di quaderno insieme con Anna Riccardi, presidente della Fondazione Famiglia di Maria. Un grido di dolore collettivo frutto del clima di paura, sfiducia e scoramento che ha travolto l'animo delle tante che vivono nella zona orientale. Donne disperate dopo l'omicidio di un uomo di 57 anni, ammazzato senza pietà sotto gli occhi del nipotino di 3 anni che stava accompagnando all'asilo, esecuzione davanti ad altri alunni costretti a rifugiarsi nell'istituto scolastico.
 
Rabbia a cui dà voce Anna Riccardi che da cinque anni è alla guida della Fondazione di via Aprea affollata ogni giorno da oltre 150 bambini e dalle loro madri, unico avamposto di legalità. Proprio le mamme, dopo una mattinata trascorsa a ripensare all'ennesimo delitto vissuto in diretta, altro sangue di una guerra di camorra lunga trent'anni, hanno maturato la decisione di scrivere al Capo dello Stato, uno Stato che finora non viene avvertito come una presenza concreta: «Tante sono le emozioni - scrivono - dolore, rabbia, paura, ma anche speranza e fiducia in lei che non crediamo ci abbandonerà»

Baluardo di legalità con le sue numerose attività (doposcuola, sport, corsi di informatica, ballo, scrittura creativa), la Fondazione Famiglia di Maria assolve al vuoto di spazi di aggregazione, di cultura, di socialità in un quartiere dove lo scorso febbraio è arrivato a far visita ai bambini, alle mamme e agli educatori il presidente della Camera Roberto Fico e, pochi giorni fa, Lucia Annibali, l'avvocatessa pesarese (oggi parlamentare) sfregiata con l'acido dall'ex compagno, che ha raccontato la sua esperienza nell'ambito del progetto promosso dalla Fondazione contro la violenza sulle donne. A testimonianza che la realtà educativa sia una delle poche ad assolvere all'assenza dello Stato nel quartiere. «Le associazioni, le parrocchie e anche gli studenti ci sono, fanno cose belle e concrete, spesso si sostituiscono allo Stato - si legge ancora nella lettera a Mattarella - Ma è giusto? Questo recita la nostra Costituzione?», si domandano le firmatarie.

Ma nelle donne del Rione Villa c'è anche voglia di riscatto, di affrancarsi da un contesto che spesso le vede far parte di quelle stesse famiglie malavitose per offrire la possibilità di un futuro migliore ai loro figli (motivo per cui hanno preferito rimanere nell'anonimato non scrivendo i loro nomi in calce alla lettera inviata a Mattarella). «È arrivato il momento di una mobilitazione corale». Poi le richieste: «Investimenti culturali, sicurezza, lavoro». Una stoccata finale a Salvini e agli «agenti promessi: dove sono?». Infine l'invito al Capo del Quirinale: «Caro Presidente, non ci abbandoni, accolga il nostro appello. Lo Stato c'è se fa la sua parte. Grazie, per fortuna che c'è Lei».

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