Migranti, no all'uso di navi della Marina per bloccare i porti

Migranti, no all'uso di navi della Marina per bloccare i porti
Migranti, no all'uso di navi della Marina per bloccare i porti
di Alberto Gentili
Giovedì 11 Luglio 2019, 00:50 - Ultimo agg. 15:15
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Matteo Salvini rinuncia alle navi della Marina per difendere i porti dalle Ong. Nel vertice convocato da Giuseppe Conte per provare a mettere fine alla zuffa tra il ministro dell’Interno e la responsabile della Difesa Elisabetta Trenta, non c’è stata traccia della richiesta avanzata lunedì dal leader leghista a conclusione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza. «E dunque non ci sono stati bisticci, è andato tutto liscio. Ci siamo però detti di evitare discussioni pubbliche e di non mostrare divergenze su un tema così delicato», ha raccontato uno dei partecipanti. Per dirla con il premier: «Evitiamo disguidi e coordiniamoci di più»

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In sessanta minuti, tanto è durato l’atteso summit sui migranti aperto anche ai ministri degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e delle infrastrutture Danilo Toninelli (assente Giovanni Tria, Economia), Salvini ha illustrato i «numeri in calo» dei migranti: «Siamo passati dai 17 mila dello scorso anno a 3 mila di adesso». E, su richiesta di Conte che gli ha chiesto informazioni sugli “sbarchi fantasma” che avvengono con piccole imbarcazioni, il responsabile degli Interni ha spiegato: «Non esistono sbarchi fantasma, sono tutti censiti e sono anch’essi in netto calo rispetto al passato. Inoltre, se la Tunisia farà la sua parte, il problema sarà sostanzialmente risolto».

Proprio per spingere Tunisi «a fare il suo», Conte si è impegnato ha intavolare una trattativa con il governo magrebino «per ottenere un maggiore controllo delle loro coste» e «garantire, come da accordi, i rimpatri». «La nostra strategia contro i traffici illeciti di migranti funziona», ha aggiunto il premier, «bisogna però evitare divisioni. E occorrerà portare a tutti i tavoli europei la questione della solidarietà e della redistribuzione degli immigrati. Lo farò io al primo Consiglio Ue utile». E lo faranno Moavero (lunedì a Bruxelles quando i ministri degli Esteri dell’Unione affronteranno su richiesta italiana e maltese la questione di un «meccanismo strutturato e non caso per caso» per i ricollocamenti) e a metà della prossima settimana Salvini a Helsinki al summit dei ministri dell’Interno: «Tutti devono fare di più».

IL DOSSIER DELLA DIFESA
Proprio Salvini, come si diceva, ha evitato di tornare all’offensiva contro la Trenta. Anche perché, per evitare la replica della zuffa di lunedì, il ministro della Difesa si è presentata al vertice dopo aver chiarito informalmente che «non spetta alla Marina difendere i porti italiani». «I poteri di polizia marittima», aveva spiegato ufficiosamente la Trenta, «a meno che non si cambi la legge» sono affidati alla Guardia di Finanza e alla Guardia costiera. Dunque, nel caso, sarebbe toccato a Tria e a Toninelli rispondere alle richieste del capo del Viminale. Per poter utilizzare le navi della Marina, secondo la Trenta, «è necessario cambiare la legge del mare» e una volta cambiata, sarebbe indispensabile varare una nuova missione navale da inserire nel decreto-missioni che poi dovrebbe essere approvato dal Parlamento. Insomma, per la Trenta la richiesta di Salvini era una gaffe.

«Il leghista confonde i corpi militari, aveva perfino chiesto navi all’Esercito che non ne ha...», avevano fatto filtrare dal suo entourage. Detto questo, «la Difesa è disposta, come previsto, a incrementare alcuni dispositivi già attivi come Mare Sicuro, passando da 4 a 6 navi». E resta «a disposizione per ogni ulteriore contributo nel rispetto delle legge». 

Così, uscendo da palazzo Chigi, la Trenta ha rivendicato la retromarcia di Salvini: «Non mi ha chiesto navi, tanto più che se fossero schierate a difesa dei porti creerebbero problemi. Se quella di Salvini era una provocazione? A volte le parole vengono fraintese...». Non sono mancate altre due stoccate al leader leghista. La prima: «A chi risponde la Marina? Al ministro competente». Cioè a lei, non a Salvini. La seconda: «Dovremmo evitare di fare dei migranti un tema politico e dovremmo andare tutti nella stessa direzione».

LA NUOVA STOCCATA
Salvini, impegnato con l’affaire dell’oro di Mosca, l’ha presa sportivamente: «Il vertice è andato bene. Ho portato al tavolo un numero di morti e di dispersi» nel Mediterraneo «più che dimezzato rispetto all’anno scorso». Poi, stemperando la retromarcia sulle navi della Marina, il ministro dell’Interno ha punzecchiato la Trenta: «Abbiamo messo sul tavolo altre iniziative come i controlli della Marina preventivi sulle navi di presunto soccorso, per verificare se abbiano tutti i requisiti. A me basta che le Forze Armate difendano i confini via terra, via mare, via aerea: Esercito, Marina, Guardia di Finanza, Guardia costiera. Se ciascuno fa il suo in Italia entra chi ha il permesso di entrare».
Insomma, vertice tranquillo.
E dopo vertice litigioso.

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