Recuperati i corpi dei tre alpinisti sulle Montagne Rocciose, Messner sconvolto: «Muoiono in troppi»

Tre alpinisti morti sulle Montagne Rocciose, Messner sconvolto: «Muoiono in troppi»
Tre alpinisti morti sulle Montagne Rocciose, Messner sconvolto: «Muoiono in troppi»
Venerdì 19 Aprile 2019, 12:25 - Ultimo agg. 22 Aprile, 15:58
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Sono stati recuperati i corpi senza vita degli alpinisti austriaci David Lama e Hansjorg Auer e dell'americano Jess Roskelley nelle Montagne Rocciose canadesi. Non si avevano più notizie di loro da mercoledì scorso, dopo che avevano avviato il giorno prima la scalata dell'Howse Peak. Le squadre di ricerca che avevano sorvolato l'area dopo la loro scomparsa avevano trovato segni di valanghe. Il ritrovamento è avvenuto ieri. Una valanga sulla Montagne Rocciose canadesi ha ucciso i tre alpinisti, che nonostante la loro giovane età erano considerati tra i migliori a livello mondiale. L'incidente è avvenuto durante la scalata dell'Howse Peak (3.295 m). «È una grande tragedia, è terribile», ha commentato, visibilmente scosso Reinhold Messner, che conosceva bene i due tirolesi. L'allarme era stato lanciato da John Roskelly, il famoso alpinista e Piolet d'Or alla carriera nel 2014, perché il figlio non ha chiamato martedì, come invece concordato. 
«Porgiamo le nostre più sincere condoglianze alle famiglie, gli amici e le persone più vicine agli alpinisti» si legge su un tweet del Banff National Park. 
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When you’re living in a place you often end up doing the same thing over and over again. Sometimes it takes a fresh view to break you out of the routine. In this case it was @jimwmorrison and @mikeyarno spotting a line I had almost forgotten about. We got out the next day to hit it and it turned out to be one of the better days of this winter. @thenorthface Photo by @christianpondella

Un post condiviso da David Lama (@davidlama_official) in data:


Durante un volo in elicottero sulla zona della valanga di enorme dimensioni sono stati trovati - così le autorità canadesi - «segni evidenti» che i tre siano stati travolti. Dalla neve, si apprende, spuntavano attrezzatura alpinistica e corpi parzialmente coperti. A causa dell'elevato rischio non è stato neanche tentato un atterraggio, ma il padre di Jess ha già annunciato che, appena possibile, andrà a recuperare le salme. «È terribile per me e per mia moglie, ma ancora peggio per sua moglie Allison, l'amore della sua vita», ha affermato John sui social media. Hansj”rg Auer ha scritto capitoli importanti dell'arrampicata moderna sulle Dolomiti.

Nel 2007 scalò, infatti, la «Via del Pesce» sulla parete sud della Marmolada in free solo. Il tirolese superò senza corde 37 'tirì e 1.220 metri di dislivello del grado 7b+, con punte di 9-. Nel 2012 seguì sulla stessa parete la mitica via «L'ultimo dei Paracadutisti» (8b+), senza mai legarsi. Raccontò le sue imprese sulla parete sud della Marmolada, che gli portarono fama internazionale, in un libro, nel quale parlò anche del dolore di perdere amici in montagna. Nel 2016 scalò - ovviamente in free solo - in 12 ore tre 'storichè pareti sulle Dolomiti (Marmolada sud, Piz Ciavazes sud e Sass dla Crusc ovest), scendendo ogni volta a valle con il parapendio. David Lama, 28 anni, madre austriaca e padre nepalese, era considerato uno degli alpinisti e arrampicatori più promettenti in circolazione. Nel suo palmares vari titoli internazionali di arrampicata e boulder. Famosa anche la sua ripetizione della via Maestri sul Cerro Torre nel 2012. L'anno scorso scalò il Lunag Ri, una vetta inviolata di 6.895 metri dell'Himalaya, documentando l'impresa con un drone. Jess Roskelley da giovanissimo ha seguito le orme di suo padre. Nel 2018 la rivista americana Men's Health lo elesse secondo nella classifica «Avventuriero dell'anno» alle spalle di Alex Honnold, famoso per la sua impresa free solo sul El Capitan.

Secondo Messner, Auer e Lama «hanno portato l'arte dell'arrampicata a nuove dimensioni» e avevano entrambi «un forte carisma», ha detto il Re degli Ottomila.
Soprattutto Auer, prosegue l'altoatesino, «era ai massimi livelli in tutte le discipline». Per Messner, l'incidente dimostra che l'alpinismo tradizionale a quei livelli «è follemente pericoloso». «Non è una questione di capacità, ma di fortuna o sfortuna», prosegue ricordando che «metà dei migliori alpinisti mondiali muore». «Questo tipo di alpinismo è affascinante, ma anche difficilmente giustificabile», conclude.

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