Napoli, il complesso dei Girolamini in restauro: «Ma ci servono più soldi»

Napoli, il complesso dei Girolamini in restauro: «Ma ci servono più soldi»
di Alessandra Farro
Sabato 3 Agosto 2019, 08:44
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Trenta gli affreschi da restaurare, tra cui «Sant'Alessio moribondo» di Pietro da Cortona e «L'incontro di Gesù e San Giovanni Battista» di Guido Reni. E, poi, la navata sinistra e le relative cappelle, le due cappelle del transetto e le altre due laterali dell'abside e la controfacciata di Luca Giordano. Questi gli interventi previsti per la riapertura al pubblico della chiesa dei Girolamini, grazie ai fondi Pon, che andranno a ultimare il lavoro già cominciato sulle facciate d'ingresso in via Duomo e piazza Girolamini e sul chiostro dal progetto Unesco per la valorizzazione del centro storico partenopeo.

 

L'edificio, conosciuto anche come chiesa di San Filippo Neri, è l'unico, a Napoli, ad avere l'ingresso esterno interamente realizzato in marmo e si compone, oltre che della chiesa, anche di una quadreria, primo esempio di pinacoteca aperta al pubblico nella storia italiana, anch'essa toccata da lavori di ristrutturazione, di una straordinaria biblioteca pubblica che conserva circa centosessantamila volumi la più antica di Napoli e seconda in Italia, nonostante i famigerati furti degli anni scorsi anch'essa in ristrutturazione, di due chiostri monumentali e dell'oratorio dell'Assunta. La chiesa testimonia il legame fra la città e gli artisti tosco-romani ed emiliani: il progetto architettonico è del fiorentino Giovanni Antonio Dosi, la facciata è stata ideata dal napoletano Ferdinando Fuga.
«La struttura è stata dichiarata monumento nazionale, questo significa saper attribuire il giusto valore a un'opera storicamente e architettonicamente importantissima ed è esattamente quello che intendiamo fare noi, con i fondi necessari», spiega il soprintendente Luciano Garella.
Circa 13 milioni sono stati stanziati per la ristrutturazione del complesso, di cui 4 milioni e mezzo per la chiesa e 7 per la biblioteca, ma non sono abbastanza, come precisa Garella, anche dall'alto della sua esperienza di architetto: «Serve almeno il doppio della cifra destinata ai Girolamini, servono almeno altri 7 milioni per la biblioteca e altri 4 per la chiesa. Ho già inoltrato la richiesta al segretario generale del Mibac, siamo in attesa di risposta. Il lavoro nel complesso è delicato, soltanto per la progettazione del cantiere in biblioteca sono all'opera più di dieci professori universitari».
In attesa di sapere se arriveranno altri finanziamenti, sembra certa, dall'altra parte, la riapertura del complesso. I tempi previsti: circa 210 giorni per la chiesa e 600 per la biblioteca. Per i lavori di restauro vengono utilizzate strumentazioni innovative, come il microscopio digitale, che permette di osservare al millimetro l'opera, riuscendo a individuare eventuali parassiti senza dover recuperare un campione di tela. Inoltre, è prevista l'installazione di un laboratorio di restauro delle superfici decorate e delle opere d'arte presenti, aperto al pubblico una volta al mese a partire dal prossimo settembre, in modo che «i cittadini possano visitare lo spazio durante la ristrutturazione, così da poter verificare personalmente come stiamo utilizzando i fondi che ci sono stati concessi», dichiara il soprintendente.
«Se dovessi stilare una classifica delle opere più importanti della chiesa, in ordine di bellezza secondo un canone personale, metterei al primo posto la meraviglia barocca: il gioco di luci e colori all'interno degli spazi è spettacolare; al secondo posto gli «Angeli reggi fiaccola» in marmo di Carrara, ai lati della balaustra absidale, di Giuseppe Sanmartino, la sua opera più importante dopo il «Cristo Velato» della Cappella Sansevero; poi l'affresco della controfacciata «La cacciata dei mercanti dal tempio» di Luca Giordano: il verde utilizzato dal pittore nell'opera è lo stesso che abbiamo deciso di usare per i pannelli che recintano l'aria in cui operano i restauratori», spiega Maria Frattolillo, direttrice dei lavori.
Intanto, sulla nomina di Federica Galloni al posto di Gino Famiglietti sulla poltrona di direttore generale di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del ministero dei Beni Culturali dell'altro ieri Garella si dice contento: «Ho lavorato personalmente con la Galloni, che è un architetto, a differenza di Famiglietti, laureato in giurisprudenza. È chiaro che le decisioni che verranno attuate a favore dei Girolamini saranno ben diverse da quelle che avrebbe preso Famiglietti».
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