"Il Molise non esiste"? Una leggenda metropolitana: dalle spiagge agli ulivi, viaggio in una regione unica

"Il Molise non esiste"? Una leggenda metropolitana: dalle spiagge agli ulivi, viaggio in una regione unica
di Alessandra Iannello
Lunedì 29 Aprile 2019, 15:43 - Ultimo agg. 15:46
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“Il Molise non esiste” non è solo un hashtag che raccoglie quasi 6000 fra foto e meme su Instagram ma è anche il retaggio di un passato non molto lontano, di quando, fino al 1963, esisteva un’unica regione che si chiamava Abruzzi e Molise. Oggi, la più piccola regione italiana dopo la Valle d’Aosta, ha capito che, per reclamare il posto che si merita, deve puntare sul turismo più evoluto, quello che già ha visitato i luoghi più conosciuti della Penisola e che voglia dedicare del tempo alla scoperta di un territorio poco noto ma dalle mille sfaccettature. In pochi chilometri (la sua superficie è di soli 4438 km²) infatti si passa dalle spiagge sabbiose dell’Adriatico che si snodano per 35 chilometri nei comuni di Montenero, Petacciato, Termoli e Campomarino (tutti in provincia di Campobasso) alle montagne che segnano il confine con l’Abruzzo, il Lazio (Monti della Meta) e la Campania (Monti del Matese). Una zona di colline poco ripide e dalle forme arrotondate accompagna invece le montagne del Subappennino (Monti dei Frentani) verso il mare.
 

 


A sostegno dello sviluppo della ricettività è stato lanciato un bando da 16 milioni di euro rivolto agli alberghi diffusi, al turismo rurale e ai titolari di strutture di microricettività per promuovere e qualificare lo sviluppo del turismo sostenibile. E con queste finalità è nata anche Moleasy, una rete di imprese turistiche costituita da cinque realtà poste in altrettante zone della regione in cui far base per partire alla scoperta del territorio.
Partendo dal mare di Termoli c’è la Residenza Sveva, un albergo diffuso nato dalla ristrutturazione di diversi edifici del centro storico. A pochi passi dalla Residenza c’è la cattedrale di Santa Maria della Purificazione dedicata a San Basso, patrono della città, che venne edificata nel 1037 sopra i resti di un tempio pagano dedicato a Castore e Polluce. Oltre alle reliquie di San Basso riposano qui anche le ossa di San Timoteo, discepolo di San Paolo. Il centro storico è racchiuso dalle mura medievali da cui svetta, sul lato nord, il Castello chiamato Svevo, forse a causa della ristrutturazione commissionata nel 1247 da Federico II. Nel 1902 il Castello Svevo divenne monumento nazionale e nel 1909 la Marina militare posizionò sulla parte più alta dell'edificio una stazione meteorologica che è in funzione ancora oggi. Scendendo al mare si trova la Passeggiata dei trabucchi che dai piedi del Castello segue tutta la cinta muraria fino ad arrivare al porto. I trabucche (così li chiamano i termolesi) sono delle strutture che si ritrovano in diverse zone della costa adriatica e sono realizzati con una palizzata conficcata tra gli scogli, sulla quale viene appoggiata una piattaforma fatta di assi di legno. Dedicate alle pesca, queste palafitte sono dotate di una piccola cabina e due antenne che si sporgono sull’acqua per molti metri a cui è legata una rete di forma rettangolare.

Lasciando la costa e risalendo le colline verso l’Abruzzo si arriva a Bagnoli del Trigno (Isernia) un paese di poco più di 700 abitanti che sorge su di un massiccio roccioso che domina la valle del fiume Trigno. La "Perla del Molise", così è conosciuto Bagnoli, si arrampica per un dislivello di oltre 100 metri (a 660 m s.l.m. c’è la parte più bassa e a 783 m s.l.m. quella più alta) che ha dato vita a due zone ben distinte e da sempre in lotta, la "Terra di sotto" e la "Terra di sopra". Su un masso di pietra calcarea si trovano i ruderi del castello longobardo che dominano ancora, spettrali e cadenti, l’intero abitato. Ai piedi del “Paese delle fate” (altro appellativo di Bagnoli) c’è il Domus Hotel, una struttura dedicata al benessere e alla salute che ospita all’interno la Domus Medica, il cui direttore scientifico è Franco Mastrodonato. Presidente della Società italiana di medicina biointegrata (Simeb) Mastrodonato è anche lo scopritore degli effetti antitumorali del Prunus spinosa trigno, un arbusto spinoso che cresce in Molise. Addentrandosi nelle montagne si arriva a Borgotufi, nel comune di Castel del Giudice (Isernia), un albergo diffuso nato dalla voglia di creare qualcosa di utile e bello per la propria terra natale di Ermanno D’Andrea, imprenditore nato a Capracotta ma che vive a Milano dove gestisce l’azienda di famiglia. A Castel del Giudice è da visitare il Giardino delle mele dell’azienda agricola Melise. Qui si possono trovare oltre 60 varietà di mele antiche autoctone recuperate in altrettanti comuni molisani. Passando dalle mele alle olive andando verso sud si arriva a Venafro. Qui si trova il Parco regionale dell’olivo di Venafro che fa parte della rete mediterranea dell’olivicultura storica. Infatti l’olio di questo paesino è citato da storici romani e, si dice che qui, fra gli ulivi millenari, ci siano ancora alcuni di quelli appartenuti a Marco Porcio Catone che qui aveva un’azienda olearia. All’interno del museo archeologico si possono trovare dei reperti unici come gli scacchi più antichi d’Europa risalenti al X secolo d. C. o la splendida Venere di Venafro del II secolo d. C. Scendendo al confine con la Campania c’è il villaggio rurale ottocentesco Le sette querce, trasformato in albergo diffuso e dove vive allo stato libero una mandria di asini. Oltre alle camere tradizionali si può alloggiare nella “stanza dell’eremita” dotata di letti in paglia e priva di energia elettrica e collegamenti telefonici. Da qui si può partire alla scoperta di Altilia, una piccola città romana del I secolo d. C. perfettamente conservata.

Tornando in provincia di Campobasso si entra nell’area SIC (Sito di Interesse Comunitario) del Parco Fluviale del fiume Biferno.
A Colle d’Anchise c’è il borgo di Piana dei Mulini sorto nel 1700 come mulino ad acqua e centro per la colorazione delle lane. In seguito l’antico mulino divenne una centrale idroelettrica che forniva energia a tutti i comuni della zona della Piana fino agli anni ’70. Ciò che rimaneva di quelle rovine è stato recuperato in un progetto che comprende un albergo diffuso, una residenza d’epoca e un ristorante. In paese si possono visitare il castello feudale, la torre longobarda, la chiesa di Santa Maria degli Angeli del 1300 e la chiesetta di Santa Margherita, costruita su un tempio sannita.

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