Gli studenti (laici) di teologia scrivono a papa Francesco atteso a Napoli: «Una scuola di formazione politica»

Gli studenti (laici) di teologia scrivono a papa Francesco atteso a Napoli: «Una scuola di formazione politica»
di Donatella Trotta
Domenica 16 Giugno 2019, 08:39
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Napoli come avamposto del Mediterraneo e laboratorio per una nuova teologia: in dialogo con la vita, capace di partire dal basso - dalla condivisione dell’esistenza quotidiana delle persone – e, di fronte alle sfide di portata epocale che affliggono l’umanità, in grado di diventare «gioia della verità» (Veritatis Gaudium), costruzione di una società fraterna fondata sull’accoglienza, ponte tra sponde (culture, religioni) diverse in quella casa comune che è il pianeta. Non è un caso che sia la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (PFTIM), sezione San Luigi a Posillipo, ad accogliere, il 21 giugno, papa Francesco nella sua seconda visita alla città: per l’esclusiva (e straordinaria) partecipazione al convegno su «La teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo» (20 e 21 giugno).

Perché proprio la Costituzione apostolica “Veritatis Gaudium” del Santo Padre, diffusa il 28 gennaio 2018 con l’intento di «imprimere agli studi ecclesiastici quel rinnovamento sapiente e coraggioso che è richiesto dalla trasformazione missionaria di una Chiesa in uscita», e perciò di aggiornare e attualizzare gli studi ecclesiastici con una «coraggiosa rivoluzione culturale», basata su una «vera ermeneutica evangelica per capire meglio la vita, il mondo, gli uomini», ha interpellato in profondità docenti e studenti (laici e religiosi, uomini e donne di tutte le età) dello storico Collegio Massimo della Compagnia di Gesù in Napoli. Che hanno così organizzato la due giorni di studi - anticipata da una trentina di densi incontri preparatori, da gennaio fino al 6 giugno, nelle sedi gesuitiche dal centro storico fino ai Colli Aminei – per mettere a fuoco, da un lato, la complessità e le contraddizioni che segnano il contesto del Mare Nostrum (tra fenomeni migratori e interculturalità) e, dall’altro lato, per proporre le vie possibili per la soluzione di “tensioni antitetiche” e la realizzazione di un dialogo e di un incontro anche attraverso l’arte, la cultura, la filosofia, la teologia.

Lo spiega bene una lettera aperta a papa Francesco, scritta da tredici studenti laici (di cui dodici donne) della PFTIM, dal titolo «Prima che gridino le pietre»: sei dense cartelle, aperte dall’ammissione di essere stati stimolati in profondità dalla «dirompente coerenza tra parole e operato concreto di tutti i giorni» del Pontefice, ma anche «dalla lettura attenta dei suoi documenti, in particolare la Veritatis Gaudium e la Christus vivit», fino a sentirsi «fortemente interpellati, nella propria coscienza, a dover rispondere con impegno e competenza alle sue continue battaglie contro l’indifferenza, di cui sono ammalati in primis i cristiani, insieme a quella parte di Chiesa che non ha ancora accolto il forte vento che lo Spirito Snto ha soffiato nel Conciclio Vaticano II». Di qui la sfida dell’incontro, «più attuale che mai», all’interno della costellazione dei pluralismi religiosi e del multiculturalismo.

Non solo. La lettera prende posizione ferma anche sull’attuale «disumanità legalizzata» e sul ruolo dei cristiani «in un mondo globalizzato e foriero di un moderno e ostentato edonismo, che propone prima i soldi e poi le persone», rivendicando invece «prima le persone e poi i mezzi per concretizzare il benessere collettivo attraverso il soddisfacimento dei bisogni primari e per raggiungere la piena dignità»; sottolinea l’importanza del laicato, e della «causa santa della donna» nell’applicazione del messaggio evangelico; s’interroga sul senso dell’apostolato e dell’evangelizzazione anche attraverso lo studio della teologia in ambito accademico come «luogo di approfondimento, di discernimento interiore, ma anche di ricerca e progresso nelle varie discipline»; e, invitando in conclusione alla «bellezza generativa della vita ordinaria» stimolata da un Papa che «ha il coraggio di sognare, andando oltre il nichilismo fondamentalista e la muffa presente nella Chiesa», propone fra il resto di «creare una scuola di formazione politica riconosciuta dal mondo accademico internazionale, aperta ad eventuali collaborazioni con università estere e qualificate», nell’ottica di una «formazione a una Politica Internazionale Integrata».

