Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
di

Le malattie dei grandi
e il coraggio di tutti

Sinisa Mihajlovic alla fine della conferenza stampa in cui ha annunciato di avere la leucemia
Sinisa Mihajlovic alla fine della conferenza stampa in cui ha annunciato di avere la leucemia
di Aldo Balestra
Domenica 14 Luglio 2019, 00:45 - Ultimo agg. 02:39
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Mihajlovic: «Ho la leucemia, ma la sconfiggerò» (AdnKronos, 13 luglio 2019, ore 16.42)
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C'è qualcosa che rende molto più vicini a noi i personaggi pubblici e famosi, quelli che siamo abituati a vedere sui palcoscenici del mondo, che idealizziamo, esaltiamo o vituperiamo. O, meglio, quel qualcosa avvicina alle masse coloro che vivono sempre una spanna più in alto. Quel qualcosa è la fragilità dell'essere umano, macchina perfetta che, se s'inceppa, s'inceppa per tutti. Grandi e piccoli, ricchi e poveri, credenti e non.

Ciascuno è alle prese con vicende di salute, sulla propria pelle, quella dei parenti più cari, delle persone amiche o conosciute. Solo che quando si ammala un personaggio pubblico finiamo, chissà perché, per indagare se proprio da loro, che fino ad un attimo prima siamo stati abituati a vedere vincenti e "potenti", possiamo mutuare qualche messaggio positivo. Noi diamo coraggio a chi è ammalato, ma abbiamo paura per noi stessi. Qualche esempio, vicino o lontano, di coraggio, è quel che serve per ripartire ma anche per convincersi che non esiste uno "più" di te. Sulla faccia della terra, in fatto di salute, in partenza siamo uguali: bianchi o neri, ricchi o poveri, certo contano le latitudini e i momenti del mondo per decidere chi sopravvive e chi no, chi vive meglio e chi peggio. Ma gli invincibili in assoluto, no. Non esistono.

Dall'allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic che racconta di aver scoperto di avere la leucemia, ma di volerla battere, perché lui la malattia la rispetta ma non vuole farsi sopraffare, alla cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha in mano i destini di un Paese (e non solo), che trema in pubblico e lei solo sa perchè ma che ostinatamente non arretra nella responsabilità, si possono trarre benefiche indicazioni di coraggio. Riconoscendo e apprezzando quello, silenzioso e magari più illuminante, di tanti signor "nessuno", che in un letto d'ospedale o nel chiuso di una casa, combattono la quotidiana lotta per la vita. Ecco, se ci fermassimo, ogni tanto, a pensarci su, non sarebbe male. E vivremmo assai meglio anche le nostre esistenze, i piccoli impicci di ogni giorno che paiono montagne e che, in fondo, sono ben poca cosa. Non sapendo se, e quale, sarà per ciascuno la prova, il destino.
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«L'infermità è quasi come citazione e perentorio che Dio manda perché torniamo alla ragione con lui» (Cavalca)


 
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