Rifiuti, allarme in Irpinia:
«L'emergenza è vicina»

Rifiuti, allarme in Irpinia: «L'emergenza è vicina»
di Michele De Leo
Giovedì 18 Aprile 2019, 08:23 - Ultimo agg. 10:15
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«Rischiamo, nel periodo di chiusura del termovalorizzatore di Acerra per consentire la manutenzione della turbina, di pagare un prezzo salato in termini non solo economici, ma anche ambientali». Il segretario della Uil trasporti Michele Caso rilancia i timori per le difficoltà di gestione dello smaltimento dei rifiuti prodotti durante la fase di blocco dei conferimenti al termovalorizzatore. «C'è un allarme dice che non bisogna sottovalutare: ci avviamo ad una crisi annunciata, rispetto alla quale tutti fanno finta di nulla. Non accetteremo che si proceda nel silenzio più assoluto per poi lasciare spazio al balletto delle responsabilità».
 
Il sindacato è pronto a fare la propria parte, non solo per indicare una soluzione tampone, ma soprattutto per provare a programmare gli step di un percorso che deve necessariamente portare l'Irpinia a «diventare un territorio autonomo dal punto di vista della gestione del ciclo integrato dei rifiuti». Il riferimento è chiaro e va alla questione dell'impiantistica, rispetto alla quale «questa provincia è ferma a dieci anni fa». «Il rischio di andare incontro ad un'emergenza continua il segretario della Uil trasporti di Avellino e Benevento è la dimostrazione della vulnerabilità di una provincia che, nel corso dell'ultimo decennio, è rimasta completamente immobile, sotto il peso di una chiusura netta di tutti i territori rispetto alla realizzazione di nuovi impianti per il trattamento delle varie frazioni derivanti dalla raccolta differenziata».

In questa fase, l'auspicio del sindacato non è tanto quello di riprendere il confronto con le parti interessate per comprendere come smaltire i rifiuti prodotti nel periodo di fermo programmato del termovalorizzatore di Acerra. Piuttosto quello di riprendere un percorso di programmazione che punti all'individuazione delle aree in cui allocare nuovi impianti per il trattamento delle varie frazioni di rifiuto e per completare, all'interno dei confini provinciali, la gestione di tutto il ciclo integrato. «La realizzazione di nuovi impianti spiega Caso consente non solo di diventare autonomi e di poter gestire ogni fase senza alcun tipo di apprensione. Ma, pure quello di evitare problematiche ambientali e di ridurre notevolmente i costi. Gran parte della tassa oggi pagata dai cittadini serve, infatti, per finanziare il trasferimento fuori regione della frazione umida». Caso rilancia la necessità della convocazione di un tavolo con il presidente dell'Ato Valentino Tropeano, dei sindacati e di IrpiniAmbiente, la società impegnata nella gestione del servizio. «L'auspicio aggiunge il sindacalista è che sia la Regione ad indicare la strada da intraprendere per tamponare la fase emergenziale ed evitare che i rifiuti possano rimanere per strada o, peggio ancora, stoccati in qualche impianto». Il riferimento, nemmeno tanto velato, va allo Stir (stabilimento di imballaggio e tritovagliatura dei rifiuti) di Pianodardine che, già nel recente passato, ha rappresentato una valvola di sfogo per periodi di difficoltà. «L'impianto di Pianodardine conclude il segretario della Uil trasporti di Avellino e Benevento non può sopportare, anche e soprattutto per la situazione ambientale della valle del Sabato, il peso dell'emergenza, neanche come stoccaggio temporaneo».
 
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