Tria: «Non servono manovre correttive. Ok alla Flat tax ma i target di deficit già ci sono»

Tria: «Non servono manovre correttive. Ok alla Flat tax ma i target di deficit già ci sono»
​Tria: «Non servono manovre correttive. Ok alla Flat tax ma i target di deficit già ci sono»
Giovedì 13 Giugno 2019, 13:08 - Ultimo agg. 14 Giugno, 11:23
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Il negoziato con la Commissione Ue è partito e il fronte europeo si compatta a sostegno di Bruxelles. Nessuno vuole arrivare davvero all'apertura di una procedura per debito eccessivo, ma ora si chiede all'Italia di fare le sue mosse per evitarla. Il tempo non è molto, perché la Commissione vuole mettere l'ecofin dell'8-9 luglio nelle condizioni di decidere se aprire o no una sanzione a carico di Roma. La richiesta di partenza è chiara: «Servono aggiustamenti considerevoli per quest'anno e per il prossimo», ha detto il vicepresidente Valdis Dombrovskis. Ma il ministro dell'economia Giovanni Tria torna ad escludere una manovra correttiva: «Non ne abbiamo bisogno». All'Eurogruppo di Lussemburgo l'Italia non è sull'agenda, ma i protagonisti del negoziato preparano il terreno. La Commissione vuole avere un mandato politico dai ministri per poter andare avanti sia nella trattativa col Governo che nell'iter formale della procedura, ormai avviato due settimane fa. E la tappa è scontata, visto che i ministri avevano già dato l'ok ai loro direttori generali riuniti nel comitato economico e finanziario (Efc), che martedì scorso aveva approvato la valutazione dei commissari sul debito italiano.

Il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno lo chiarisce ulteriormente: «Sull'Italia dobbiamo essere in grado di rassicurare tutti, i cittadini italiani, le imprese, gli investitori, che gli impegni ci sono e li rispettiamo». Sono gli stessi impegni di cui parla Dombrovskis: il saldo strutturale dell'Italia deve migliorare, sia nel 2019 che nel 2020. «È prima di tutto nell'interesse dell'Italia», ha detto il lettone, ribadendo una linea ormai nota, ovvero che il debito italiano va messo su un percorso di discesa credibile. È quello che a Bruxelles si aspettano dal Governo nelle prossime settimane: che individui il modo per fare risparmi già da quest'anno, in modo da rimediare anche al buco del 2018. Il commissario Pierre Moscovici gioca come sempre la parte della colomba: «Vogliamo evitare una procedura per debito», che in questa fase non è ancora scontata, anzi, «è ancora evitabile». E quindi ora servono «fatti, cifre, dati per il 2019 e 2020», perché «le intenzioni non bastano, un sentiero chiaro è necessario».

 


Tria, intanto, avvia il negoziato. Ancora non ci sono numeri sul tavolo, né da parte italiana né da parte europea. Lo stadio della trattativa è ancora embrionale, e la Ue per ora ascolta i nuovi elementi che il ministro, promette, a fine luglio dimostreranno che gli obiettivi del deficit saranno centrati. Si tratta delle entrate fiscali supplementari del primo semestre, ad esempio dalla fatturazione elettronica, e poi l'uso di quota 100 e quelli sul reddito di cittadinanza. Ma i commissari e i ministri dell'Eurozona si aspettano qualcosa di ben diverso. Il negoziato dovrà avvicinare le due posizioni, che al momento sembrano molto distanti. «Stiamo facendo un negoziato sugli obiettivi di deficit che noi abbiamo, dimostreremo che li raggiungeremo perché ci mettono in posizione di sicurezza», assicura Tria, che esclude anche di fare la flat tax in deficit. «Ero favorevole alla flat tax anche in passato, bisogna vedere come si fa», ma «in questo momento gli obiettivi di deficit sono quelli», ribadisce. Ma smentisce una lite con il vicepremier Matteo Salvini sulla questione: una «notizia chiaramente falsa, di colore». Sul caso italiano si esprime anche il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde. Che invita il Governo a muoversi: «Credo che tutti quei Paesi che hanno un alto debito, e l'Italia occupa una posizione piuttosto importante in questa categoria, hanno strumenti e politiche per affrontare la situazione attuale. Come membro dell'unione monetaria, insieme ai colleghi e alle istituzioni, dovrebbe trovare il percorso di bilancio e avere il coraggio politico di attuare le riforme che liberino il genio italiano».
 

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