Anatema Gesuiti sul cybersex: I fumetti porno erano meno devastanti per la mente

Anatema Gesuiti sul cybersex: «I fumetti porno erano meno devastanti per la mente»
Anatema Gesuiti sul cybersex: «I fumetti porno erano meno devastanti per la mente»
di Franca Giansoldati
Venerdì 14 Giugno 2019, 15:17 - Ultimo agg. 16:57
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Città del Vaticano -  Chi lo avrebbe mai detto che un giorno la Chiesa avrebbe sostenuto che in fondo erano molto meglio i fumetti pornografici di un tempo – oggi persino un po' demodè - che non il cybersex. Fermo restando che per il Catechismo la pornografia resta una “colpa grave” e per questo va condannata, la rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica fa un passo in avanti distinguendo i danni arrecati tra le riviste pornografiche, sostanzialmente poco nocive e il cybersex che, al contrario, è talmente malefico da danneggiare persino i processi cognitivi.

Un intero articolo della rivista diretta dallo spin doctor di Papa Francesco, padre Antonio Spadaro, è dedicato a questo problema ritenuto notevole. «Una dipendenza insidiosa». L'estensore dell'articolo padre Giovanni Cucci anche il giorno prima, sull'Avvenire, anticipava: «Il Cybersex è un virus che infetta la facoltà più alta dell'uomo, la sua intelligenza. Anzitutto a livello di immaginazione (...) perchè quanto visionato oltre a ossessionare la mente, la impoverisce, fino ad atrofizzarla. Le immagini porno presentano il più basso grado di memorizzazione e il cybersex, a sua volta, registra un ulteriore decremento cognitivo rispetto la pornografia stampata. In pratica finisce per avere un forte impatto atrofizzante sui processi cognitivi come la memoria, la riflessione la capacità di attenzione e la elaborazione critica e quindi sulla libertà e la capaità di prender le distanze dal vissuto emotivo».

Nell'articolo si legge ancora: «I siti frequentati finiscono per dominare la vita, lo studio, gli impegni di lavoro, le relazioni, lo svago, gli interessi, favorendo la tendenza a vedere le persone come corpi pornografici» scrivono i gesuiti.

Il mondo parallelo che avanza e ghermisce soprattutto i più giovani.

L’incremento della diffusione di siti porno­grafici è impressionante: nell’anno 2018 un solo sito pornografico ha registrato quasi 34 miliardi di visitatori (92 milioni al giorno), con un aumento di 14 milioni rispetto al 2017. Si parla un tutto di oltre 150 milioni di siti, di cui almeno 5 milioni specia­lizzati in pedopornografia.

È difficile avere dati precisi, ma sembra che il porno occupi il 30% del traffico internet, e ogni minuto registri 63.000 visitatori, con un gua­dagno di almeno 5.000 dollari al secondo.

«In Italia il 61% dei visitatori rientra nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni, ma secondo i dati di Covenanteyes (un sito che si occupa di prevenzione e aiuto a uscire dalla pornodipendenza), l’80% di essi entra in contatto con la pornografia prima della maggiore età4. Anche nel nostro Paese un ragazzo comincia a visionare pornografia in media all’età di 11 anni, quando si vede regalare dal genitore l’iPhone, senza pensare alle sue illimitate possibilità di accesso, le quali, unite alla curiosità e inesperienza, porteranno in molti casi a conseguenze terribili, avvertite per lo più troppo tardi».










 

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