Napoli, è caos movida al Vomero: dopo i fumogeni scattano le denunce

Napoli, è caos movida al Vomero: dopo i fumogeni scattano le denunce
di Maria Pirro
Giovedì 25 Aprile 2019, 08:30 - Ultimo agg. 14:08
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A mezzanotte in punto, quando è iniziato il lancio dei fumogeni, un'anziana ha chiamato i vigili del fuoco, temendo il peggio: un incendio sotto le finestre del suo palazzo, in via Aniello Falcone. E invece, è stata solo l'ultima trovata del by night dopo i fuochi di artificio già finiti al centro delle polemiche. Cielo rosso e cori da stadio, questa volta, per la festa di «buon compleanno». Quanto basta per far scattare l'ennesima denuncia alla Procura della Repubblica a firma degli abitanti, ormai esasperati, della panoramica strada. Ad annunciare l'azione legale è Mauro Boccassini, avvocato, da cinque anni alla guida del comitato locale per la vivibilità che segnala una escalation di episodi preoccupanti. Non solo collegati agli schiamazzi e ai party sopra le righe che, con l'esplosione dei petardi, determinano anche danni alla guaina dei terrazzi.
 
«Due settimane fa c'è stata una rissa e sono spuntati i coltelli», racconta Boccassini, sollevando la questione sicurezza dovuta a diverse problematiche di ordine pubblico. Minacce, raid e aggressioni sono infatti all'ordine del giorno, per diverse ragioni. I parcheggiatori abusivi. Gli spacciatori di droga. Gli ubriachi molesti. I vandali in azione. «Va subito ripristinato il presidio dei vigili urbani che, fino a settembre scorso, dalle sette di sera alle 3,30 di notte, ha avuto un importante effetto deterrente», chiede Boccassini, mostrando una petizione con 419 firme già raccolte proprio in autunno ma per chiedere, in realtà, l'estensione del servizio (poi sospeso) anche il giovedì.

«Soprattutto il giovedì, con i dj-set, c'è una grande affluenza di giovani e la situazione diventa ingestibile», lamenta Valeria Stinelli, logopedista. «Mia mamma si è sentita male, una sera proprio a causa dei fuochi di artificio», aggiunge. Un'altra denuncia fa riferimento alle auto nella zona dei baretti più spesso nel mirino: parabrezza infranti, specchietti rotti con i mattoni, finestrini sfondati, carrozzerie rovinate. «Sei i raid solo ai danni della vettura della mia consorte», allarga le braccia Boccassini, instancabile animatore del comitato per la vivibilità negata, pure costretto ad andare al pronto soccorso, in una circostanza, a seguito delle sue battaglie contro i decibel sparati, i bicchieri sui muretti e nell'androne dei palazzi, i tappeti di cicche e vetri, le bottiglie nelle cassette della posta. A volte si vedono delle siringhe. «E, dal venerdì alla domenica, non mi resta che portare i bimbi dai nonni per evitare che si sveglino di soprassalto per i fuochi, le urla e i clacson», allarga le braccia Boccassini. Otto disco-bar in 300 metri, ma non tutti mantengono lo stesso profilo. Il baretto, ad esempio: è pronto a cambiare nome e, per differenziarsi, anticipa la chiusura alle 22. Il titolare avrebbe pure voluto ripulire i giardinetti lì vicino e, in cambio, posizionare qualche tavolino: presentato all'amministrazione comunale, il progetto resta però nel cassetto. «Il caffè e l'aperitivo vanno bene, perché vivacizzano la strada, ma la movida non può proseguire dopo mezzanotte. Perché il sonno è un diritto di tutti. Ed è intollerabile», conclude Stinelli, «che l'amministrazione non prenda provvedimenti limitando tutto questo con una ordinanza seria in primis a tutela dei più fragili: anziani, bimbi e ammalati disabili».
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