9 maggio, prima della mezzanotte
arriva l'album-soap di Liberato

Liberato
Liberato
di Federico Vacalebre
Venerdì 10 Maggio 2019, 00:54 - Ultimo agg. 21:11
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Manca un minuto perché finisca il 9 maggio, e su YouTube compaiono cinque videclip: Liberato completa così il suo primo album, il disco che non c'è, e senza titolo, del cantante senza volto, che nelle scorse settimane aveva in qualche modo allertato i fans promettendo l'ennesima mossa a sorpresa. E che sorpresa: sui servizi in streaming arrivano i cinque nuovi brani, mentre sul Tubo, raccolti sotto il titolo di «Capri rendez-vous,» i pezzi compongono una videoserie, come sempre scritta e diretta da Francesco Lettieri: «Guagliò», «Oi Marì'», «Nunn'a voglio 'ncuntra'», «Tu me faje asci' pazz'» e «Niente» completano così l'esordio del misterioso rapper partenopeo, aggiungendosi alle canzoni già pubblicate: «Nove maggio» appunto, «Intostreet», «Je te voglio bene assaje», «Gaiola portafortuna» in una nuova versione, «Me staje appennenn' amo'» e «Tu t'e scurdat' 'e me».
A due anni da quel «Nove maggio» da cui il gioco è cominciato, le tessere del puzzle iniziano ad andare al loro posto, delineando un progetto crossmediale in cui musica ed audiovisivo hanno quasi la stessa importanza, una strategia di comunicazione dall'impatto notevolissimo, capace di imporre una lingua napoletana ridotta all'osso come l'hype del momento: nei prossimi giorni non parleremo di altro.
Musicalmente parlando, «Guagliò», «Oi Marì'» (ancora un titolo rubato, con devozione, a un classico della melodia partenopea) guardano al reggaeton, tra uso di parole spagnole e trombette che sembrano vuvuzelas.  «Nunn'a voglio 'ncuntra'» e  «Tu me faje ascì pazz'» sono più pop e urban, l'ultimo brano è un azzardo postemelodico con chitarra elettrica in bella evidenza.
Ma i brani, che nelle prime ore dalla pubblicazione già macinavano centinaia di migliaia di visualizzazioni (notturne), servono anche a raccontare una sorta di trap soap, quella che segue dal 1966 al 2019 la tormentata love story tra Marie, attrice francese trapiantata a Napoli, e Carmine, scugnizzo sarracino che corrisponde agli stereotipi proprio quanto lei. L'inizio è su un set caprese, tra nouvelle vague e dolce vita, e sull'isola azzurra tutto si concluderà. Il secondo pezzo fa incontrare i due ragazzi in mezzo al mare, ancora in bianco e nero, ed evoca lo spot davanti ai Faraglioni di Dolce & Gabbana, citazione tra le citazioni, come testimonieranno i ringraziamenti sui titoli finali a Hitchock, Kurosawa, Xavier Dolan, Pasolini, Truffaut, Godard, Polanski, Altman, Cassavetes, Moretti, accanto a quelli a James Senese e Peppino Di Capri.
 «Nunn'a voglio 'ncuntra'» ci porta al colore, al 1975, alla consapevolezza delle differenze: «Al Nord ci chiamano terroni, dicono che ci rubiamo la fatica loro. E loro che vengono qui per farsi il bagno e prendersi il pesce?». E la scena da febbre danzereccia del sabato sera culmina in una tammurriata smodata con tanto di putipù, mai di moda come di questo periodo, almeno massmediaticamente.  «Tu me faje asci' pazz'», sicuro tormentone, vede Marie nel 1993, ubriaca persa («scarta fruscia e poi prende primmera/ solom lacrime da mattina a sera»), soccorsa per strada da un vigile che si rivelerà essere Carmine, ormai sposato («Piccere' me fai ascì pazz'/ piccere' tu m'è rutto 'o...»). 
«Niente» torna a Capri, ai giorni nostri, Marie, invecchiata e con i capelli bianchi, è tornata sull'isola per un funerale, ma al cimitero non dimentica di lasciare un bacio sulla tomba di Carmine, lasciando che gli ultimi fotogrammi la riportino a quell'unico amplesso con lui, consumato in mezzo al mare, nell'ormai lontanissimo 1966.
E la soap continua: con un concerto, a Roma, il 22 giugno, stavolta in scaletta ci saranno tutti i brani del primo album di Liberato. La location è ancora segreta, stavolta l'ingresso si paga: posto unico, 20 euro, in vendita sul circuito Ticket One. Nemmeno i fantasmi campano d'aria, o di sole visualizzazioni.

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