Un messaggio forte, che testimonia la vitalità intellettuale di una “meglio gioventù” coinvolta anche nell’avventura editoriale della collana Sponde, edita per i Gesuiti da Il pozzo di Giacobbe e diretta da  Sergio Tanzarella, «per ripensare – proprio a partire dalla teologia, ma non solo – la categoria del Mediterraneo e le sue opportunità: da mare di morte, di respingimenti, annegamenti e porti chiusi a transito e traversata per nuovi approdi» attraverso libri-faro che «aiutano a tenere la rotta tra i gorghi dei nazionalismi, delle intolleranze religiosi, delle persecuzioni pretestuosamente giustificate», libri intesi anche come compagni di viaggio e mezzi per il passaggio delle frontiere, oltre che «contributo per trovare parole e pensieri adatti a neutralizzare i confini, ad abbattere i muri invisibili dell’indifferenza e dei nuovi razzismi, a rendere comprensibili le lingue altre e dominare le paure, ad avviare processi di liberazione e di incontro»: libri, insomma, «come ponti che portano scritta, in filigrana, la parola pace».

Ed è significativo che parta proprio da Napoli, in attesa di Papa Francesco, questo messaggio indirizzato a tutte le Facoltà teologiche del Paese, in continuità tra l’altro con la visita, nell’ottobre 2007, di Papa Benedetto XVI che auspicò la realizzazione d un Osservatorio interreligioso sulla scia di Assisi 1986, nella città-crocevia mittelmediterraneo che tanti migranti italiani ha visto partire in cerca di fortuna oltreoceano. Ed è perciò proprio qui che il Papa gesuita argentino, discendente di migranti italiani, tornerà per condividere riflessioni, testimonianze e proposte che il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, così sintetizza commentando le analisi profetiche di Dossetti e La Pira nella sua prefazione al libro di Fabrizio Mandreoli e Marco Giovannoni Spazio europeo e mediterraneo  (uno dei titoli della collana Sponde): «La lezione che ci viene da Dossetti e La Pira è che il Mediterraneo non è solo un groviglio di problemi dettati dalla inevitabile conflittualità delle differenze, ma una risorsa che risiede nella fecondità storica (e teologale insieme) del’incontro delle differenze. Non una fatalità, ma una scelta». La scelta di costruire pace organizzando speranza.

Se ne è parlato ieri alla presentazione dell’iniziativa (e delle modalità della visita papale, «di natura strettamente privata»), in un incontro moderato da Angelo Scelzo con la partecipazione tra gli altri del Cardinale Crescenzio Sepe, Gran Cancelliere della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, e del gesuita Padre Pino Di Luccio, Vice Preside della Facoltà e promotore del convegno, che ha definito l’occasione «un lavoro di rete, tra laici e gesuiti, sacerdoti ed esponenti di altre religioni, per la costruzione di una società fraterna, anche nella scia del documento sulla “Fratellanza Umana” firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio scorso dal Papa Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyb». Fulgido esempio di «teologia contestuale e di intelligente e creativa apertura mentale», ha aggiunto il cardinale Sepe, che «allarga la riflessione accademica ad orizzonti più ampi, e alle realtà concrete del mondo che viviamo, confermando con questa pagina nuova di storia che si sta scrivendo, e che viene da lontano, l’attitudine di Napoli ad essere città aperta e accogliente».
 
 
 
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