M5S, pagelle ai sottosegretari tra interrogatori e veleni: operazione rimpasto

M5S, pagelle ai sottosegretari tra interrogatori e veleni: operazione rimpasto
M5S, pagelle ai sottosegretari tra interrogatori e veleni: operazione rimpasto
di Simone Canettieri
Mercoledì 12 Giugno 2019, 09:13 - Ultimo agg. 13 Giugno, 11:52
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Gli esami non finiscono mai, se sei un sottosegretario del M5S. «E io speriamo che me la cavo, allora», scherza chi è in bilico. E così la Graticola grillina (vecchia procedura rispolverata in questo momento di crisi) diventa per la delegazione di sottogoverno uno stress test, in una situazione in cui l'incubo rimpasto, quello vero, incombe sui ministri pentastellati.

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E intanto c'è chi l'ha presa con filosofia e si è bevuto un caffè prima dell'interrogazione per darsi la carica come ai tempi dell'università (ed è stato il caso di Andrea Cioffi che adesso lavora al Mise) ma anche chi ha scacciato gli incubi della bocciatura come Vittorio Ferraresi (Giustizia): «Luigi (Di Maio-ndr) ha fatto benissimo a inventarsi questa cosa: serviva una scossa. Io a rischio? Ma no, ora però devo andare».

LA PROVA
Ieri sera tutti i sottosegretari grillini si sono presentati al cospetto delle commissioni parlamentari di riferimento chiamate poi a esprimere un giudizio sul loro operato in questo anno. Ambientazione: il palazzo dei gruppi di Montecitorio, diventato ieri sera un'aula d'esame. La prova era questa: 40 minuti in tutto. Nei primi venti il candidato, ripreso da una telecamera interna, ha esposto i risultati ottenuti durante quest'anno di governo. Poi la seconda tranche - con l'operatore fatto uscire dalla stanza - con le domande ficcanti dei parlamentari grillini. Da «perché non mi rispondi mai al telefono?» a «perché siamo scomparsi su quest'argomento?».

Alla fine i prof grillini hanno riempito un questionario di valutazione. Una pagella, insomma. Queste le voci da compilare: presenza, disponibilità all'ascolto, capacità di fornire informazioni, capacità di fornire risposte, capacità di raggiungere gli obiettivi, capacità organizzativa. E vicino a ciascuna di esse anche la valutazione: alta, media e bassa. Nel foglio, inoltre, c'è anche uno spazio dedicato alle note per il sottosegretario. Sono quelle più temute, possono stroncare una carriera ministeriale. Perché, particolare non da poco, il tutto è rigorosamente anonimo. Gong, a Graticola terminata i deputati e senatori hanno inserito la pagella in un'urna.

Ora i giudizi saranno visionati nei prossimi dieci giorni dal direttivo del M5S e l'ultima parola spetterà, come tradizione, al Capo politico. Sarà lui a stabilire quale sottosegretario promuovere o bocciare. «Sarò più severo dei giudici di X Factor», scherzava Riccardo Olgiati, commissione Esteri, che ieri sera ha ascoltato le relazioni di Manlio Di Stefano ed Emanuela Del Re.

IN FORSE
Gira però una lista di nomi a rischio: Alessandra Pesce (Agricoltura), Michele Dell'Orco (Infrastrutture), Angelo Tofalo (Difesa, anche se è l'unico che dopo la Graticola si è sparato un bel selfie con i parlamentari), Davide Crippa (Mise, ma è colui che bloccò l'emendamento di Siri sull'eolico). Chi invece dorme tra due guanciali, per esempio, è Stefano Buffagni (Affari regionali), considerato da tempo un big dei pentastellati. «Sono nato pronto - ironizza il sottosegretario - alla peggio mi bocciano». La pratica è stata inaugurata lunedì scorso da Simone Valente e Vincenzo Santangelo. Poi è toccato a Luigi Gaetti, che ha il duro compito di lavorare al Viminale, un ministero, diciamo, più che presidiato (c'è Matteo Salvini, qui). «Con Gaetti, ad esempio, c'è stato un confronto acceso ma assolutamente leale e diretto.

Questo è il dato rilevante. Il confronto ci deve essere, perché spesso non c'è stato. Ma i problemi al di là della prova sono altri: perché siamo scomparsi dall'antimafia?», si chiede Paolo Lattanzio. Il tesoriere del M5S e membro del direttivo Sergio Battelli, per cercare di smorzare la tensione, prima della prova ha cercato di rasserenare gli animi dei candidati: «La prova non è vincolante». Come dire alla fine deciderà comunque Di Maio. E così tra i parlamentari c'è anche chi si è rifiutato di compilare il questionario o l'ha inserito vuoto nell'urna: «Faccio l'avvocato nella vita, non il giudice», spiegava una deputata. «Così ci facciamo del male da soli», ragionava un collega.

In questo scenario c'è chi tra i parlamentari scrive e giudica. Sperando di prendere il posto del sottosegretario bocciato.

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