Sesso, droga e rock: storia
delle groupie, le «aiutaband»

Gipsy Ninja con i Rolling Stones
Gipsy Ninja con i Rolling Stones
di Federico Vacalebre
Martedì 30 Luglio 2019, 00:01
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Rileggere la storia delle groupie in tempi di #Metoo cambierebbe l'intera mitologia del rock. Aggiornare la storia delle groupie al tempo del rap sarebbe esercizio sociologicamente più rilevante, capace di dirci che cosa rimane delle «ragazze a perdere» che per collezionare rockstar passarono dai letti di facchini, elettricisti, pressagent, manager... Barbara Tomasino, però, nel suo «Groupie» (Odoya, pagine 316, euro 22) rinuncia quasi del tutto sia al primo che al secondo approfondimento, riproponendo i contenuti della prima edizione (2003) del suo libro, una dolorosa discesa negli inferi della profana trinità sesso, droga e rock and roll.

Partendo dai testi sacri sull'argomento - «Sto con la band» di Pamela des Barres, «Groupie» di Jenny Fabian, innanzitutto, scritti inevitabilmente in prima persona, come d'altra parte «Dirt. Confessioni della band più oltraggiosa del rock», che raccontava la faccenda vista dall'altra parte del materasso, ovvero quella degli assatanati Motley Crue - la Tomasino racconta un epifenomeno, che molto può dire però della storia del rock, delle culture giovanili del Novecento, di come il mondo è cambiato.

In primis, che cosa è (o era?) una groupie? Nel suo film generazionale «Almost famous», Cameron Crowe, uno che il rock lo ha vissuto prima di raccontarlo e portarlo sullo schermo, fa rispondere al personaggio di Penny Lane: «Noi siamo qui per la musica. Noi siamo le “aiuta-complessi”. Noi ispiriamo la musica». Trattasi, insomma, di giovani, in alcuni casi giovanissime - molte, leggiamo, hanno iniziato la loro «carriera» da minorenni, magari appena quattordicenni, oggi sarebbe uno scandalo, negli anni '60/70 sono finite in libri, canzoni, film, tesi di laurea - che vissero la rivoluzione sessuale raccogliendo le rockstar come figurine: ce l'ho, ce l'ho, non ce l'ho... Appena un cantante, un chitarrista - allora i chitarristi erano gli unici a poter contendere il podio ai vocalist - o anche un batterista di una band importante, o che sarebbe potuta diventare importante, o che almeno avrebbe potuto fare da supporter a una band importante annunciava l'arrivo nella loro città - America e Inghilterra soprattutto, nessuno ha raccontato le groupie italiane, che alla musica mischiavano anche la miltanza politica - si preparavano alla conquista: facevano di tutto, ma letteralmente di tutto, per procurarsi un pass backstage, un invito ad un party after show, una «recensione» positiva sulla propria ars amandi con cui presentarsi al «bencapitato». Lo stress del tour veniva «alleviato» dalla disponibilità estrema delle groupie, che si concedevano diventando di volta in volta sex toys per orge e baccanali, vittime sacrificali ma anche fidanzate del momento, spesso senza che le mogli/compagne dei musicisti in questione avessero niente da dire. A volte per arrivare nel talamo, ma anche più squallidamente nel camerino, di un divo del rock dovevano lavorarsi qualche addetto ai lavori: umiliante? Di sicuro, eppure per loro, e per la cultura del periodo, non lo fu, o almeno non era soltanto questo. Le «aiuta-band» vissero una sfrenata libertà dei costumi sentendosi in qualche modo coinvolte in una stagione di straordinaria creatività. Qualcuna divenne famosa come cantante - Marianne Faithfull e Siouxsie - ad esempio, altre ci rimisero drammaticamente la vita - Nancy Spungen - ma la gran parte di loro è invecchiata tra gloriosi ricordi pornoromantici e difficoltà di re/inserimento.

Una groupie era Adelaide Gail Sloatman, divenuta moglie di Frank Zappa, uno così convinto dell'importanza del movimento da ispirare una band, Le Gtos, Girls Together Outrageoulsy - Ragazze Insieme Oltraggiosamente - che probabilmente fu la prima formazione al femminile della storia. A lui sembrava una scelta femminista, alle femministe oggi non sembra. La Tomasini racconta un ambiente maschilista, tossico, degradato e violento, ma non vuole fare di tutta un'erba un fascio, comprende la portata artistica di quei giorni. Perché Pamela, Jenny, Gail, Bebe Buell, Lori Maddox, Sable Starr,Chris O'Dell, Sweet Connie e le altre, oltre che a letto, Zappa, Jimmy Page, Robert Plant, Mick Jagger, Pete Townshend, Iggy Pop, George Harrison, Rod Stewart, Steven Tyler... se li portavano nel cuore e li portavano oltre quelle porte della percezione che tutti cercavano, in un modo o nell'altro, di attraversare. Qualcuna quella porta la oltrepassò in prima persona, mostrando il(re)  rock nudo:  Cynthia Albritton divenne famosa come Cynthia Plaster Caster per la sua collezione di calchi degli organi genitali di rocker da lei realizzati (Jimi Hendrix quello di cui andava più orgogliosa).
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