Prof suicida, la lettera d'addio e il giallo della pistola in casa

Prof suicida, la lettera d'addio e il giallo della pistola in casa
di Leandro Del Gaudio
Sabato 15 Giugno 2019, 23:00 - Ultimo agg. 16 Giugno, 12:28
4 Minuti di Lettura

Ha lasciato una lettera ai propri cari, un testo definito molto dignitoso, che non contiene accuse o polemiche ma che - per forza di cose - fa riferimento alla vicenda che lo ha travolto in questi giorni. Poi, ha impugnato la pistola, l’ha puntata al petto e si è ucciso, lì nel chiuso della cantina dell’appartamento di Quarto dove da mercoledì pomeriggio era agli arresti domiciliari, per una storia incresciosa, legata a rapporti intimi con due sue studentesse. Non ce l’ha fatta Vincenzo Auricchio, 53 anni, fino allo scorso aprile docente di matematica del liceo classico Vico, in via Salvator Rosa a Napoli. Si è ammazzato con un colpo di pistola, arma detenuta legalmente da un suo parente, misteriosamente finita in suo possesso.
 
Mercoledì mattina era finito agli arresti domiciliari, con l’accusa di aver vissuto un rapporto clandestino con due sue alunne, entrambe non ancora 16enni, secondo quanto emerso da accuse fondate su più livelli: le testimonianze delle due studentesse, che hanno parlato di rapporti consensuali, mai forzati o indotti; ma anche i contenuti di chat e mail ritenuti genuini da una perizia informatica. Vicenda che aveva colpito lo scorso aprile il docente, da sempre rispettato da colleghi e vertici dell’istituto, ma anche da tanti alunni ed ex discenti. Ma torniamo al dramma di ieri pomeriggio. Sono da poco passate le due, Vincenzo Auricchio non è solo. Sposato e padre di due figli, il docente sta vivendo il suo quarto giorno di detenzione in casa assieme ad alcuni parenti, quando lascia la propria abitazione per raggiungere la cantina. Prende l’arma e si ammazza. Immediato l’intervento dei carabinieri, ma anche del pm Gennaro Damiano, che si reca sul posto, sotto il coordinamento dell’aggiunto Nunzio Fragliasso, a sua volta a stretto contatto con il collega Raffaello Falcone, che guida le indagini sulla presunta tresca al Vico. 

Brutta scena lì in cantina, dove spicca quel manoscritto in cui il docente fa comunque riferimento a quanto gli è toccato vivere in questi mesi (oltre a dare disposizioni sulle sue ultime volontà alla moglie e ai due figli). Troppa pressione accumulata in questi mesi, a partire dai primi giorni di aprile, quando dentro e fuori le aule dello storico liceo napoletano scoppia l’inferno. Prima le urla di una studentessa, che si dice tradita dal prof, dopo aver letto le chat dal cellulare di una sua compagna di banco; poi accuse dirette, che lo pongono al centro di un dramma umano prima ancora di diventare un caso giudiziario. Tra accuse, ritrattazioni e conferme delle due alunne, tra verifiche su cellulari e mail, si consumano gli ultimi mesi di vita di Vincenzo Auricchio, che lascia la scuola dopo aver provato a negare le accuse, a ribadire la correttezza della propria condotta di docente. Indagato per aver vissuto rapporti intimi con due ragazzine non ancora sedicenni (la cui età rende nullo il consenso, ndr), Auricchio si ritrova al centro di una sorta di dibattito che si consuma proprio mentre la Procura di Napoli sta incartando i suoi arresti.

Sono tanti i colleghi che lo hanno difeso prima e dopo l’emissione della misura cautelare ai domiciliari, che hanno addirittura spedito una lettera in Procura per difendere l’integrità di Vincenzo Auricchio. Dall’altra parte, però, ci sono le testimonianze delle due alunne: la prima, quella di una studentessa che avrebbe vissuto un rapporto clandestino a partire dallo scorso settembre, che si sarebbe anche confidata con un’amica lontana da Napoli; la seconda, quella più recente, di una studentessa con cui ci sarebbe stato comunque un approccio non consentito dalla legge. Per almeno due mesi, il suo caso è stato discusso tra genitori e alunni, tra docenti e coordinatori dell’istituto, fino a quando è stato il gip Maria Laura Ciollaro a firmare il provvedimento cautelare. Ora c’è chi parla di «gogna mediatica», di «montagna di fango» che si è abbattuta su una persona onesta, un docente definito timido e comunque irreprensibile, travolto al punto tale da essere costretto a lasciare la scuola dove insegnava da anni.

Ieri pomeriggio, sono stati ascoltati moglie e parenti del prof suicida, si aspetta l’autopsia, anche se non ci sono dubbi sulla volontà suicida del docente.

Resta invece il mistero su un punto in particolare: chi ha dato una pistola carica a un uomo provato da mesi di tensione? Chi ha passato l’arma carica a un uomo ai domiciliari e al centro dell’attenzione cittadina?

© RIPRODUZIONE RISERVATA