Draghi all'Italia: «Tassi zero contro la crisi Ue». E boccia i mini-Bot

Draghi all'Italia: «Tassi zero contro la crisi Ue». E boccia i mini-Bot
di Antonio Pollio Salimbeni
Venerdì 7 Giugno 2019, 07:41 - Ultimo agg. 13 Giugno, 11:57
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BRUXELLES La Bce è preoccupata per l'andamento dell'economia e cerca di contrastare i rischi di peggioramento. Così nella riunione dei vertici a Vilnius, Mario Draghi annuncia che la banca centrale sposta in avanti di almeno sei mesi l'indicazione di politica monetaria (forward guidance): ora prevede che i tassi resteranno ai livelli attuali «almeno fino a tutta la prima metà del 2020» non più fino a tutto il 2019. A gennaio la Bce indicava che i tassi non sarebbero aumentati prima dell'estate 2019; a marzo aveva indicato il termine di fine anno; ieri l'ultimo allungo. Non solo, Draghi aggiunge che la Bce prevede che i tassi resteranno in ogni caso al livello in cui si trovano adesso «per quanto sarà necessario ad assicurare una convergenza continua e sostenuta dell'inflazione a livelli inferiori ma vicini al 2% nel medio termine». Non è la ripetizione monocorde della solita formula. È la conferma che le cose non stanno andando bene. E che è arrivato il momento di ricaricare il bazooka del Qe per dare una spinta forte, decisiva. Visto che l'economia dell'area euro è ancora ingolfata nella rete di un difficile ritorno alla normalità, dopo gli anni della bassa inflazione e della crescita bassa. D'altra parte le nuove previsioni di crescita indicano il Pil quest'anno a 1,2%, 1,4% nel 2020 e nel 2021 (contro 1,1%, 1,6% e 1,5%). Quelle sull'inflazione restano non confortanti: 1,3% quest'anno, 1,4% nel 2020 e 1,6% nel 2021 (stima precedente 1,2%, 1,5% e 1,6%). Nel secondo e nel terzo trimestre la crescita sarà più debole, ancora tanta incertezza pesa sul settore manifatturiero. Colpa del protezionismo commerciale e dei mercati emergenti sempre vulnerabili. I rischi di peggioramento prevalgono sulla possibilità di miglioramento, anche se per la Bce «le probabilità di recessione restano basse». 
 



LA DISCUSSIONE
Dell'Italia Mario Draghi parla non relativamente ai rischi per la stabilità dell'Eurozona, e questa è una buona notizia. Tuttavia il presidente della Bce ha ben presente la situazione del Paese e le implicazioni per l'unione monetaria. E invia un messaggio preciso: «La Commissione europea ha presentato le sue conclusioni e ora toccherà al Consiglio decidere: per allora l'Italia deve predisporre un piano credibile per ridurre il debito. Non siamo noi gli interlocutori, ma non credo che all'Italia sarà chiesta una riduzione rapida del debito perché per farlo scendere occorre tempo». Di scarsa credibilità del nostro Paese ha parlato ieri anche l'agenzia di rating Moody's prevedendo un'ulteriore crescita di deficit e debito. E Draghi ha criticato l'idea di mini-Bot emersa nel nostro Paese: sarebbero «illegali». La decisione di rinviare ulteriormente il momento della normalità monetaria è stata presa dal board della Bce all'unanimità. A dimostrazione che i banchieri centrali non prendono sottogamba la situazione, Draghi racconta che la discussione è stata particolarmente approfondita, «granulare». Informa che alcuni governatori ritengono necessario un nuovo taglio dei tassi di deposito e un rinvio più lungo della forward guidance oltre metà 2020. C'è chi ritiene necessaria addirittura una riedizione del quantitative easing. Per ora ci si limita a far slittare i reinvestimenti del capitale rimborsato sui titoli in scadenza in linea con il rinvio dell'aumento dei tassi. Il tasso principale di rifinanziamento resta a zero mentre le banche continuano a pagare un interesse negativo di 0,40 per la liquidità che non usano. Ora ci sono i dettagli del nuovo programma di prestiti alle banche a più lungo termine tra settembre 2019 e marzo 2021. Il tasso sarà superiore di 10 punti base rispetto al tasso medio applicato alle operazioni di rifinanziamento classiche ora a 0%. Se le banche concedono prestiti superiori a un valore di riferimento beneficeranno di un tasso di interesse inferiore, che potrà essere ridotto fino a raggiungere un livello pari al tasso medio applicato ai depositi presso la banca centrale per la durata dell'operazione con l'aggiunta di 10 punti base. È questo l'equilibrio per stimolare da un lato l'afflusso di credito all'economia ed evitare, dall'altro lato un'eccessiva dipendenza delle banche da liquidità a buon mercato.
 

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