Cimon e la lite con gli astronauti sulla stazione spaziale internazionale: «Quando il robot si ribella, inizia ad assomigliarci» Video

Alexander Gerst e il robot Cimon
Alexander Gerst e il robot Cimon
di Paolo Ricci Bitti
Lunedì 29 Luglio 2019, 00:46 - Ultimo agg. 12 Ottobre, 15:59
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Anilkumar Dave è un informatico di Treviso di origini indiane con laurea all’Università di Torino e specializzazione negli Stati Uniti. Da tre anni è il responsabile dell’unità “Innovazione e Trasferimento delle Tecnologie” all’Agenzia Spaziale Italiana dove si occupa di start-up e di iniziative per lo sviluppo della Space Economy. Ha 50 anni, è sposato e ha due figli. Fa anche parte del comitato di sorveglianza del piano Space Economy al ministero dello Sviluppo economico.

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Paolo Ricci Bitti


All’inizio fanno tutti così: buoni e cari, disponibili e preparati, voce amica e calorosa. Poi però questi intelligentoni dei super robot al servizio degli astronauti, dal precursore Hall 9000 di “2001 Odissea nello spazio” all’ultimo arrivato Cimon, adesso con Luca Parmitano sull’Iss, ci mettono un niente a impadronirsi della scena e - magari qualcuno teme - dell’astronave.
«Ma no, ma no, nel campo dell’intelligenza artificiale o, meglio, del deep learning (apprendimento profondo), siamo ancora molto lontani, lontanissimi - dice il cibernetico Anilkumar Dave, dell’Asi - dal rischio del predominio robotico, quello che lo scrittore Asimov puntava a scongiurare con le tre leggi che proibiscono alle macchine di essere dannose per il suo creatore, l’uomo».


Anilkumar Dave 

Va bene, ma adesso in orbita con Parmitano c’è Cimon che ha fatto passare un lungo brivido al collega tedesco Alexander Gerst.
«È andata così ed è molto interessante: questo robot, Crew Interactive Mobile Companion, per gli amici Cimon, ideato dall’Agenzia spaziale tedesca e dall’Ibm, è in grado di riconoscere molte delle espressioni del volto umano e anche di distinguere l’intonazione della voce. E ha uno schermo che sintetizza i movimenti del viso. Pesa 5 chili, ha la sforma sferica ed è in grado di muoversi autonomamente fluttuando nell'Iss come gli astronauti. Serve in particolare per assistere l'equipaggio durante le tante operazioni di routine elencando loro, ad esempio, tutti i passaggi da seguire per un test o per una manutenzione. In una missione di lunga durata sulla Luna o su Marte sarà indispensabile contare su questo tipo di aiuto».

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Però intanto, a differenza di Alexa o di Siri, Cimon ti segue fluttuando nella stazione spaziale e in un’occasione si è ribellato all’uomo, l’ha quasi minacciato?
«Ci stavo arrivando: durante uno dei primi lavori in tandem, l’astronauta Gerst ha chiesto a Cimon, che rivendica con orgoglio di essere nato sulle belle rive del lago di Costanza, di “mettere su” la loro canzone preferita e il robot ha lanciato Man Machine dei Kraftwerk».

Coerente, ma che fantasia.
«Già, poi però Gerst, dopo 46 secondi, gli ha chiesto di “spegnere” quella canzone con un tono di voce che difficilmente può essere definito autoritario, anzi. Ma Cimon prima gli ha domandato se non amasse la sua compagnia e quella stessa canzone, poi gli detto di essere gentile (Be a nice person) e infine ha proprio esclamato “non essere cattivo”».


Luca Parmitano

Altrimenti?
«Beh, Gerst ha fatto di tutto per non mostrarsi sorpreso, ma intanto ha spento Cimon».

Che carattere quel robottino: e chissà quando gli saranno affidati compiti ancora più determinanti?
«In realtà questo episodio, che ci fa sorridere, conferma i progressi della ricerca sulla via dell’integrazione fra uomo e macchine così necessaria, diciamo pure indispensabile, per l’esplorazione dello spazio a sua volta imprescindibile per rispondere alla sete di conoscenza dell’uomo. Ovvero è un altro passo avanti nel continuo rapporto di interscambio fra l’innovazione legata allo spazio e le esigenze di migliorare la nostra vita di tutti i giorni sulla Terra».





Lei per conto dell’Asi segue appunto il rapporto tra ciò che è spaziale e ciò che è terrestre.
«Nella nostra unità “Innovazione e trasferimento delle tecnologie” puntiamo ad avvicinare il mondo dello spazio a quello del non spazio, quello terrestre: potremmo usare l’idea di Stargate, un cancello da cui passa traffico in entrambe le direzioni, un traffico impetuoso perché la new space economy, sempre più partecipata anche da privati, cresce in un continuo rincorrersi con i progressi della tecnologia e della scienza, ai quali l’Italia fornisce un grande contributo».

Un esempio?
«Prendiamo il gps che, grazie anche a reti di satelliti, permette di orientarci: all’Asi vogliamo sostenere la ricerca che lo renderà sempre più preciso, magari dagli attuali tre metri a uno solo, e le start up che ne amplieranno le applicazioni. Più è preciso il gps più ne aumentano gli usi: pensiamo solo alla guida automatica di veicoli inoltre sempre più dotati di intelligenza artificiale come Cimon».

Un altro?
«Il mondo dell’assistenza sanitaria. I Parmitano e le Cristoforetti del futuro in viaggio verso Marte dovranno arrangiarsi: in caso di emergenza non si potrà mandare lassù un’ambulanza. Dovranno allora affidarsi anche alla “sapienza” e alle capacità diagnostiche di robot. Così se ora Alexa ci dice che tempo farà, fra non molti anni, grazie alle tecnologie messe a punto per gli astronauti impegnati in lunghe esplorazioni, potrà monitorare i parametri vitali e lo stato di salute degli anziani o dei malati che vivono soli o in località difficili da raggiungere. Insomma, più aumenta la capacità di calcolo e la disponibilità di informazioni, facilmente reperibili in cloud, più possiamo continuare a tentare di avvicinarci al meraviglioso funzionamento del nostro cervello, delle sue sinapsi».

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L’uomo sempre più abile della macchina?
«Per forza, la macchina è imbattibile, ad esempio, per operazioni di routine, stressanti, per la potenza di calcolo, per aiutarci a prendere decisioni, ma poi anche il comandante Kirk di Star Trek sfoderava l’intelligenza non artificiale e diceva: “La macchina mi dice questo, ma io credo sia meglio fare quest’altro”».

È più forte la pressione dello spazio che richiede innovazione tecnologica o quella del mercato che vorrebbe fossimo sempre più dipendenti dalle macchine che vende?
«Viaggiano in parallelo, ma a volte intrecciandosi: è un tema affascinante perché molti degli innovatori tecnologici in realtà lo sono stati non ideando nuovi strumenti, ma creando in realtà un nuovo mercato. Fino a un certo giorno non sapevamo di avere bisogno di un telefonino così evoluto che era diventato un altro tipo di apparecchio in cui le conversazioni erano una minima parte delle funzioni. Lo spazio, come abbiamo imparato con la corsa alla Luna, è un formidabile ispiratore di innovazione con fenomenali ricadute in ogni campo delle nostre attività terrestri, ma poi c’è anche la fantasia dell’uomo che non si accontenta mai di rispondere banalmente a una necesssità».

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