Traforo del Gran Sasso, un vertice a Roma per scongiurare la chiusura

Traforo del Gran Sasso, un vertice a Roma per scongiurare la chiusura
Traforo del Gran Sasso, un vertice a Roma per scongiurare la chiusura
di Stefano Dascoli e Giovanni Sgardi
Domenica 12 Maggio 2019, 17:44 - Ultimo agg. 13 Maggio, 11:17
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L'AQUILA - Un salto indietro di 35 anni, a quando il massiccio del Gran Sasso rappresentava un ostacolo enorme ai collegamenti tra Adriatico e Tirreno, tra L’Aquila e Teramo, allo sviluppo del Centro Italia. Lo scenario potrebbe materializzarsi allo scoccare della mezzanotte del 19 maggio prossimo se nessuno riuscirà a far recedere Strada dei Parchi, la società del Gruppo Toto (e non di Autostrade) che gestisce A24 e A25, dalla volontà di chiudere il traforo di dieci chilometri che fende la vetta più alta degli Appennini, il terzo per importanza nel Paese, il più lungo costruito interamente sul territorio italiano.

Una decisione maturata alla luce dell’inchiesta aperta dalla Procura di Teramo sul rischio di inquinamento ambientale dell’intero acquifero del Gran Sasso. Un’indagine partita a fine 2016 dopo un episodio di sversamento: in quell’occasione i rilievi segnalarono la presenza di toluene nell’acqua, probabilmente frutto dell’utilizzo di vernici per il rifacimento della segnaletica stradale, imponendo la chiusura dei rubinetti in mezza regione.

E così sotto processo sono finite dieci persone, i vertici di Strada dei Parchi, quelli di Infn e quelli di Ruzzo Reti, la società che gestisce l’acqua: prima udienza il prossimo 13 settembre. La base della contestazione è «il non aver impedito un permanente pericolo di inquinamento ambientale», per «non aver verificato l’esistenza di un adeguato isolamento delle strutture dalla falda acquifera». Il sistema, in questo senso, è unico nel suo genere perché convivono e si intrecciano i laboratori, le autostrade, la falda acquifera. Per una messa in sicurezza efficace occorrerebbero circa 200 milioni, come stabilito dalla commissione tecnico-istituzionale messa in piedi dall’ex governo regionale di centrosinistra.

I vertici di Strada dei Parchi, come ha confermato il vice presidente Mauro Fabris, vogliono chiudere il traforo per evitare la reiterazione del reato e incorrere in eventuali interdittive che danneggerebbero ulteriormente la società. A meno che, questa è la richiesta, il governo non nomini un commissario che esenti la concessionaria da ogni nuova responsabilità, sia nella operazioni necessarie alla messa in sicurezza (progetti, gare d’appalto, lavori), sia nella gestione ordinaria del traforo (accessi, viabilità). Se ne parlerà martedì a Roma, alla luce della convocazione fatta pervenire d’urgenza dal Mit a Strada dei Parchi. Con tutte le ipotesi sul tavolo, compresa quella di una revoca unilaterale della convenzione di gestione delle tratte. Che il clima sia tesissimo lo ha confermato ieri anche il sottosegretario abruzzese Gianluca Vacca: « Qualora ci fosse una cieca ostinazione del gestore verso la chiusura, chiederò con forza al Mit di valutare se ci sono i requisiti per la revoca immediata della concessione, e so che il ministero valuterebbe con molta attenzione questa ipotesi. Ora basta!».

Le conseguenze della chiusura sarebbero devastanti. L’Anas ha fatto sapere che non è ipotizzabile spostare i diecimila veicoli che giornalmente percorrono quel tratto sulla Statale 80, quella che parte da Arischia, vicino L’Aquila, costeggia il lago di Campotosto e scende a Teramo. Un percorso suggestivo, ma non sicuro per quella mole di traffico e molto complesso: un’ora per fare circa 45 chilometri.

A questo si aggiunge la chiusura fino al 30 giugno dell’ingresso di Bussi-Popoli dell’A25 per lavori urgenti di manutenzione sui viadotti, altro caso molto complesso. Insomma: guai enormi per pendolari, studenti, turisti e per i tanti vacanzieri, moltissimi romani, che hanno casa sulla costa adriatica. Un impatto devastante per l’economia. Il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, ha annunciato la presentazione di una diffida: mossa che ha ottenuto pieno sostegno da diversi attori, dal Forum ambientalista H20 alla rettrice dell’Università aquilana, Paola Inverardi.

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